Vulcanologia
Didattica Vulcanismo: il calore che viene dalla Terra
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- Categoria principale: Scienze Naturali
- Categoria: Vulcanologia
- Pubblicato 09 Maggio 2012
- Scritto da Marcello Poggi
Siamo abituati a considerare, soprattutto concentrandoci sull'aspetto meteorologico, unicamente la nostra Stella per quanto riguarda il “rifornimento” di energia che giunge sulla Terra. E' vero, è impossibile immaginare la vita senza il Sole, ma anche dall'interno della Terra proviene energia. Ce ne accorgiamo ogni volta che c'è un terremoto o che erutta un vulcano, ma la domanda rimane come sospesa: la Terra si muove, arriva del calore sulla superficie, ma se ci si sofferma sul cosa possa attivare questi meccanismi spesso si resta senza risposte. Una prima risposta a questo, straordinaria per i tempi in cui fu formulata, nel '600, da parte del chimico Boyle (da cui la legge omonima). Egli affermò che dovevano trovarsi fuochi e zone calde all'interno del Pianeta che trovavano uno sbocco per uscire sulla superficie.
Inizialmente la Terra acquisì calore attraverso la compressione indotta dalla gravità, oggi dobbiamo il calore prodotto ai processi di decadimento radioattivo che sono ancora in atto al suo interno. La quantità di energia sviluppata in questo modo è impressionante, e corrisponde 1000 volte l'intensità dei terremoti che avvengono ogni anno o, se vogliamo, a 250 mila volte l'energia di una bomba atomica da 1 megaton (cioè un milione di tonnellate di tritolo).
Sulla superficie il calore che arriva è 1/10 di questo, ed è comunque una quantità immensa, superiore a quella che l'uomo utilizza. E' una quantità molto piccola rispetto a quella che ci arriva dal Sole, ma è comunque sufficiente ad accrescere, per esempio, le catene montuose.
Non è invece sufficiente a mettere in moto i meccanismi di circolazione atmosferica. Questi dipendono dal Sole e, come si può correttamente dire, se l'interno della Terra forma i rilievi, il Sole, tramite le precipitazioni, il movimento delle acque e altri meccanismi come la rottura dovuta ai continui cicli di congelamento e disgelo delle rocce, le distrugge.
Marcello Poggi
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