Editoriali Sismologia
Terremoto in TOSCANA: INTERVISTA al Dottor F.M.Mele dell'INGV
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- Pubblicato 21 Giugno 2013
Spinti dalla continua richiesta dei lettori abbiamo deciso di intervistare un esperto per chiedere maggiori informazioni e dettagli riguardanti l'evento sismico odierno nell'alta Toscana. Ci siamo rivolti al Dottor F.M. Mele, che ringraziamo per la gentile disponibilità in un momento di lavoro così frenetico.
Buongiorno Dottor Mele, la prima domanda che le vorrei fare è la seguente: quali sono (anche in linea generale) le cause che hanno portato a questo forte e significativo terremoto sulla Garfagnana?
Essenzialmente, gran parte dei terremoti che si verificano sul nostro paese sono generati o riferibili a spostamenti delle placche crostali, ovvero l'avvicinarsi della placca africana verso quella europea, spostamento valutabile nell'ordine dei 4 mm annui. Molti ritengono che la zona dell'Adriatico sia parte integrante della placca africana, mentre la Pianura Padana apparterrebbe alla placca euro-asiatica, e il naturale spostamento delle due placche provoca terremoti, che in questa zona possono essere anche forti.
L'area colpita dal sisma odierno è dunque ad alto rischio sismico?
La zona del terremoto di oggi è soggetta ad attività sismica che nel corso degli anni ha fatto guadagnare all'area un livello di rischio "arancione" in una scala che va dal grigio al rosso. Ricordiamo anche che il 7 settembre 1920 l'area è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6.5 Richter, il più forte nella zona presente negli archivi storici dell'INGV.
Quanto ha influito la scarsa profondità ipocentrale su danni e sulla percezione del terremoto nell'area circostante?
Innanzi tutto, ad un minore ipocentro corrisponde una minore dispersione delle onde sismiche ma anche una maggiore localizzazione delle stesse, dunque danni che possono essere gravi ma in un'area generalmente di limitata estensione orizzontale (ovviamente nel caso di terremoti con magnitudo non spropositata). Nel caso in cui il terremoto avesse avuto una magnitudo anche di pochi decimi di grado Richter (anche 0.5) rispetto al 5.2 Richter finale, l'area colpita da danni di lieve entità (in alcuni casi moderati, ma isolati) avrebbe avuto danni di considerevole entità. Nel caso in cui l'ipocentro fosse stato localizzato a profondità maggiori, il terremoto odierno avrebbe manifestato i suoi effetti/onde sismiche su un'area più vasta ma i danni sarebbero stati minimi o in alcuni casi nulla. Scarso ipocentro=onde sismiche che si estinguono prima ma danni maggiori, ipocentro in profondità significa danni di minor entità ma onde sismiche che vengono percepite anche a grande distanza.
Ringraziamo l'INGV per la gentile collaborazione e l'intervista, e ringraziamo il Dottor Mele per il tempo dedicatoci.
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