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Editoriali

Quel che resta dell’inverno: nessuna sorpresa

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Poco probabili nel seguito della stagione nuove fasi di freddo intenso e nevicate a quote basse.

inverno nessuna sorpresa smallInutile nasconderlo.

Chi ama e segue la meteorologia e non lo fa quindi in maniera nazional-popolare, ovvero in quel modo di massa che porta a consultare compulsivamente le inutili iconcine descrittive del tempo sulle applicazione dei principali siti meteorologici nazionali, destinate a cambiare inevitabilmente ogni 5 minuti, essendo esse un prodotto di sintesi elaborato da stupidi computer senz’anima e senza capacità analitica intellettiva, chi, come dicevo, ama la meteorologia e ne esplora i concetti e ne approfondisce la conoscenza, ama per antonomasia l’evento meteorologico, l’espressione massima dell’atmosfera insomma, sia essa di tipo estivo che di tipo invernale.

Così d’inverno costoro e mi ci metto in mezzo anch’io, attendono spasmodicamente che il rimescolarsi continuo di Vortici Polari e Anticicloni Subtropicali, generino quella che per molti è una sorta di estrazione al lotto fortuna, in cui si possa concretizzare il sogno di veder realizzato almeno il terno, se non la quaterna o la cinquina.

Per l’Italia e specialmente per il suo lato tirrenico, l’estrazione fortunata si chiama “neve”.

E’ così difficile, particolare e sinotticamente complesso, l’insieme delle variabili atmosferiche che devono concorrere contemporaneamente al compiersi dell’evento, che ogni volta è festa popolare, benchè i disagi superino sempre di gran lunga il senso di magia dell’accaduto.

E particolarmente difficile se non poco probabile appare tutto ciò per la stagione in corso o almeno per quel che resta dell’inverno, che a guardarlo dal punto di vista meteorologico, terminerò tra poco più di un mese.

La gran parte del cosiddetto semestre freddo (autunno e inverno) se ne è andata, mostrando chiara un’impronta mite e alquanto statica dell’atmosfera sull’Emisfero Settentrionale.

Quello che ha più stupito è stata la cosiddetta “persistenza” delle figure di alta e bassa pressione che alle medie e medio-alte latitudini generano l’insieme degli eventi atmosferici che poi caratterizzano il tempo meteorologico sulla terraferma.

Se da una parte abbiamo visto il Vortice Canadese spingere in continuazione con forza verso l’Europa, dall’altra con altrettanta continuità l’Anticiclone Atlantico è risultato debole e pressochè steso lungo i paralleli e solo raramente, così forte da potersi ergere con una certa continuità a figura di blocco alle miti correnti atlantiche sospinte dall’antagonista canadese.

Non cambia molto, osservando le mappe previsionali, ma anche la Stratosfera e gli indici climatici, locali e globali, nello scenario generale di quello che come dicevamo prima è quel che resta dell’inverno.

Questi gli attori principali:

Vortice Canadese in gran forma alle medie/medio-alte latitudini, stante una North Atlantic Oscillation vista costantemente assai prossima alla neutralità o solo poco negativa, compresenza o per meglio dire assenza del Vortice Islandese, pressochè scomparso in quanto assorbito in un tutt’uno da un Vortice Polare in grande spolvero, Anticiclone Atlantico mai poderoso e/o generosamente alimentato alla base per poter essere in grado di ergersi a blocco del flusso mite zonale, Stratosfera disturbata senza picchi eccezionali e quindi in grado di destabilizzare solo debolmente il Vortice Polare, fase di El Niño che se pure in via di calo è in grado di condizionare, addolcendola termicamente, l’atmosfera dell’intero Emisfero Settentrionale, QBO in campo positivo e quindi mancata predisposizione all’inversione dei venti zonali in Stratosfera, quale fattore determinate al disturbo e all’indebolimento della figura del Vortice Polare.

Sia chiaro che in meteorologia non va mai disconosciuta la regola più che dimostrata che afferma che dopo i 5 giorni, ovvero dopo il medio termine, è praticamente impossibile determinare con precisione gli eventi che ci attendono, ma è pur vero e altrettanto regola, che la valutazione del contesto generale delle variabili oggettive in campo, ci offre la possibilità di avere una vista d’insieme dello scenario esteso a livello emisferico, se non globale.

Per ora, felici se potremo essere smentiti, appare più che probabile una nuova fase anticiclonica prolungata, caratterizzata da stasi atmosferica, quindi nebbia e aumento degli inquinanti nei bassi strati, temperature notturne relativamente fredde a causa dell’inversione termica e temperature diurne all’opposto miti a causa del lungo soleggiamento.

Le correnti fredde e le irruzioni di aria artica saranno relegate sull’Europa del Nord e su quella dell’Est, viaggiando lungo il bordo settentrionale e quello orientale dell’Anticiclone delle Azzorre, che stazionerà esteso lungo i paralleli a copertura dell’Europa Occidentale e del Mediterraneo.

Insomma, nessuna sorpresa.

inverno nessuna sorpresa small

Luciano Serangeli

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