Vulcanologia
Tutta la storia delle eruzioni del Vesuvio fino ai giorni nostri
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- Categoria principale: Scienze Naturali
- Categoria: Vulcanologia
- Pubblicato 25 Gennaio 2014
- Scritto da Marco Iannucci
Il Vesuvio, o più propriamente il complesso Somma-Vesuvio, è catalogabile come uno strotovulcano, di dimensioni neppure troppo grandi, dato che raggiunge un'altezza massima di 1.281 m s.l.m. La parte più antica è il Monte Somma, la cui parte sommitale sprofondò generando una caldera, mentre il cono vulcanico odierno è il vero e proprio vulcano del Vesuvio, cresciuto all'interno di questa caldera.
L'attività vulcanica nell' area del Somma-Vesuvio risale ad almeno 400.000 anni fa, età di alcune lave trovate in perforazioni profonde 1.345 m. La storia dell'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è iniziata circa 25.000 anni fa e può essere suddivisa come segue:
Vulcanismo più antico di 19.000 anni
La grande eruzione flegrea dell'Ignimbrite Campana aveva causato il seppellimento, circa 37.000 anni fa, di gran parte della Campania sotto una spessa coltre di tufi. Su questi depositi cominciò ad accrescersi l'edificio del Somma a seguito di eruzioni prevalentemente effusive e solo raramente esplosive, di bassa entità. Tale attività è durata fino a circa 19.000 anni fa ed ha determinato la formazione dell'apparato vulcanico del Somma. La parte settentrionale di questo edificio più antico è ancora ben conservata ed è rappresentata dall'attuale Monte Somma.
Vulcanismo di età compresa tra 18.300 e 16.000 anni
Questo periodo di attività è dominato da due grandi eruzioni pliniane: l'eruzione delle Pomici di Base (avvenuta 18.300 anni fa) e l'eruzione delle Pomici Verdoline (avvenuta 16.000 anni fa). Ai depositi di queste due eruzioni si intercalano lave prodotte da modeste eruzioni effusive. Con la prima eruzione pliniana delle Pomici di Base è cominciato il collasso dell'apparato vulcanico del Somma e la formazione della caldera nella quale si accrescerà il nuovo edificio del Vesuvio.
Vulcanismo di età compresa tra 8.000 anni ed il 79 d.C.
Nel corso di questo periodo di attività si sono verificate tre eruzioni pliniane: l'eruzione delle Pomici di Mercato (avvenuta 8.000 anni fa), l'eruzione delle Pomici di Avellino (avvenuta 3.800 anni fa) e l'eruzione di Pompei (avvenuta nel 79 d.C.). A queste eruzioni si sono intercalate almeno sei eruzioni subpliniane, di età compresa tra le eruzioni di Avellino e Pompei, precedute da lunghi periodi di riposo.
Vulcanismo di età compresa tra il 79 ed il 1631 d.C.
L'attività di questo periodo include almeno due eruzioni subpliniane: l'eruzione di Pollena (avvenuta nel 472 d.C.) e l'eruzione del 1631, ed una serie di piccole eruzioni effusive ed esplosive a bassa energia, che hanno dato colate di lava lungo i fianchi occidentali e meridionali del vulcano e livelli di scorie stromboliane di età medievale.
Dopo l'eruzione del 1631 e fino al 1944 il Vesuvio è stato caratterizzato da attività a condotto aperto. In questo periodo sono stati distinti 18 cicli stromboliani, separati da brevi periodi di assenza di attività, mai superiori a 7 anni e ciascuno concluso da violente eruzioni dette eruzioni "finali". Internamente a ciascun ciclo si sono verificate frequenti eruzioni prevalentemente effusive, dette eruzioni "intermedie". L'eruzione del 1906 (eruzione "finale") rappresenta la manifestazione più violenta dell'attività del Vesuvio nel '900. L'eruzione del 1944, una eruzione "terminale" a carattere sia esplosivo che effusivo (eruzione mista), è stata l'ultima in ordine di tempo ed ha segnato il passaggio del vulcano ad uno stato di attività a condotto ostruito.
Attualmente quindi è lecito aspettarsi una eruzione di tipo pliniano comunque più violenta di quelle avutesi nel periodo che va il 1631 al 1944. Non è possibile in base alle conoscenze attuali stabilire quando avverrà l’eruzione, ma essendo il Vesuvio il vulcano più monitorato al mondo, è altamente probabile che saranno colti con anticipo dagli scienziati i segnali di una imminente eruzione. Diverso e molto più complesso è il discorso dell’evacuazione di una grossa fetta di popolazione che vive alle sue pendici.
Abitazioni spesso ereditate e che costituiscono l’unico tetto di chi ci vive. Resta solo da sperare che il vulcano tanto amato dai napoletani, si prenda abbastanza tempo per far si che lentamente le sue pendici siano abbandonate. Potrebbero trascorrere anni, secoli, così come millenni. Anche se più passa il tempo, specie in termini di secoli, più crescono le probabilità di una eruzione estremamente violenta.
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