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Naufragio Concordia isola di Giglio a rischio ambientale, la nave affonda

Negli ultimi giorni non si fa altro che parlare del comandante Schettino e del disastro Concordia, il gigante: di metri 300 e altezza 52 metri, capace di ospitare oltre 4.000 passeggeri schiantatasi il 13 gennaio 2012 nei pressi dell’isola del Giglio sta affondando e ora ciò che resta è solo un relitto. Il maltempo con il mare in burrasca impedisce lo svuotamento dei serbatoi contenenti 2280 tonnellate di carburante ma non è tutto: detersivi e saponi dalla nave hanno raggiunto livelli di tensioattivi di 2-3 mg/litro nell'area intorno alla nave naufragata, (nei quattro punti di controllo a prua, a poppa e lungo le due fiancate), più del limite consentito, in un mare dove di solito il livello di queste sostanze è zero.

Questi livelli di tensioattivi,composti organi che si trovano nei detersivi, rilevati dall'Arpat con test realizzati dal battello Poseidon, sono quelli definiti dalla legge per gli scarichi industriali. I detersivi e i saponi a bordo della Concordia, alcune centinaia di chili, in particolare quelli in contenitori non sigillati ermeticamente al momento del disastro, si stanno progressivamente sciogliendo e diffondendo nel mare cristallino dell'Isola del Giglio.

Ad essi si aggiungono,oli, vernici, prodotti di clorazione delle piscine,sostanze detergenti, solventi, rifiuti solidi di ogni genere, costituiti per lo più da arredi presenti a bordo, metalli di vario ordine e grado che cominciano a degradarsi e a diffondersi nell’acqua circostanti con tutte le proprie componenti nocive.

Certo, il rischio maggiore è determinato dalla possibile fuoriuscita di carburante. Nella gigante Concordia sono presenti 2.280 t di combustibile e 42 mc di olio lubrificante, in tutto 2.400 t di idrocarburi contenuti in 23 casse di carburante. Data laconsistenza densa e vischiosa ad elevato tenore di zolfo propria della natura fisica e chimica del combustibile, la possibile fuoriuscita avrebbe effetti disastrosi,il combustibile galleggia sull'acqua, formando uno strato che isola l'acqua dall'aria, impedendo gli scambi di gas. 

L'impoverimento di ossigeno fa morire molti organismi marini. Con il passare dei mesi le sostanze più leggere o evaporano o vengono distrutte lentamente da microrganismi o reazioni chimiche; quelle più pesanti, invece, rimangono sotto forma di grumi e poi lentamente affondano e vengono a poco a poco attaccate da batteri o da reazioni chimiche. 

Prima di scomparire, però, distruggono anche gli organismi che vivono sui fondali. Gli idrocarburi formano, infatti, uno spesso, strato superficiale, chiamato comunemente "marea nera", che impedisce l'ossigenazione dell'acqua e la penetrazione della luce solare, di conseguenza mette a rischio la ricchezza di biodiversita’, che rappresenta la base della nostra sopravvivenza sulla Terra. Solo un miracolo a questo punto salverebbe un disastro ambientale sulla bellissima isola italiana.

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