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WEATHER BOMB? Facciamo chiarezza

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Facciamo chiarezza sulla "Weather Bomb" sulle Isole Britanniche

bom sk vdUn profondo vortice di bassa pressione ha attraversato, negli ultimi due giorni, parte delle Isole Britanniche e della vicina Scandinavia, producendo venti che a tratti hanno superato i 140-150 km/h. Nella giornata di mercoledì il ciclone ha raggiunto un minimo di 940 hPa poco a sud dell'Islanda, assumendo piene caratteristiche di ciclone extra-tropicale.

L'estrema intensità e l'ampiazza di quest'enorme sistema depressionario ha subito evocato nella mente il potente ciclone Xaver che nel Dicembre del 2013 devastò più di mezza Europa, spingendosi fin verso la Russia e determinando furiose nevicate fin sulle zone di pianura di Polonia, Repubbliche Baltiche, Repubblica Ceca e Russia, appunto. Causò anche alcune vittime, soprattutto su Belgio, Olanda, Gran Bretagna e Scandinavia.

Alexandra, il primo vero ciclone extra-tropicale di questa stagione, ha oramai perso parte della propria consistenza e si sta ora allontanando verso levante. Sarà seguita da altri vortici nel corso dei prossimi giorni, ma nessuno sembra in grado di potesi approfondire fino a tali valori. In molti ci proveranno, sfruttando il grande stato di forma della depressione islandese, ma quasi nessuno, nel breve-medio termine, ci riuscirà.

Nell'impatto con le Isole Britanniche, o poco prima che l'impatto avvenisse, Alexandra è stata definita come una "Weather Bomb", un ciclone potentissimo in grado di causare danni enormi. Una bomba meteo? No, più semplicemente una depressione estremamente profonda che ha raggiunto valori pressori al centro della struttura davvero molto bassi, simili a quelli di un uragano. Forse parlare di "weather bomb" è esagerato, ma cerchiamo di capirci qualcosa in più...

bom sk vd

(Il ciclone Alexandra, fonte weatherBELL)

Un ciclone extra-tropicale si forma, come sappiamo, quando la corrente a getto polare interagisce con un fronte caldo e un fronte freddo che si incontrano, determinando una forte divergenza tra i venti al suolo e quelli in quota. Quando i venti presenti alle quote più alte tendono a divergere, l'aria deve in tutti i modi riempire il vuoto creatosi, "pescando" quindi dalla superficie. Questo meccanissimo innesca la formazione del vortice depressionario. Diciamo quindi che più intensi sono i venti del getto, maggiori le divergenze e più pronfondi i centri di bassa pressione.

Quando la pressione minima al centro del sistema tende ad approfondirsi molto rapidamente in un breve lasso di tempo, vanno a generarsi quelli che in Inghilterra definiscono "bombogeneis", i sistemi extra-tropicali più intensi che spesso colpiscono alcune aree dell'Europa. In particolare si possono definire bombogenis quando il ciclone si rafforza di almeno 24 hPa in 24 ore.

Alexandra, la tempesta del Nord Atlantico, si è rapidamente approfondita oltre i limiti per essere definita una "bombogenesis", in quanto in meno di 24 ore si è approfondita di ben 30 hPa. A causa del marcato gradiente barico orizzontale, il ciclone ha causato venti fortissimi che in Scozia hanno raggiunto i 180 km/h, con le onde che in alcune zone hanno facilmente superato i 10-12 metri di altezza.

Definire questi sistemi come "bombe meteorologiche" è molto semplice per le persone comuni, in realtà però è una definizione che viene attribuita quando un particolare evento meteorologico tende a formarsi seguendo determinati parametri e rispettando tutte le caratteristiche richieste. E' una sorta di definizione per distinguere, ad esempio, un fenomeno dall'altro, senza però poi approfittarne per costruire super titoloni calamita di click...

Rinaldo Cilli2 mpi intro

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