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Didattica temporali

Conoscere i temporali – Capitolo 2. L’impatto sull’ambiente: temporali in aree montuose.

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testaUn intenso temporale, come già noto da alcuni tristi avvenimenti di cronaca, non devasta solo il territorio ma colpisce anche la società e quindi la sensibilità dell’opinione pubblica, sempre più cosciente della potenziale pericolosità di simili eventi. I “recettori” ambientali sono numerosi per ciascuna tipologia di riferimento, sia geografico che sociale. Su di essi, infatti, si verificano le conseguenze degli effetti originati da un temporale, influenzando sia il territorio che la vita delle persone.

Come già menzionato nello scorso capitolo valuterò alcuni aspetti geografici, analizzando per ognuno di essi le potenziali conseguenze sia sul territorio che, di riflesso, sulla società.

Lo scopo dell’argomento è quello di avvicinare il pubblico di Climateobserver alla conoscenza dei possibili rischi e pericoli derivanti dall’azione di fenomeni temporaleschi intensi e cioè potenzialmente capaci di generare sconvolgimenti rilevanti ed ai quali far fronte con la prevenzione e l’adozione di misure protettive all'uopo. Esse costituiscono le uniche armi a disposizione per centrare l’obiettivo finale: la sicurezza.

PREVENZIONE E PROTEZIONE IN AREE MONTUOSE (esistono numerose sottotipologie ma prenderemo come modello in esame la “mezzacosta” o zone apicali prive di neve e ghiaccio):

    In montagna i temporali sono di solito di tipo orografico e cioè si generano quando masse d’aria nei bassi strati (strato termico al suolo), spinte dal vento a terra, sono costrette a sollevarsi per la presenza di un gruppo montuoso (effetto Stau). Se l’instabilità è marcata, l’umidità della massa d’aria in sollevamento condenserà ad una certa quota generando una cella temporalesca.

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    Sono difficilmente prevedibili ed in questo caso le previsioni meteo potranno solamente dare un’idea di massima indicandovi se la giornata potrebbe favorire o meno la formazione di strutture temporalesche.

    Ma sia ben chiaro: quando decidete di andare in montagna consultare le previsioni meteorologiche è obbligatorio. Sarebbe un gesto sconsiderato non farlo!

    A parte le classiche villeggiature in montagna esistono numerose attività anche di tipo sportivo. Le escursioni, ad esempio, sono le attività più impegnative e, tecnicamente, delicate dal punto di vista della sicurezza in montagna.

    I temporali orografici sono quasi sempre a singola cella se parliamo di un monte isolato oppure a multicella nel caso di una dorsale. Il loro sviluppo e la loro potenza termodinamica è in genere rilevante a causa degli updrafts che “impennano” sui pendìi e costoni generando così “termiche” ascendenti molto vigorose. Risultato: temporali di breve durata ma intensi, con un’attività elettrica ragguardevole.

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    Vi mostrerò alcune norme generalmente valide ed applicabili anche in altre situazioni, per cui inutile ipotizzare le migliaia di casi particolari nei quali potreste trovarvi. Anche in questo caso spetterà alla coscienza del lettore capire quali possano essere gli atteggiamenti più corretti da assumere nelle altre potenziali situazioni complementari a quelle che menzionerò in questo decalogo:

     1. Consultate le previsioni meteorologiche il giorno prima della partenza. La loro attendibilità si attesterà sulle massime percentuali esprimibili in termini di probabibilità. Siate pessimisti nella lettura delle previsioni. Proprio perché le previsioni si basano sulla probabilità e non sulla premonizione allora l'indicazione “possibili temporali” andrebbe prudentemente interpretata come “certezza di temporali”. E poco importa se poi il temporale non ci sarà stato. Avrete quantomeno scongiurato una potenziale e rischiosa escursione se le cose fossero andate per il peggio;

    2. generalmente i temporali orografici si verificano con più frequenza ed intensità nelle ore pomeridiane e serali, per cui, se decidete di fare un’escursione, fatelo scegliendo un’ora di partenza adeguata e cioè di primo mattino. Ricordate che il percolo può derivare tanto dalla pioggia/grandine/vento forte  quanto dalle scariche elettriche. Se invece l’escursione è “continuativa” e dura cioè più giorni, allora dovrete studiare un itinerario tale da permettervi soste diurne e/o notturne in bivacco lontani da corsi d’acqua, strapiombi, costoni geologicamente instabili, alberi ad alto fusto ed evitando le zone più in quota. Un piccolo altopiano, non troppo isolato, alle quote più basse sarà l’ideale purchè non siate proprio voi o la vostra attrezzatura ad essere l’elemento “di spicco” sul terreno;

