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Vulcanologia

Un vulcano che si forma a poche centinaia di metri dalla propria abitazione nel cuore della notte: la storia di Heimaey in Islanda

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vulcano h 2Cosa potrebbe succedere se in una tranquilla notte invernale si formasse nei pressi della propria abitazione un pericolosissimo e temibilissimo vulcano? Ecco cosa è accaduto in Islanda in una gelida notte del 1973. Si tratta di uno degli atti di maggior coraggio che un uomo possa mai compiere verso la propria terra nativa.

{module [461]}Il 23 gennaio 1973 gli abitanti della cittadina islandese di Heimaey, un centro abitato di circa 5.000 persone su una piccola isola di 11 kmq a Sud dell'Islanda (e quindi soggetta a clima leggermente più temperato), quasi tutte dedite alla pesca, alla caccia e a modeste coltivazioni. Dopo l’una di notte la terra inizia a tremare: si susseguono scosse di terremoto tra il terzo e il quinto grado della scala Richter e sono praticamente continue (registrate tra l’altro a poche centinaia di metri di profondità). Si hanno già i primi danni ad abitazioni e all’area portuale, ma successivamente si aprono larghe fenditure nel terreno.

Da queste crepe fuoriusciva lava ricca di gas altamente tossici, poi iniziarono a richiudersi e la lava inizia a scorrere molto velocemente verso l’area portuale. Si formano tre piccolo coni vulcanici ad appena un km dal porto, e il vento fa si che mezzo milione di metri cubi di ceneri e piroclasti cadono sulla città. Nel giro di una settimana cadono fino a 80 cm di ceneri, e la cittadina assume sembianze tipicamente lunari.

Enormi furono gli sforzi dei cittadini coraggiosissimi nel cercare di deviare la colata, mediante l’uso di barriere in pietra e cemento, canali scavati in gran fretta e soprattutto all’uso degli idranti (che pompavano acqua salata dall’oceano) nella speranza di salvare il porto, unica vera risorsa economica della zona.

Durante l’eruzione metà della città venne distrutta dalle colate e la cenere fece crollare gran parte dei tetti, ma fortunatamente si riuscì a salvare il porto con la flotta di pescherecci e solo un uomo perì nella grandissima opera di contenimento. Ad eruzione conclusa, l’isola crebbe di circa 2,5 kmq. L’evento è stato anche documentato da John McPhee nel libro “The control of Nature”. Il vulcanp è stato chiamato Elfell.

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Leonardo Orlandi mpi end{jacomment on}

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