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Didattica temporali

Il quasi temporale estivo romano

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Speigazione didattica di un fenomeno meteorologico locale, frequente in estate sulla Capitale.

il_quasi_temporale_estivo_romanoCon questa schematizzazione assai semplificata, adatta anche a chi si interessasse per la prima volta a questa materia, intendo illustrare dopo ripetute e stagionali osservazioni satellitari, i risultati di una ricerca climatologica su quello che è un fenomeno tipico e consolidato, ascrivibile a un fattore microclimatico dell'Agro romano, che si estende a partire da Ovest e procedendo verso Est dal Mar Tirreno fino alle pendici dei Monti Lucretili, il cui primo baluardo è Monte Gennaro coi suoi modesti 1271 metri, seguito più ad est dal Monte Pellecchia ( 1368 metri ).

Nel periodo che va dalla terza decade di Luglio a tutto Agosto e prolungandosi a volte fino alla prima metà di settembre, si ripete in maniera frequente e costante nella dinamica, quello che si potrebbe definire " il quasi temporale estivo romano ".

Passiamo ora alla spiegazione di quanto atmosfericamente avviene in questi frangenti e che potrete facilmente seguire, attraverso la numerazione e le lettere che ho inserito nella mappa esplicativa che trovate di seguito e a fine articolo.

il quasi temporale estivo romano

Intendo specificare che quanto seguirà, intende illustrare un singolo fenomeno specifico zonale e che quindi le varie caratteristiche di alimentazione o di sviluppo dinamico del fenomeno non sono ascrivibili in maniera ampliata alle varie forme e caratteristiche dei molti tipi di fenomeni temporaleschi esistenti in natura.

A tale riguardo consiglio invece la lettura dell'ampia e dettagliata didattica, che potete consultare a partire dal seguente link:

http://www.meteoportaleitalia.it/temporali-co/temporali-co/didattica-temporali.html

  • Aria molto calda e notevolmente umida ristagna al suolo in tutto l'Agro romano.La debole ventilazione proveniente dai quadranti occidentali ( per lo più da ovest - sud ovest ) , procede in senso parallelo al terreno, non essendo presenti moti verticali dell'aria ( situazione che ne inibisce il sollevamento ) e si dirige verso est.
  • L'aria caldo-umida attraversa l'area metropolitana di Roma e si carica in maniera importante di ulteriore calore e umidità, a causa dell'isola di calore costituita dalla città.L'isola di calore altro non è che quel fenomeno termico per cui, in presenza di grosse aree urbane, si riscontra una presenza notevole di calore e umidità dell'aria, dovuti all'asfalto delle pavimentazioni stradali, al cemento delle costruzioni, alle intense attività di circolazione, a quelle produttive e di utilizzo di fonti di calore, quali le caldaie per il riscaldamento in inverno,e i motori dei climatizzatori in estate.
    Nelle aree metropolitane si riscontra infatti una forbice termica rispetto alle campagne circostanti, che a seconda del periodo dell'anno va dai +2 ai +5 gradi.
  • Parte dell'enorme energia termica dell'isola di calore, tende a salire verso l'alto sfruttando le seppur debolissime correnti ascensionali "autogeneranti", dovute al naturale sollevamento dell'aria calda verso quote superiori più fresche.Vediamo nello schema illustrativo la formazione di Cumuli ( A ), piccoli Cumuli Congesti ( B ), e Altostrati ( C ). Questi ultimi offuscano il cielo con uno strato lattiginoso e opaco.
  • L'aria calda, notevolmente potenziata dall'assorbimento di energia termica sul suolo metropolitano, procede ancora verso est fino ad incontrare i primi rilievi del Preappennino.
  • A questo punto il flusso caldo-umido al suolo, tende a risalire i rilievi che incontra lungo il suo procedere verso est, per semplice moto meccanico ( correnti adiabatiche di risalita ).Con l'aumentare dell'altitudine la pressione atmosferica dell'aria diminuisce e viene favorito l'aumento di velocità dei flussi aerei caldi in risalita, i quali generano un discreto moto ascensionale verticale ( convezione ). L'aria risucchiata velocemente verso l'alto dalla diminuzione di pressione e dalla sua componente calda e leggera, incontra una graduale diminuzione di temperatura e con l'aumentare di quota condensa velocemente, generando un possente Cumulo Congesto ( 6 ).

  • Il Cumulo Congesto a sua volta, alimentato dal basso da ulteriore energia caldo umida evolve in Cumulonembo e cioè nella nube temporalesca classica, alla cui sommità si formerà una estesa nube ad incudine ( 11 ) e cioè una sorta di allungamento in senso orizzontale della vetta della nube,  determinato dal trascinamento esercitato dai forti venti presenti in quota oltre la media Troposfera.A questo punto la cella temporalesca ha raggiunto il massimo grado di maturità ed e' pronta a scatenare fulmini, tuoni, grandine e pioggia sui contrafforti dell'Appennino laziale-abruzzese.
     