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    3. spegnere radio e cellulari ed isolare/allontanare il più possibile strutture ed attrezzature metalliche, comprese quelle che avete addosso. Sarà opportuno utilizzare tende in materiale isolante e non quelle che utilizzano aste metalliche in ferro o acciaio: la gabbia di faraday in tenda non ha alcun effetto, siete troppo vicini ed a contatto con il terreno;

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    4. nei limiti del possibile, cercare un rifugio e stazionarvi all’interno avendo cura di chiudere porte e finestre. Spegnete eventuali elettrodomestici e state lontani da eventuali camini e tubature dell’acqua;

    5. anche una caverna o una grotta sono luoghi abbastanza sicuri in caso di temporale a patto che siano abbastanza ampi da permettere di rimanere ad almeno un metro dall’ingresso e dalle pareti;

    6. Chiaramente, se siete nelle possibilità di raggiungere il vostro automezzo fatelo e stazionatevi all’interno avendo cura di svitare eventuali antenne sporgenti, chiudere i finestrini e sedere senza toccare il telaio della macchina. Tenete le mani sulle vostre gambe.

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    7. Allontanatevi dai grandi specchi d’acqua e, cosa più importante, non tenete gli arti inferiori in ammollo;

    8. Addestrarsi all’uso dell’altimetro-barometro: uno strumento semplice, leggero ma utile per conoscere, durante l’escursione, la quota di ubicazione e le variazioni correnti delle condizioni del tempo;

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    9. Non lo auguro davvero a nessuno ma, da testimonianze di persone colpite da un fulmine ed ancora vive, se avvertite crepitii o scintille (fuochi di S.Elmo), se i capelli e i peli si rizzano in quanto elettrizzati, se si ha una sensazione di pizzicore sulla pelle, con tutta probabilità è imminente la caduta di un fulmine dalle vostre parti (intendo dalle vostre intime parti). In questa situazione non resta che assumere immediatamente una posizione accovacciata per ridurre il più possibile il percorso della scarica elettrica lungo il vostro corpo e.. sperare nella buona sorte;

    10. Già al primo mattino potremo individuare dei segnali premonitori ed abbandonare prudentemente l’idea di fare un escursione nel caso osservassimo formazioni cumuliformi molto pronunciate e che denotano un elevata instabilità atmosferica. Ancor prima, se notiamo un alba "gialla", l'assenza di nebbie e foschia ed una leggera brezza di valle (se siete sottovento non potrete notarlo), l'istabilità atmosferica è pronunciata ed il tasso di umidità molto elevato. Un ottimo innesco per un temporale orografico. Ad aiutarci nell'individuazione dell'instabilità atmosferica sono anche i grandi aerei di linea. Una scia di condensazione lunga e duratura indica chiaramente un inserimento di aria fredda e secca in quota, altra componente di stimolo all'origine ed allo sviluppo di celle temporalesche.

    Dal punto di vista ambientale, in montagna, possono generalmente verificarsi incidenti geologici abbastanza rilevanti. I pendii, specialmente quelli con uno strato impermeabile superficiale, tendono a far slittare lo strato permeabile verso il basso anche a causa dell’insufficiente spessore di “collaggio” delle radici degli alberi e del sottobosco al terreno sottostante. Per cui i pendii privi di vegetazione sono molto più a rischio.

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    Proprio in montagna, solitamente, è individuabile l'origine di mesolinee di smottamento che sortiranno i loro effetti meccanici più gravi a valle.

    E' un aspetto da tenere fortemente in considerazione al fine di pianificare, anche in virtù della tipologia del territorio, un’escursione che preveda passaggi e soste lungo un percorso il più possibile sicuro in relazione alle “vie di fuga” in caso di temporale.

