Didattica temporali
La Dry Line
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- Categoria: Didattica temporali
- Pubblicato 03 Maggio 2011
- Scritto da Roberto Viccione
Non sono solo fronti caldi, freddi ed occlusi a generare instabilità atmosferica e produrre potenziali attività temporalesche. La dry line è, in quasi tutto il territorio italiano, un ulteriore fonte di possibile accentuazione del gradiente termico verticale ed igrometrico e rappresenta un ingresso di aria molto secca in medio-alta troposfera che separa una massa d’aria più umida preesistente e situata alle quote medio-basse, pertanto la tipologia di potenziale innesco temporalesco è prevalentemente di tipo frontale, sebbene non vincolata principalmente ad un salto termico ma piuttosto ad un salto igrometrico. Infatti, la massa d’aria secca che segue ed innesca la linea frontale può essere di tipo freddo o caldo, in dipendenza dalle aree da cui essa proviene.
Il sopraggiungere di aria più secca al di sopra di aria umida rappresenta un meccanismo altamente instabile, simile alla sovrapposizione di aria fredda su aria calda preesistente.
L’elevata instabilità innescata dal transito di dry line deriva dal fatto che l’aria umida preesistente, costretta a salire lungo la superficie di discontinuità igrometrica, raggiunge la saturazione prima dell’aria secca posta alle quote superiori; di conseguenza, l’aria umida posta più in basso, comincia a raffreddarsi, seguendo il gradiente pseudoadiabatico, meno elevato, prima di quanto faccia l’aria secca sovrastante.
Esitono diverse tipologie di dry lines, sia di tipo caldo che di tipo freddo. Dopo il passaggio di un fronte freddo atlantico l’aria si raffredda a tutte le quote ma può rimanere ancora piuttosto umida, specie tra i piani isobarici di 850 e 700 hPa; successivamente, se il flusso freddo persiste, si possono originare linee frontali di aria fredda in quota con valori termici simili al flusso originario in arrivo, ma molto più secca.
Questa situazione è particolarmente verificabile allorquando al seguito di un ingresso frontale atlantico con flussi nord occidentali, a causa dell’evoluzione sinottica, il flusso tende ad orientarsi da nord - nord est o nord est, da dove è più probabile possa giungere aria più secca. La linea di demarcazione tra l’aria fredda umida affluita dopo il fronte freddo e quella fredda e secca successiva prende il nome di dry line, simile ad un secondo fronte freddo di cui però non vi è traccia a suolo. Se poi, come spesso accade nel versante adriatico centro settentrionale, le dry line entrano con componente nord orientale, esse sollevano aria calda ed umida stazionante sul mare generando temporali che a volte sono più intensi di quelli frontali veri e propri (specialmente di notte).
Il transito di una dry line è osservabile e riconoscibile poiché, dopo il suo passaggio, l’aria diverrà molto più secca anche al suolo, in parte per “ricaduta” dall’alto, con un aumento pressorio rilevante; prima del transito è possibile riconoscerla (come per la goccia fredda) dal veloce ghiacciamento delle sommità cumuliformi. Un'altra tipologia di dry line si origina quando aria più secca di derivazione orografica alpina (correnti di fohn), in caso di correnti nord occidentali o settentrionali, si porti su regioni della Val Padana interessate da correnti provenienti dall’Atlantico e pertanto più umide.
Il fronte di discontinuità igrometrica è in grado di innescare linee temporalesche di una certa intensità, in quanto i gradienti idrometrici in questo caso sono molto accentuati. Tali linee colpiscono prevalentemente la Lombardia (specie quella centro-orientale), Veneto occidentale e, talora, l’Emilia. Inoltre si annoverano nella casistica nazionale dry lines ad innesco appenninico in situazioni depressionarie in medio-bassa troposfera: aria molto secca originatasi per catabasi orografica, in caso di flussi sud occidentali, si porta verso L’Emilia orientale, Romagna e Veneto meridionale, laddove in genere è presente aria umida marittima rientrante da est – sud est dal Mare Adriatico. Anche in tale evenienza, il fronte della dry line è in grado di generare intense squall lines con traiettoria sud ovest – nord est che segnano l’avvento di correnti calde e secche e inducono l’arretramento verso la costa del flusso marittimo caldo umido.
Allo stesso modo di come avviene nelle dry lines in azione nelle Plains americane, dove si sviluppano frequentemente rotazioni degli up e downdrafts dei cumulonembi, anche sul nostro territorio appare, non di rado, in caso di dry lines, il prodursi di funnel clouds o veri e propri tornado. Infatti, dry line adriatiche originano non raramente waterspouts e gustando (più raramente tornado) lungo la costa veneta, romagnola e marchigiana; Dry lines alpine conducono sovente tale tipo di fenomenologia su Lombardia centro orientale e Veneto occidentale.
Nella seguente immagine un tipico tornado "da dry line":
Dry lines appenniniche agiscono (statisticamente) in tal senso un pò lungo tutta la dorsale, particolarmente su Emilia orientale, bassa Romagna e Veneto meridionale, alto Lazio, bassa Campania e alcune aree Calabresi. Chiaramente le probabilità di verificabilità areale sono, a causa dei numerosi fattori non propriamente d’origine geografica, praticamente variabili e, molto spesso, imprevedibili.
Molto più raramente possono rilevarsi importanti dry lines sulle due isole maggiori.
Roberto Viccione
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