Climatologia
La prevedibilità del CLIMA al di là degli eventi di El Nino. DETTAGLI
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- Pubblicato 22 Aprile 2015
- Scritto da Rinaldo Cilli
Le variazioni climatiche tropicali del Pacifico e il loro impatto climatico globale, possono essere previste molto più in anticipo di quanto si pensasse, secondo una ricerca da parte dell'Università delle Hawaii a Manoa e un team internazionale di scienziati degli USA, dell'Australia e del Giappone. La fonte di questa prevedibilità risiede nelle strette interazioni tra l'oceano e l'atmosfera e tra Oceano Atlantico, Oceano Pacifico e Oceano Indiano.
Allo stato attuale le simulazioni al computer sono in grado di prevedere il verificarsi di un evento di El Nino con addirittura tre stagioni d'anticipo. I centri dei modelli climatici a livello mondiale generano e diffondono queste previsioni su base operativa. Gli scienziati hanno ipotizzato che l'abilità e l'affidabilità di tali previsioni climatiche tropicali possa scendere rapidamente anche in tempi più lunghi rispetto ad un anno.
I nuovi risultati delle variazioni climatiche prevedibili fino a tre anni di anticipo si basano su una serie di esperimenti di modellazione informatica "hindcast", che comprende l'osservazione dei dati relativi alla temperatura e alla salinità dell'oceano. I risultati sono pubblicati su Nature Communications. "Abbiamo scoperto che, anche con tre o quattro anni dopo l'inizio della previsione, il modello è ancora in grado di rintracciare con una certa affidabilità le osservazioni", riferisce Yoshimitsu Chikamoto. "Ciò implica quindi che le condizioni climatiche nel Pacifico possono essere previste per diversi anni a venire", conclude.
"Il meccanimo è semplice - spiega il co-autore della ricerca Shang-Ping dell'università of California, San Diego. "L'acqua più calda nell'Atlantico riscalda l'atmosfera; l'aumento dell'umitià e delle precipitazioni guidano una grande cella di circolazione atmosferica che poi affonda sul Pacifico centrale. L'aria relativamente secca alimenta i venti di superficie nuovamente verso l'Atlantico e l'Indiano, che raffreddano il Pacifico centrale e che porta alle condizioni di La Nina Modoki. Il raffreddamento del Pacifico centrale, quindi, rafforza le anomalie globali della circolazione atmosferica".
"I nostri risultati rappresentano un cambiamento di paradigma", spiega il co-autore Axel Timmermann, climatologo e docente presso l'Università delle Hawaii. "Mentre il Pacifico è stato precedentemente considerato il principale motore della variabilità del clima tropicale e l'Atlantico e l'Indiano suoi secondari, i nostri risultati documentano anzi un ruolo molto attivo e importante dell'Oceano Atlantico nel determinare le condizioni negli altri due bacini oceanici. L'accoppiamento tra gli oceani è stabilito da una massiccia riorganizzazione della circolazione atmosferica".
Gli impatti dei risultati sono ad ampio raggio: "I cambiamenti di temperatura nel Pacifico centrale hanno un effetto a distanza sulle precipitazioni in California e Australia. Vedendo l'Atlantico come un importante contributo a questi cambiamenti di pioggia, che avvengono in posti così lontani come appunto l'Australia, è stata per noi una grande sorpresa. Questo rimarca il fatto che in tempi pluriennali dobbiamo osservare la variabilità climatica in una prospettiva globale, piuttosto che attraverso una piccola o media area del bacino", spiega Jing-Jia Luo, co-autore dello studio e scienziato del clima presso l'Ufficio di Meteorologia in Australia.
"Il nostro studio colma il divario tra le previsioni stagionali consolidate e gli sforzi di previsione decennale in corso a livello internazionale. Prevediamo che i risultati principali saranno presto confermati anche da altri modelli di computer per il clima", conclude il co-autore Masahide Kimoto, dell'Università di Tokyo, in Giappone.
Rinaldo Cilli
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