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Quando il grande GELO arrivava da est
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- Categoria: Curiosità e particolarità meteorologiche
- Scritto da Luca Angelini
I motivi sono pochi ma determinanti: prima di tutto durante l’inverno le distese continentali euro-asiatiche sono ricoperte da sconfinate distese di neve. Ecco che il continente funziona dunque come un freezer, quasi al pari del mar Glaciale Artico, altro settore da dove può affluire aria gelida in direzione dell’Italia.
Se le due componenti si sommano, aria artica + scorrimento continentale, ecco che si pongono le basi pereventi di gelo di particolare intensità. La neve arriva fin sulle coste adriatiche dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia, sconfindando talvolta anche verso quelle lucane, nord sicule e orientali sarde. Neve anche in val Padana segnatamente sul settore occidentalie piemontese.
E se l’aria gelida prodotta dall’Artico arriva da nord o da nord-ovest? Beh in questo caso il blocco gelido strisciante se la deve vedere con lo scavalcamento di diverse catene montuose (Alpi Scandinave, Alpi Italiane), Per di più il tragitto che il flusso gelido compie intraprende una traiettria ad arco, data dalla curvatura ciclonica o anticiclonica delle correnti. Vale a dire che quasi sempre sorvolerà alcuni tratti di mare, deteriorandosi (scaldandosi) dal basso.
Il rimescolamento verticale prodotto da questa condizione giocherà però a favore del suo spessore verticale: a differenza dell’aria fredda continentale, di tipo pellicolare dunque presente soprattutto negli strati medio-bassi dell’atmosfera (non oltre i 1500 metri), quella marittima raggiunge spessori anche fino a 3-4 chilometri. In questo caso la casistica delle nevicate si allarga a gran parte del Paese, interessando tra l’altro anche le coste delle regioni tirreniche e liguri, nonchè l’intera val Padana.
In altre parole il freddo in Italia fa il suo ingresso dalla porta del Rodano, il gelo da quella del Buran (vento gelido delle innevate steppe siberiane), riscritto come vento di Bora quando si approssima all’Italia scendendo dalla porta di Trieste. Il connubio tra le due versioni, magari in modo sequenziale, non risulta infine così raro come sembra e può rivelarsi un’arma vincente per il verificarsi di ondate di gelo e di neve di portata storica.
Luca Angelini
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