Sul nostro sito usiamo i cookies. Continuando la navigazione nel sito ne autorizzi l'uso.

   ultime dallitalia h 75   ultime dal mondo h 75   extreme weather h75

    analisi-modelli h 75  Scienze-h-75  Terremoti-h-75

Back Sei qui: Homepage Scienze Scienze Vulcanologia Tutto quello che c'è da sapere sui vulcani (parte 4): TIPOLOGIA DEI VULCANI

Vulcanologia

Tutto quello che c'è da sapere sui vulcani (parte 4): TIPOLOGIA DEI VULCANI

banner-all-articles-top-defin-02-720x81-px

Entriamo all'interno dei vulcani per scoprire quali dinamiche li caratterizzano.

DSC 4538La presenza di vulcani e quindi la possibilità di eruzioni di questi dipendono dalle zone del pianeta. Sono infatti spesso il risultato dei movimenti delle placche terrestri, sovente si trovano nelle zone di confine tra due o più di queste, caratterizzate da fenomeni di scorrimento, accorciamento o allungamento di cui abbiamo parlato poc’anzi. Esempio lampante è la "cintura di fuoco" nell’oceano pacifico, zona caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di vulcani e di fenomeni sismici(circa l’80% dei fenomeni sismici di tutto il pianeta si concentrano in tale zona). In questa zona è frequente il fenomeno della subduzione, ossia l'avanzamento della placca continentale che sovrasta quella oceanica e in queste condizioni la roccia che va a trovarsi a elevate profondità terrestri fonde e risale verso la superficie attraverso fratture; successivamente fuoriesce per mezzo di eruzioni vulcaniche.

Il parametro più importante da tenere in considerazione per determinare la tipologia del vulcano è la viscosità del magma al suo interno, ossia la sua capacità di resistenza allo scorrimento che dipende fortemente dal suo contenuto in silice. Se il contenuto in silice è alto, il magma è di tipo acido è ha un’alta viscosità per cui la lava fatica a fluire e talvolta finisce per solidificarsi nel condotto vulcanico, fungendo da tappo. Nel caso invece di magma con contenuto in Silice più basso, cioè magma di tipo basico, si hanno i presupposti per attività vulcanica effusiva.

Tante volte ci si fa suggestionare dalle immagini dell'Etna che in realtà non è particolarmente pericoloso a causa della natura delle sue eruzioni, prevalentemente effusive. Ciò significa che il magma presente nei vulcani effusivi è poco viscoso e si hanno le classiche colate di lava ai pendii del vulcano. Vulcani di questo genere eruttano abbastanza frequentemente trovando periodico "sfogo" e scongiurando quindi eruzioni disastrose.

Diversa è la situazione della cintura di fuoco, dove invece i vulcani sono caratterizzati da attività esplosiva; qui il magma è piuttosto viscoso e spesso solidifica appena arriva in sommità del cratere.  Si forma così un tappo di roccia solidificata che impedisce la fuoriuscita di magma dal condotto vulcanico che col passare del tempo esercita sempre maggiore pressione sul tappo sovrastante. Arriva quindi il momento in cui il tappo non è più in grado di opporre resistenza e si sfocia nell'esplosione del vulcano che nei casi peggiori significa la completa distruzione dell'edificio vulcanico e il suo collassamento in superficie.

E' appunto il caso del Krakatoa (36 000 morti), dove la sua eruzione del 26 Agosto 1883 fu di proporzioni gigantesche: il materiale espulso dal vulcano fu di oltre 10 km3 , la sua potenza fu l'equivalente di ben 15mila bombe atomiche di Hiroshima e il boato fu sentito fino a quasi 5000 km di distanza.

 E’ da sottolineare inoltre che le eruzioni esplosive sono caratterizzate dai cosiddetti flussi piroclastici, si tratta di enormi masse in movimento composte da gas roventi con una temperatura compresa tra 200°C e 700°C , da ceneri, lapilli e da frammenti di roccia con diametro che va dai millesimi di millimetro fino al metro. Questa miscela è provocata dalla rapida espulsione di magma e gas dal condotto vulcanico; quando precipita a valle dal pendio di un vulcano può raggiungere velocità di alcune centinaia di chilometri orari con un volume compreso tra migliaia e miliardi di metri cubici. Ciò che si trova sul cammino di una nube ardente non ha scampo.

