Editoriali Sismologia
La Probabilità di terremoti quasi simultanei complica la pianificazione di pericolosità sismica per l'Italia
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- Pubblicato 06 Settembre 2014
- Scritto da Paolo Lui
Sequenze strettamente cronometrate, quasi sovrapposte, di terremoti consecutivi, rappresentano eventi sismici devastanti nella storia d'Italia, e dovrebbero essere presi in considerazione durante la creazione di nuove strutture, secondo la ricerca pubblicata nel numero di settembre della rivista Seismological Research Letters (SRL).
"E' molto importante considerare questo scenario di terremoti, che si verificano possibilmente a secondi di distanza, uno subito dopo l'altro," ha detto il co-autore Anna Tramelli, un sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli, in Italia. "Due mainshocks (terremoti di grande magnitudo) consecutivi di magnitudo 5.8 potrebbero avere l'effetto di un terremoto di magnitudo 6 in termini di rilascio di energia. Ma l'effetto su una struttura potrebbe essere ancora più grande di quello che è previsto da un terremoto di magnitudo 6, a causa della durata di agitazione che potrebbe influire negativamente sulla capacità di recupero di una struttura".
In una presentazione dello stesso progetto, avvenuta a Vienna lo scorso aprile, i responsabili spiegavano:"durante una sequenza sismica la probabilità settimanale di un terremoto distruttivo può anche aumentare di 100/1000 volte, ma difficilmente questa probabilità raggiungerà l'1%".
Nell'immagine sopra la probabilità degli eventi di magnitudo -/+ 4 durante la settimana che iniziava al 31 dicembre 2013. L'isola della Sardegna è inattiva perché non è inclusa per ora; così anche il vulcano altamente attivo dell'Etna, in Sicilia.(da Marzocchi et al., "l'istituzione di un sistema operativo di previsioni di terremoto in Italia,„ s.r.l., doi: 10.1785/0220130219)
Storicamente, una serie multipla innescata da mainshocks, con ritardi da secondi a giorni, hanno causato terremoti mortali lungo la fascia appenninica italiana, una serie di catene montuose centrali che si estendono in lunghezza per l'Italia. La sequenza sismica del 1997-1998 in Umbria, eravamo nel mese marzo, contava sei mainshocks di moderata entità, che vanno da M 5,2 a 6,0. Il terremoto dell'Irpinia del 1980 vide inclusa una sequenza di tre eventi, che si verificarono a intervalli entro 20 secondi l'uno dall'altro. La sequenza dell'Emilia nel 2012 è iniziata con un evento M 5.9, con la seconda più grande scossa principale (M 5.8) che si verificò nove giorni dopo, e comprendeva più di 2000 scosse di assestamento.
In questo studio, Tramelli e i suoi colleghi hanno utilizzato le forme d'onda registrate dalla sequenza sismica del 2012 nella regione Emilia, a simulare una sequenza sismica che ha attivato la fine di ogni terremoto lungo le linee di faglia adiacenti, osservando l'effetto di continue rotture sul moto del suolo risultante e, di conseguenza, il suo impatto sulle strutture critiche, come dighe, centrali elettriche, ospedali e ponti.
"Abbiamo dimostrato che i terremoti che si attivano consecutivamente, possono aumentare la quantità di energia prodotta dalle rotture, superando le specifiche di progettazione previste per le costruzioni in zone di moderata pericolosità sismica", ha detto Tramelli, la cui analisi suggerisce che l'agitazione di magnitudo 5.0, in terremoti multipli, sarebbe significativamente maggiore che da un singolo evento di magnitudo 5.0.
I "contro terremoti" sono più che teorica, dicono gli autori, che fanno notare come questo scenario peggiore è successo almeno una volta nella storia recente d'Italia. Precedenti studi hanno identificato tre sub-eventi ad intervalli di 20 secondi nei segnali sismici registrati durante la sequenza del terremoto dell'Irpinia del 1980, il cui il moto al suolo ha causato più di 3000 morti e danni significativi alle strutture.
Un "approccio più ampio e moderno" per la mitigazione del rischio sismico in Italia, suggeriscono gli autori, potrebbe integrare lo scenario dell'innesco di molteplici terremoti, insieme con l'attuale comprensione delle posizioni di faglie attive, meccanismi e interazione.
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