  • Nella parte alta del Cumulonembo ( costituito nel suo insieme dal Cumulo Congesto (6) e dalla sua incudine ( 11 ) ), ad un'altezza che supera i 5.000 metri di quota e può arrivare anche ai 12.000/13.000 metri alle nostre latitudini, risiedono una zona di intensissimi venti ( Jet Stream ) e temperature molto basse.Le microgocce di acqua e i microcristalli di ghiaccio all'interno della nube a quelle altezze, tendono a cadere verso il basso della nube, ma non avendo ancora raggiunto il giusto peso per precipitare al suolo contrastando i venti di risalita, vengono di nuovo sospinti verso l'alto da tali correnti ascensionali ( 5 ).
    In questo modo rientrano in circolo e vanno ad aggregarsi a nuove molecole di acqua e di ghiaccio.
    Questo meccanismo dinamico che a volte è completamente assente, può talora ripetersi per molti cicli fino a che, raggiunto un peso idoneo, acqua e grandine precipitano al suolo ( 8 ).
    Normalmente ma non sempre e' la grandine a precipitare per prima al suolo, grazie al suo peso maggiore rispetto alle gocce di pioggia.

  • Insieme a grandine e pioggia, dalle zone laterali e da quella posteriore del cumulonembo, precipita verso il basso aria fredda e pesante ( 9 ) che si propaga a raffica sui fianchi e dietro il temporale.Il risultato di questa propagazione, essendo essa costituita da aria fredda, e' quello di scalzare e sollevare nuova aria caldo-umida dal suolo delle valli incassate tra i monti, che sollevandosi a quote superiori da vita per condensazione a un nuovo Cumulo Congesto ( 10 ) e al suo successivo evolvere in un nuovo Cumulonembo.

Per concludere la didattica semplificata su questo particolare tipo di nuvola, vi invito ad osservare gli ultimi particolari dell'argomento, riassumendone le caratteristiche salienti.

La direzione di avanzamento ( 12 )  del Cumulonembo e della sua incudine e' esattamente opposta a quella delle correnti calde ascensionali che lo generano ( 5 ).

Difatti esse provengono da Ovest e si spostano verso Est per generare la nuvola ( 1-2-4-5 ), mentre il Cumulonembo si sposta da Est verso Ovest, come evidenziato dalla freccia in nero ( 12 ).

Le correnti ascensionali ( 6 ) entrano nella nuvola dalla sua zona anteriore e le precipitazioni fuoriescono dalla sua zona posteriore ( intendendosi l'estensione della nube calcolata dall'apice anteriore a quello posteriore dell'incudine ) ( 8 ).

Le precipitazioni associate al Cumulonembo non sono esclusivamente liquide ma anche aeree, composte da aria fredda discendente velocemente dalle quote elevate  ( 9 ).

Il Cumulonembo generantesi da un nuovo Cumulo Congesto ( 10 ), si forma di fianco o alle spalle del Cumulonembo originario.

In altri tipi di Cumulonembo, le correnti in entrata e in uscita, nonche' la zona delle precipitazioni e della genesi di nuovi Cumulonembi sono poste in zone differenti della nube o esattamente invertite rispetto a quanto descritto finora.

Tornando alla mia iniziale ricerca microclimatica , la poca potenza di questo tipo di cella temporalesca e' dovuta al fatto che nel periodo estivo, in quota e' generalmente presente aria non eccessivamente fredda e quindi l'aria calda e umida presente al suolo, non trova supporto da adeguate e vigorose correnti ascensionali. Ciò per via del quasi costante regime di alta pressione che pressando e facendo stagnare l'aria al suolo non ne permette il rimescolamento e l'innalzamento verso quote superiori.

Vengono così a mancare forte instabilità atmosferica e forti contrasti termici, che altro non sono che il motore per eventi temporaleschi di una certa consistenza ed estensione, tali da poter raggiungere le zone di pianura provenendo dall'entroterra.

Il fenomeno del documentato "
quasi temporale estivo romano ", che si può ben notare di pomeriggio nelle zone est della capitale, consiste nel veder provenire dall'entroterra la grossa incudine del Cumulonembo, quando ormai essa e' nella sua fase di dissolvimento e si sta trasformando in sfilacciati Cirri o distese di Cirrostrati, conosciuti anche col nome di falsi Cirri.

Tutta la carica di precipitazioni e di sollievo dall'afa si e' scaricata sui monti e sulle zone collinari nelle immediate vicinanze di Roma , non avendo più il Cumulonembo che abbiamo visto provenire da oriente, la sufficiente dinamicità e carica di energia termica per procedere maggiormente verso ovest e donare anche alla città un po' di sollievo dall'infernale canicola estiva.

Non ci rimane altro che aspettare e in seguito sopportare la tremenda umidità delle notti romane delle periferie orientali della città, dove non può giungere ad alleviare le nostre tribolazioni neanche la brezza di mare, troppo distante in termini chilometrici e relegata nelle immediate zone prospicienti il litorale.

Di seguito l'illustrazione didattica.

il quasi temporale estivo romano

Luciano Serangeli

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