    In definitiva avrete alcuni minuti per capire se un temporale sta per abbattersi sulla vostra zona d'escursione. Un cumulonembo temporalesco di tipo orografico è quanto di più rapido ed inaspettato esista in ambito nefologico. Per cui in teoria, al primo tuono, siete già in ritardo per sfruttare efficacemente le vie di fuga pianificate lungo il percorso programmato.

    Dovrete anticipare i tempi senza esitare. Il temporale potrebbe formarsi alle vostre spalle, al di là della cresta e potrebbe quindi non essere visibile alcun segnale significativo. L’unico segnale di allarme potrebbe considerarsi la comparsa di improvvise e forti raffiche di vento per opera dei "rotori di sottovento" o vento termico in risalita lungo il pendio e la conseguente sensazione di “afa” seguita da un repentino abbassamento della temperatura. Un altro segnale, non sempre disponibile, viene dall’osservazione di altri rilievi visibili dalla vostra posizione. Se in corrispondenza di questi notate evidenti formazioni cumuliformi dalla base scura e dall’elevato spessore complessivo allora è probabile il passaggio da cumuli congesti in cumulonembi. Prepararsi già ad una “sosta di sicurezza” in questa fase potrebbe significare anticipare gli effetti di un potenziale temporale che, con non poche probabilità, potrebbe metterci in situazioni di pericolo. Qualche minuto di osservazione ed analisi della situazione non potrà che giovare alla vostra giornata di trekking.

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    Una buona abitudine è quella di procurarsi e tener d’occhio il proprio barometro, digitale o meno, purchè funzioni decentemente (evitate gli "affaroni cinesi"). Insieme all’osservazione (con il solo barometro rischiereste di valutare in modo errato) l’uso del barometro costituisce un metodo efficace nella previsione a brevissimo termine. Se i valori di pressione, alla stessa altitudine, si abbassano repentinamente, di concerto con il peggiorare delle condizioni meteo visibili, allora si dovrà tener conto di un peggioramento. Al contrario, se i valori tenderanno ad un rialzo allora l’alta pressione non favorirà l’innesco di termiche così potenti da generare temporali.

    I corsi d’acqua in montagna, durante un temporale, non devono trarre in inganno lo sventurato trekker che, nella quasi totalità dei casi, pare essere convinto della non pericolosità di essi a causa dell’insufficiente bacino di raccolta del volume d’acqua che scorre verso valle. Questo è inesatto.

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    Una sorgente d’acqua in quota, soprattutto se a carattere non torrentizio, gode di un bacino (o strato) sotterraneo di raccolta delle acque al pari di quello di una comune falda acquifera (chiaramente di un fiume a valle di proporzioni opportune al paragone). Per cui un improvviso temporale potrebbe, in pochi minuti, generare un volume d’acqua sorgente inimmaginabile.

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    Controllate la vostra cartina geografica e date uno sguardo a gole o canali (in collegamento con il letto di torrenti) che potrebbero, in questi casi, fungere da letti supplementari (con i conseguenti effetti collaterali) per il trasporto delle acque di piena fuoriuscite dalla sede principale.

    Non dimenticate che in montagna, generalmente, la probabilità di essere colpiti da un fulmine è maggiore rispetto alle zone di pianura in quanto la scarica elettrica cerca la via più breve per scaricare l’enorme potenziale elettrostatico accumulato nella nube. Per cui, essendo i rilievi quasi sempre “vicini” al temporale la frequenza delle scariche elettriche sarà molto sostenuta e la prudenza deve essere massima.

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    Preciso che le informazioni che ho appena menzionato sono solo alcune di quelle contenute nella miariade di norme di sicurezza in montagna e dedicate esclusivamente al collegamento sinergico tra ambiente e temporali.

    Per cui vi fornisco alcuni indirizzi utili (nei quali potrete appuntare i numeri di telefono di soccorso ed assistenza) nel caso in cui decideste di affrontare un’impegnativa giornata di trekking in montagna valutando anche altri fattori di prevenzione e protezione necessari alla vostra incolumità. Il primo si riferisce al Centro Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico mentre il secondo vi aprirà le pagine multimediali del Club Alpino Italiano.

    In più vi ricordo che nel portale è presente la sezione "Escursioni - trekking - bivacchi - sentieri" (attualmente in allestimento).

    http://www.cnsas.it/

    http://www.cai.it/

     Roberto Viccione {jacomment on}

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