Glaciologia

Nuovo STUDIO rivela una SENSIBILE riduzione del manto nevoso artico negli ultimi 50 anni

Secondo quanto riferito dai ricercatori in un nuovo studio recentemente pubblicato nel Journal of Geophysical Research, il manto nevoso artico si sarebbe sensibilmente ridotto, negli ultimi 50 anni, da 35 a 22 cm sull'Artico occidentale, da 33 a 14,5 cm nei mari di Beaufort e Chukchi, rispettivamente a ovest e a nord dell'Alaska.

Gli scienziati, attraverso continui monitoraggi dalle stazioni di ricerca alla deriva sui banchi di ghiaccio e attraverso l'ausilio di radar aerei ad alta tecnologia, hanno studiato nei dettagli la profondità della neve che si accumula sul ghiaccio artico del mare per quasi un secolo. La ricerca, guidata dall'Università di Washington e dalla NASA, conferma che il manto nevoso si è sensibilmente ridotto in gran parte dell'Artico, con particolare riferimento al ghiaccio marino nelle acque occidentali vicino all'Alaska.

In particolare la ricerca si basa combinando i dati raccolti dalle boe presenti nel ghiaccio e dagli aerei della NASA che raccolgono i dati storici dei banchi di ghiaccio dalla fine del 1950 ai primi del 1990, anche attraverso approfonditi studi effettuati precedentemente da scienziati sovietici. Storicamente, proprio questi ultimi, hanno sempre effettuato ricerche sul ghiaccio alla deriva e successivamente registrato la profondità del manto nevoso su alcuni manoscritti. Oggi i ricercatori utilizzano invece una sonda automatica simile ad una bastoncino per verificare la precisione delle misurazioni nell'aria.

Gli autori della ricerca hanno confrontato i dati provenienti dalle indagini NASA nell'aria tra il 2009 e il 2013 e quelli provenienti dalle stazioni sovietiche sul ghiaccio alla deriva tra il 1954 e il 1991 e son giunti alla conclusione che il manto nevoso si è ridotto da 35 a 22 cm nell'Artico occidentale, da 33 a 14,5 cm nei mari di Beaufort e Chukchi, rispettivamente a ovest e a nord dell'Alaska.

Nella regione artica occidentale si tratta di un calo di circa un terzo, mentre il manto nevoso in prossimità dell'Alaska settentrionale e occidentale è meno della metà dei record registrati dagli scienziati sovietici durante, soprattutto, la stagione primaverile. I ricercatori ipotizzano che soprattutto nei mari di Beaufort e Chukchi il congelamento in superficie avviene più tardi in autunno, momento in cui le nevicate più abbondanti si verificano soprattutto in mare aperto.

Ora bisognerà vedere che effetto avranno queste nevicate sul ghiaccio artico immediatamente sottostante il manto nevoso; una profondità nevosa più elevata "protegge" il ghiaccio dall'aria fredda, mentre uno strato più sottile permetterebbe quindi al ghiaccio stesso di incrementare sensibilmente durante la stagione invernale. Di contro, tuttavia, un manto nevoso più sottile, implicherebbe uno scioglimento del ghiaccio più accentuato all'inizio della primavera.

Questo recente lavoro è stato parte del programma di funzionamento IceBridge della NASA, che sta usando alcuni aerei per tenere sotto stretta osservazione la situazione del ghiaccio artico, mentre, sempre la NASA, si sta preparando a lanciare un nuovo satellite per il monitoraggio del ghiaccio, nel 2017.

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