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Didattica temporali

Conoscere i temporali - Capitolo 1: prefazione e prime valutazioni

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temporale_testataIn questa prima nuova serie di capitoli didattici vi illustrerò come acquisire una rapida e sufficiente capacità di valutazione su alcuni aspetti che caratterizzano il verificarsi di temporali ed in che modo, se necessario, adottare talune misure preventive a nostra disposizione, al fine di ottenere un unico necessario risultato finale: la sicurezza.

Come sapete esistono numerose tipologie di temporale (se non lo sapete tornerà utile leggere gli articoli didattici sulle tipologie di temporale, non potrà che giovarvi, ed anzi, risulterà necessario per una più fluente comprensione nel prosieguo del testo) e, tra di essi, numerose scale d’intensità.

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Per cui, dati alla mano, non tutti i temporali potrebbero potenzialmente rivelarsi dannosi. Tuttavia occorre considerarli come tali.

Utilizzerò spesso il termine “potenziale” volendo sottolineare che questi fenomeni atmosferici (o stati nefologici significativi, come dir si voglia) sono caratterizzati da fattori d’imprevedibilità che ne determinano una valutazione costantemente e prudentemente pessimistica.

In questi casi, infatti, l’ottimismo serve a poco ed in relazione al fattore d’imprevedibilità occorrerà ritenere qualsiasi temporale come potenzialmente pericoloso.

Chiarisco dunque un importante e fondamentale concetto: soltanto alla fine saremo capaci di valutare se i danni provocati dal temporale potranno essere valutati come significativi oppure irrilevanti. Prevederlo con assoluta certezza è impossibile, o se vogliamo essere eticamente spiritosi ma propositivi, “piuttosto improbabile.

Premetto che l’origine dei danni a persone, cose, animali, ecc.. non è il temporale in sé ma ciò che produce a contatto con il “recettore” di questi (pensate ad un temporale in mare aperto senza la presenza d’imbarcazioni e senza danni collaterali sulla costa: è l’unico caso nel quale poter affermare con estrema sicurezza che un temporale non potrà causare alcun danno).

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Tra il temporale ed il recettore esiste una relazione di causa/danno che è la “tipologia d’azione”.

In altre parole vuol dire che in base alla tipologia ed intensità si produce una determinata azione diversa a seconda della tipologia di territorio colpita dal temporale.

Queste tipologie d’azione, perché influenzate sia dalla tipologia del territorio e dal grado d’intensità del temporale, sono praticamente infinite nel dettaglio, per cui menzionerò alcuni casi generali e da essi, con il vostro intuito e/o la vostra capacità esperienziale e conoscitiva, potrete estrapolarne le variazioni o distorsioni del caso.

Distinguiamo perciò solo alcuni tipi di azione di un temporale sul territorio in base all’orografia/idrografia:

-   zone montuose (esistono numerose sottotipologie ma prenderemo come modello la “mezzacosta”);

-   ampie zone pianeggianti prive di bacino idrografico;

-   ampie zone pianeggianti dotate di bacino idrografico;

-   strette vallate prive di bacino idrografico;

-   strette vallate dotate di bacino idrografico;

-   zone costiere;

-   aree geografiche lagunari/lacustri o in presenza di laghi;

-   altopiani;

Comprendete bene quanto siano vaste e diversificate le casistiche e le dinamiche d’azione di un certo tipo di temporale su una certa tipologia di territorio. Le illustrerò nel secondo capitolo di questo nuovo e lungo percorso didattico.

Ora procediamo per passi. Costruiremo insieme alcuni casi e ne faremo un reportage ideale ed ipotetico, un film documentario nel quale immaginare e visionare ciò che leggerete nel testo per trarne i migliori consigli e più produttivi vantaggi.

Prima di tutto occorre capire con “cosa” abbiamo a che fare. Dobbiamo cercare di interpretare vari elementi, segnali, metterli insieme e tirare le somme, un po’ come accade in un procedimento d’indagine.

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La prima cosa che notiamo di un temporale sono le scariche elettriche. Esse, come sappiamo, si originano per la differenza di potenziale tra masse d’aria (fulmini CC, tra nube e nube a causa di elevato windshear alle varie quote) oppure tra queste e la superficie terrestre. Ciò accade quando le correnti d’aria verticali verso l’alto e verso il basso (moti convettivi tra updrafts e downdrafts) sono talmente intense da generare un notevole campo elettrostatico. Più o meno come accade strofinando un oggetto di materiale opportuno su una stoffa sintetica.

Per cui possiamo già enunciare un metodo di valutazione iniziale del temporale: se l’attività elettrica è costante ed incessante ed i fulmini sono del tipo CS (Cloud-Surface alias nube - suolo) allora siamo in presenza di cumulonembo (o cumulonembi) molto attivo e lo spessore (altezza) della nube è elevatissimo e potenzialmente capace di generare anche grandine.

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Questo elemento è facilmente riconoscibile anche di notte trattandosi di un fenomeno di tipo luminoso.

Ed è proprio la mancanza di luce solare che fa scomparire tutte le possibilità di osservazione, per cui le altre caratteristiche visibili di giorno saranno probabilmente visibili di notte soltanto durante il flash delle scariche elettriche. Di giorno saremo dunque molto più avvantaggiati.

