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Dati climatici storici degli ultimi 20.000 anni dai sedimenti del Mediterraneo
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- Pubblicato 09 Marzo 2015
- Scritto da Ali Dorate
Un team internazionale di scienziati, che comprende tre Università di Granada e i ricercatori dell'Istituto andaluso di Scienze della Terra (UGR-CISC), hanno trovato nuovi dati sul clima nel bacino del Mediterraneo nel corso degli ultimi 20 mila anni, grazie alla composizione chimica dei sedimenti depositati nei suoi fondali marini.
I suoi autori sono Francisca Martínez Ruiz y David Gallego Torres (Andalusia, Istituto di Scienze della Terra, CSIC-UGR), entrambi membri del gruppo di ricerca RNM179, così come Miguel Ortega Huertas (del Dipartimento di Mineralogia e Petrologia). Gli altri co-autori sono Miriam Kastner (Scripps Institution of Oceanography, UCSD, La Jolla, Stati Uniti d'America), Marta Rodrigo Gámiz (NIOZ, Reale Istituto olandese per la ricerca marina, Texel, Paesi Bassi) e Vanesa Nieto Moreno (Biodiversität und Klima Forschungszentrum, Francoforte am Main, Germania). Lo studio è stato pubblicato su Quaternary Science Reviews.
Francisca Martínez Ruiz. la principale autrice spiega che "lo studio della composizione chimica dei sedimenti dei fondali marini è particolarmente interessante perché, al di là dei meri dati strumentali, ci sono indicatori indiretti in grado di fornire informazioni su quello che era il clima nel passato."
Questo studio ad alta risoluzione dei sedimenti del fondo marino contribuirà alla conoscenza dei cambiamenti climatici in corso, e anche a speculare con diversi scenari di cambiamento climatico il futuro. "Il Mediterraneo è un laboratorio naturale eccezionale per la ricerca paleoambientale, dal momento che la sua natura come un bacino semichiuso lo rende particolarmente sensibile, trasformandolo in un amplificatore degli effetti della cambiamento globale."
L'intervallo di tempo considerato ai fini di questa pubblicazione scientifica è di particolare interesse a causa dei notevoli cambiamenti climatici che hanno avuto luogo dal momento che l'Ultimo massimo glaciale (LGM), che si riferisce al periodo durante il quale si ebbe la massima espansione dei ghiacci durante l'ultima glaciazione (la glaciazione Würm o del Wisconsin), ossia circa 20.000 anni fa, come ad esempio l'ultimo evento Heinrich (periodi durante i quali ondate di iceberg si sono staccate dai ghiacciai e hanno attraversato il Nord Atlantico), la transizione Bolling-Allerod, lo Younger Dryas (una fase di raffreddamento verso la fine del clima Pleistocene) e le oscillazioni climatiche Oloceniche.
Gli scienziati hanno valutato l'utilità dei diversi marcatori geochimici e mineralogici di variabilità climatica, e hanno concluso che coloro che forniscono il tipo di informazioni più affidabili e precise sono i seguenti: relazioni Ti / Al (ossia titanio e alluminio) e Zr / Al ( zirconio e alluminio) per l'interpretazione delle variazioni nei modelli di vento, e quindi per la ricostruzione dei cicli aridi e umidi; le relazioni MG / Al (magnesio e alluminio), K (Al (potassio e alluminio) e Rb / Al (rubidio e alluminio) come marcatori per la variazione nei modelli fluviali, e le condizioni di ossigenazione ricostruita grazie alle relazioni tra tracce di metalli ( U, Mo, V, Co, Ni, Cr, cioè uranio, molibdeno, vanadio, cobalto, nichel e cromo).
Lo studio della produttività biologica è risultato essere di particolare interesse. E' stato ricostruito dal contenuto di bario (Ba) in sedimenti derivanti da barite biogene. "Dato che il cambiamento climatico è ciclico", sottolinea la prof.ssa Martínez "prevedere i futuri cambiamenti climatici e i suoi meccanismi di controllo, sia naturali che di possibile origine antropica, richiede una comprensione dei sistemi climatici del passato, e la risposta delle diverse componenti (atmosfera, biosfera, litosfera, idrosfera, criosfera) in scala ingrandita rispetto alla registrazione strumentale. "
Ali Dorate
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