News Uragani, Tifoni e Cicloni
Si attiva la fase d'inversione dei MONSONI, sull'oceano Indiano potranno nascere PERICOLOSI cicloni tropicali
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- Pubblicato 25 Ottobre 2014
- Scritto da Daniele Ingemi
Con l’avvento di Ottobre, sopra l’oceano Indiano, comincia ad entrare nel vivo la cosiddetta fase “intermonsonica”, che segna l’inversione della circolazione monsonica, dal pattern estivo a quello invernale.
In questo periodo dell’anno navigare sopra le acque dell’oceano Indiano può essere davvero molto pericoloso, non tanto per la presenza dei pirati somali, sempre pronti a compiere atti di pirateria nei confronti dei grandi mercantili che dal golfo di Aden si muovono verso i porti di India, Singapore e Indonesia, quanto per lo sviluppo, a volte anche improvviso, di potenti cicloni tropicali che possono scatenare venti violentissimi e alzare ondate davvero gigantesche, superiori ai 10 metri.
Non è un caso se la fase “intermonsonica”, ossia di cambio dal “Monsone invernale di NE” al “Monsone estivo di SO”, è ideale allo sviluppo di insidiosi cicloni tropicali, capaci di creare enormi devastazioni in caso di “landfall” sulle coste dell’India o su quelle di Bangladesh, Myanmar e più raramente sull’ovest della Thailandia.
Proprio nel clou della fase di cambio dei Monsoni, lungo le calde acque superficiali dell’oceano Indiano centro-occidentale si attiva, sovente, una ventilazione dai quadranti occidentali che spira in direzione delle coste settentrionali di Sumatra.
Non di rado capita che questa umida e calda ventilazione occidentale, attiva fra le Maldive e le coste occidentali di Sumatra, superi l’equatore, sull’emisfero australe, virando più da NO per l’effetto di Coriolis, che a ridosso dell’equatore rimane piuttosto debole. La ventilazione occidentale in azione nel tratto di oceano Indiano, poco a sud degli atolli delle Maldive, varca la linea dell’equatore, sconfinando cosi nell’altro emisfero, dove i venti, originariamente da Ovest e O-NO, cominciano a ruotare più da NO e N-NO, scivolando sempre più di latitudine.
All’altezza dei 5° di latitudine sud le correnti da NO e N-NO, in sconfinamento dall’altro emisfero, cominciano ad interferire con il sostenuto flusso da E-SE e SE, legato all’Aliseo di SE, che domina lungo la fascia tropicale australe dell’oceano Indiano, a sud dell’Indonesia.
L’interazione fra le correnti da NO e il teso Aliseo di SE, dominante per gran parte dell’anno sulla fascia tropicale dell’oceano Indiano meridionale, produce una ampia linea di convergenza che determina lo sviluppo di un iniziale circolazione vorticosa in senso orario, quindi ciclonica per l’emisfero australe.
Si genera un’area di disturbo che scendendo ulteriormente di latitudine tende ad approfondirsi sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale. In genere, in questo periodo dell’anno, durante la fase di transizione monsonica, si possono sviluppare dei cicloni tropicali che si approfondiscono a seguito della rotazione innescata dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati.
Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NO (in genere premonitrici dell’avvento del Monsone invernale di NE), dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, molto spesso possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar.
La frequenza di queste tempeste è massima da Novembre a Marzo, con un picco fra Gennaio e il mese di Febbraio. Ma i cicloni tropicali più potenti, generalmente, sono quelli che dall’oceano Indiano si spingono in direzione delle caldissime acque superficiali del golfo del Bengala, dove l’intenso calore latente fornito da questa ampia baia rafforza sensibilmente la circolazione ciclonica tropicale, tramutandola in un pericoloso e grande ciclone tropicale, capace di raggiungere la 4^ o addirittura la 5^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti fino a 240-250 km/h.
Questi cicloni purtroppo alle volte, quando impattano con il loro occhio su aree densamente abitate, come le città indiane, diventano autentici mostri che lasciano dietro di se una lunga scia di morti e devastazione. Proprio come avvenne nell’Ottobre del 1999, quando il super ciclone “Odisha”, che raggiunse la 5^ categoria sulla scala Saffir-Simpson, devasto la costa dell’Orissa, cagionando ben 9.658 vittime e danni ingentissimi per diversi milioni di dollari.
Allora gran parte delle vittime fu causato proprio dallo “Storm Surge” che si sviluppo lungo il lato nord del ciclone, dove spiravano i fortissimi venti da Est ed E-SE, con un’onda impressionante che raggiunse un “Run-Up” di ben 5.9 metri e inondò città e villaggi, spazzando via abitazioni e persone.
Daniele Ingemi
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