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Lo stadio evolutivo di un temporale ed il suo “core” sono generalmente individuabili nella sua tipologia precipitativa e ventosa. Prendiamo in esame l’area sottovento di un temporale a singola cella e cioè il cumulonembo si dirige verso di noi.

Durante lo stadio di evoluzione (o quando siamo nella zona marginale ed il nembo è maturo) potranno notarsi sia grosse gocce d’acqua (o grandine) sia sostenute raffiche di vento per opera del gust front (o del dowdraft che origina un downburst) più o meno intenso. Nei casi più complessi è proprio in questi casi che può originarsi ed agire il temibile tornado.

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Durante lo stadio di maturità (o quando siamo sotto il core del temporale) le gocce d’acqua (o grandine) diventano più fitte e piccole perché ci troviamo proprio nella zona dove l’updraft spinge il collasso igrometrico della nube verso aree più esterne. A questo punto noteremo che l’attività elettrica sarà ancora più intensa di quella della parte marginale del temporale o della sua fase di sviluppo. Quando ciò accade durante le ore diurne la luce si affievolisce notevolmente perché lo spessore della nube raggiunge il suo apice su di noi al suo passaggio e la sua base assume una colorazione piuttosto scura.

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Ma questo non accade sempre. Se la potenza dinamica del temporale è tale da generare grandine sotto il suo core noteremo una base meno scura a causa dei riflessi di riverbero dei chicchi di ghiaccio. Il colore più o meno scuro (o chiaro) dipenderà dalla quantità di grandine prodotta dal cumulo.

Ancor prima di trovarsi al di sotto della parte marginale in arrivo, verso di noi, di un temporale grandinigeno (o grandigeno), di giorno, possiamo comunque individuare quattro potenziali segnali premonitori ed evitare, ad esempio se siamo in macchina o ad un pick nic, di doversi essere sentiti impreparati all'evento:

a causa di un gioco rifrattivo-liminoso la base delle nubi appaiono di colore verdastro: è il riflesso della superficie terrestre (in Italia quasi spesso verde) sui chicchi di grandine in sospensione nella nube e che non hanno ancora raggiunto il peso di collasso in contrasto con le correnti ascensionali;

dalla base della nube cominciano a distaccarsi alcune bande biancastre che, a seconda del nostro punto di osservazione, raggiungono più o meno presto il suolo;

nel momento in cui osservate un cumulonembo temporalesco il vento (caldo), al suolo, proviene dai quadranti meridionali mentre il vento meteorologico (quello in quota, freddo) proviene dai quadranti settentrionali: in genere questa situazione favorisce la rapida ascesa dell’updraft verso gli strati limite della troposfera e perciò il prodursi di sospensioni sferiche di ghiaccio all’interno della nube;

osservate la sommità del cumulo, se notate mammatus (vedi foto) allora l'originarsi di grandine o rilevanti quantità di pioggia sono molto probabili.

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Inutile inventarsi altro. Sono questi (al di là di dati scientifici attingibili mediante apposite strumentazioni) i metodi speditivi più corretti per meditare sull’assistenza o meno di uno spettacolo temporalesco grandigeno o molto intenso dalle vostre parti.

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Al di là della natura grandinigena di un temporale o meno vi ricordo che un temporale è pur sempre un fenomeno meteorologico intenso ed imprevedibile e che quindi non va mai sottovaluatato. Ed anzi, sovrastimarne le conseguenze è un atteggiamento tanto saggio quanto prudente e, tecnicamente, corretto. Ancor più della grandine (carrozzieri assetati di denaro a parte) è l’acqua la componente più significativa e pericolosa che caratterizza tutte le espressioni meteorologiche di tipo temporalesco in relazione alle varie tipologie di territorio sia in termini orografici/idrografici che geologici.

Per cui possiamo già citare una prima generica regola di sicurezza. Se non siete in casa ed avete la possibilità di spostarvi, sulla base di quanto letto, quando riterrete di dover evitare potenziali seri problemi, fatelo!

Più avanti parleremo anche della prevenzione e sicurezza in termini di protezione (sia attiva che passiva) dalle conseguenze derivanti dalle scariche elettriche di un temporale.

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Per adesso varrà la pena sapere che se siete in macchina e siete vittime di una “tempesta elettrica” dovrete invitare (ma meglio ordinare) agli occupanti di sedere in macchina senza toccare i finestrini e la carrozzeria e voi, alla guida, dovrete guidare tenendo entrambe le mani sul volante e i piedi nella zona dei pedali avendo cura, prima di salire in macchina, di staccare eventuali antenne radio o CB sporgenti.

Se tale atteggiamento dovesse sembrarvi eccessivo sappiate che i fulmini sono la seconda causa di morte per eventi atmosferici dopo le piene improvvise e le alluvioni. Ogni anno muoiono all'incirca mille persone colpite da un fulmine e sono più di 16 milioni le folgori che cadono sulla Terra nello stesso lasso di tempo!

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A voi la scelta di valutare quale delle due esatte informazioni possa considerarsi davvero un eccesso.

Roberto Viccione {jacomment on}

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