Ma quali sono le cause della nascita di una nube ardente? Ad oggi le teorie sono due:

1)La nube ardente si origina direttamente dal vulcano quando la pressione del magma e del gas riesce a superare quella delle rocce confinanti. Si forma così un flusso piroclastico che si propaga lateralmente lungo il pendio del vulcano.

2)Nel secondo caso la nube ardente si genera quando i gas e le particelle di magma lanciati nell’atmosfera durante un’eruzione esplosiva perdono la loro capacità propulsiva verso l’alto, ricadendo in terra e dando così vita al cosiddetto flusso piroclastico di caduta.

DSC 4538

Passaggio di una nube piroclastica su una foresta.

Nel caso del Krakatoa, l’eruzione fu seguita da un pesante maremoto causato dalla forza d’urto delle nubi piroclastiche che entrarono in contatto con l’acqua e forse di qualche terremoto, con onde alte fino a 40 metri di altezza! L’acqua pesa 1 kg e 40 g per litro, possiamo facilmente immaginare quindi quanto possa essere devastante la forza di un’onda del peso di decine di migliaia di tonnellate di acqua.  Per spiegare l’ improvvisa e misteriosa scomparsa di navi dai mari e oceani, le antiche popolazioni hanno inventato miti e leggende come quelle di mostri o sirene. Gli scienziati fino a qualche tempo fa erano scettici circa l’esistenza di tali onde, oggi invece sappiamo che le onde giganti esistono e sono anche la causa principale di affondamento.  Prevedere uno tsunami con largo anticipo è impossibile ad oggi, ma è possibile invece tramite sistemi di monitoraggio individuare la perturbazione una volta essa si sia formata a largo delle coste e diramare un allarme all’area interessata dal pericolo. Un segnale precursore di uno tsunami è il ritirarsi del mare anche per alcuni minuti e in modo piuttosto evidente lasciando scoperto tutto il fondale.

Le onde marine sono oscillazioni dell’acqua prodotte dal vento in superficie e nonostante la nostra impressione sia quella di un movimento orizzontale in realtà il movimento delle particelle d’acqua è puramente verticale. Ciò che si muove orizzontalmente è la forma dell’onda ossia l’alterazione causata dal vento. Se osserviamo attentamente il movimento delle particelle noteremo però che questo moto è circolare che in prossimità del litorale a causa dell’attrito coi fondali tende a divenire schiacciato perciò ellittico.

E’ da sottolineare come al largo uno tsunami possa presentare un altezza d’onda solitamente non superiore al metro, è solo con l’approssimarsi della costa e l’interferenza coi bassi fondali che l’enorme quantitativo di energia provoca una veloce crescita dell’altezza dell’onda e la sua furia distruttrice.

Alla foce del fiume Columbia, nella costa occidentale dell’America settentrionale, vi è una scuola di addestramento a salvataggio della guardia costiera, unica nel suo genere. Si tratta di un addestramento piuttosto duro nel quale si devono affrontare le più pericolose situazioni navali.

PARTE 5: FORMA DEGLI EDIFICI VULCANICI E FORME DI VULCANESIMO SECONDARIO.

Luca De Feo mpi end

 

 

 

 

Meteo Portale Italia © Riproduzione riservata

Homepage   Chi siamo   Info-Contatti-Archivio   Lavora con noi   Privacy e Cookies   Note legali

Seguici anche su

facebook-logo ter Twitter-icon-60-pz google-plus-logo 3 linkedin 60 px  youtube 60px rss icon 60x60

Logo-MPI-fine-articolo-JPG

Meteo Portale Italia - MALU s.r.l. - C.F. e P.IVA 08683291002

Copyright © 2011-2015 Meteo Portale Italia. Tutti i diritti riservati.


Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Webcam multi tipo

citta

traffico

montagne

italia-montagne

italia-montagne2

spiagge

cielo

animali

luoghi-tipici

radio-e-tv

scientifiche

sport-e-eventi

laghi fiumi parchi

video-da-webcam