Didattica temporali
Quando il TEMPORALE si forma con l'alta pressione
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- Categoria: Didattica temporali
- Pubblicato 05 Giugno 2015
- Scritto da Luca Angelini
Nel dormiveglia della classica “pennichella” pomeridiana un improvviso brontolio inquietante e lontano non scalfisce minimamente il solleone, ma attira comunque la nostra attenzione. “Un temporale? Le previsioni davano l’alta pressione, quindi bel tempo”. Vero ma attenzione soprattutto alla fonte delle vostre previsioni e poi anche ai simboletti di poco conto che affrescano generosamente le mappe meteo e che difficilmente colgono i particolari nel dettaglio (quello che conta).
L’atmosfera estiva, anche durante un totale dominio dell'alta pressione, può comunque generare sorprese: sono i classici temporali di calore.
La forte evapo-traspirazione dovuta alla presenza di un'intensa insolazione, accumula giorno dopo giorno aria umida negli strati prossimi al suolo. L’aria qundi si fa via via sempre più afosa. Man mano che l’alta pressione "invecchia" gli strati posti entro il cosiddetto “boundary layer”, ossia lo strato rimescolato che dal suolo si eleva in estate fin verso i 2000-3000 metri, si caricano di umidità, mentre al di sopra l’aria risulta notevolmente più secca.
Ma l’aria secca è più pesante dell’aria umida, pertanto la colonna d’aria inizia a divenire man mano sempre più instabile, ma a patto che si verifichino alcune particolari condizioni. Fino ad allora non succede ancora nulla; la bomba per esplodere ha infatti bisogno di un innesco. E vediamo allora quali sono queste condizioni.
1) L'insolazione diurna (scambi diabatici di calore), che scalda gli strati umidi posti in vicinanza del suolo introducendo anche una componente instabile di tipo termico. L’aria calda è più leggera di quella fresca, pertanto inizia a salire andando incontro a quella più fresca con incipiente tendenza a condensare.
2) Il processo di condensazione rilascia in atmosfera un ulteriore quantità di calore (calore latente di condensazione) che può essere sufficiente a fare in modo che l’aria in salita diventi ancor più leggera rispetto a quella circostante, il che ne accelera la salita ( processo questo denominato instabilità condizionale).
3) Eventuali infiltrazioni di aria più fresca che transitano alle quote più alte lungo il margine dell’anticiclone esaltano l’instabilizzazione termo-convettiva descritta al punto n.2, ove il nostro quantitativo di aria in ascesa diventa ancora più caldo dell’aria circostante e accelera ancora di più la salita.
4) Non ultima, anzi diremmo determinante, la forzante orografica. L’aria per salire spende molta energia, ma se lo può fare grazie all’accompagnamento indotto dai pendii montani, può utilizzare l’energia risparmiata per raggiungere quote decisamente più elevate e quindi costruire nubi più imponenti. Le correnti discendenti dell’anticiclone sono quindi vinte, la subsidenza subisce uno strappo ed ecco che si innesca il nostro famoso temporale.
In teoria la situazione è rappresentata dal grafico nella cartina a destra, mentre le conseguenze pratiche le vediamo nell’immagine satellitare di apertura, riferita alla serata di ieri (4 giugno): temporali da...alta pressione.
Luca Angelini
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