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L'angolo del direttore

La NEVE A ROMA del 9 febbraio 1965. Ne caddero 40 centimetri

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9-feb-1965{module [501]}Dal quotidiano "La Stampa" del 10 febbraio 1965 alcuni articoli che riguardano le 12 ore di neve a Roma il 9 febbraio 1965.

Esemplare di ciò che avvenne questi passaggi estratti dagli editoriali dell'epoca:

"Tutti questi dati possono da soli fornire una idea di ciò che è accaduto ieri nella capitale a causa dei quaranta centimetri di neve caduta in dodici ore consecutive. Pur se la nevicata è stata così eccezionale da battere ogni record da cent'anni a questa parte.."

Trenta centimetri di neve fanno di Roma una città senza tram, luce, acqua, telefono ("La Stampa" 10 febbraio 1965)

LA CAPITALE ISOLATA E PARALIZZATA Trenta centimetri di neve fanno di Roma una città senza tram, luce, acqua, telefono Scuole ed'uffici chiusi, ferma anche l'attività politica - Treni bloccati in stazione, chiusi gli aeroporti perché le piste erano impraticabili - Rami ed alberi sono crollati un po' dappertutto ostruendo le strade e spezzando i fili dell'energia elettrica - Uno è caduto all'ambasciata americana in via Veneto - Tre altre ambasciate hanno richiesto l'intervento dei vigili del fuoco - Si sono fermate le pompe dell'acquedotto e per la mancanza di elettricità si sono spente le caldaie di riscaldamento nelle case. Dodici ore di neve, dalle due di notte a mezzogiorno, e quindi dalle tre fino alle cinque del pomeriggio, hanno isolato Roma dal resto della penisola, paralizzato la vita civica della Capitale. Tre ambasciate africane — del Sud Africa, della Rau e di Libia — hanno dovuto chiedere soccorso ai vigili del fuoco perché il crollo di alberi nei loro giardini aveva ostruito il passaggio bloccando uscita e ingresso ai diplomatici.

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Soltanto il Vaticano, a quanto sembra, è andato immune dal flagello. Squadre di spalatori hanno sgombrato della neve l'interno della piccola città. Fuori della, città santa, invece, in Campidoglio, la seduta del Consiglio comunale che doveva tenersi nel pomeriggio alle sei è stata rinviata a causa del maltempo. Il maltempo ha isolato la capitale, totalmente, per molte ore. Al 210 chilometro della Via Cassia erano rimaste bloccate stanotte una decina di automobili. E' corsa la Stradale con due pattuglie che sono rimaste anch'esse prigioniere della neve. Trecento macchine erano ferme all'inizio della Via Pontina, nella zona dell'Eni: Nevicava da Firenze a Roma e da Roma a Napoli, ed anche i treni si arrestavano, a nord e a sud della città, in aperta campagna o nelle piccole stazioni. In quella grande di Roma, la Stazione Termini, erano rimasti bloccati dal gelo tutti gli scambi: i pochi treni in movimento venivano smistati verso gli scali periferici, dove sembra che fosse più agevole il lavoro di sgombero e il controllo dei congegni di scambio. A Termini si è dovuto operarli a mano, a forza di braccia contro il gelo.

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Era bene, del resto, che i treni non si muovessero, dato che guasti e interruzioni si registravano anche nei centralini telefonici, col risultato di impedire la trasmissione dei segnali. Tutti fermi, perciò, per evitare disastri (del resto, i viaggiatori che fossero arrivati non avrebbero potuto lasciare la stazione, essendo bloccato il traffico anche all'interno della città). Anche sugli aeroporti, paralisi totale: tutte le piste impraticabili, tutti i servizi paralizzati. C'erano venti centimetri di neve, e gli spazzaneve non sono serviti a nulla, e pertanto Fiumicino (poi anche Ciampino) sono stati chiusi al traffico, ordinando agli aerei di dirottare verso altri aeroporti: Milano, Nizza, Genova, Napoli e Torino. Quasi alla stessa ora, l'Ufficio movimento dell'azienda dei tram ed autobus della città a propria volta dava l'ordine di sospendere il sevizio tramviario e filoviario essendosi rivelati del tutto vani gli sforzi compiuti dai tecnici dell'Atac per far funzionare almeno i tram inutilmente, per esempio, venivano versati mucchi di sale sugli scambi gelati, tutte le scorte di sale industriale accumulate in precedenze inoltre un congruo rifornimento sollecitamente compiuto presso i magazzini del monopolio. A dispetto del sale, gli scambi non si scongelavano, con il piano di emergenza da tempo predisposto dalle autorità dell'Azienda tranviaria e della Nettezza urbana di Roma per far fronte a un'eventuale nevicata non entrava in funzione. Tutta Roma è divisa in quaranta zone, ogni zona divisa in due settori, e a ciascuno di questi è assegnato in teoria, una squadra di spalaneve.

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Sempre, in teoria stando alla lettera del piano, circa duemila spalatori avrebbero dovuto operare nei quartieri il pronto intervento, ma non si è avuto il modo di farli giungere sui luoghi, coi loro sacchi di sale e sabbia e con le loro pale, per la paralisi totale dei mezzi di trasporto cittadini. Sono stati chiamati a raccolta tutti i tremila spazzini di Roma e i mille dipendenti dalle imprese private collegate con la N. U. del Comune, invitate altresì per l'occasione ad arruolare operai straordinari: ma in pratica è accaduto che i primi gruppi che scendevano dai mezzi pubblici bloccati dalla neve per raggiungere i posti loro assegnati nel predisposto piano di emergenza, restavano a guardarsi non sapendo da che parte cominciare a far qualcosa. Il sindaco, di fronte alle difficoltà, ha dato l'ordine di ricordare immediatamente agli esercenti dei pubblici esercizi ed ai portieri delle, abitazioni private il dovere loro imposto dalla legge di tenere sgombri dalla neve i marciapiedi prospicienti gli stabili di loro competenza, e ha dichiarato chiuso al pubblico il giardino zoologico ed altre ville cittadine per salvaguardare l'incolumità dei visitatori dal pericolo della caduta di alberi o di rami. Rami ed alberi, infatti, sono crollati di schianto dappertutto. Un pino alto dieci metri si è abbattuto in via Pincìana, e sulla Via del Mare un albero ha colpito un'auto di passaggio. Da alberi caduti sono state sbarrate via del Muro Torto, viale delle Medaglie d'Oro e viale Washington. In via Dandolo una pianta, spezzata dal peso della neve, ha sfondato il portone di una casa antistante, ed un'altra in via Veneto ha ostruito lo spiazzo che dà ingresso all'ambasciata americana.

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Una riunione di funzionari che doveva tenersi sotto la presidenza dell'ambasciatore è stata disdetta, non a causa dell'albero caduto, ma del mancato arrivo dei funzionari dalle loro rispettive abitazioni. Tutte le vie di Roma o quasi tutte erano infatti traversate da alberi stroncati, al centro come alla periferia: in via Lama, alla Parrocchietta, a Monteverde Nuovo, al Tufello, all'Acqua Bullicante, all'Orto Botanico, alla circonvallazione Ostiense, a Forte Braschi, di fronte al ministero della Marina; e in genere, cadendo, gli alberi spezzavano la rete aerea dei filobus, così aggiungendo danno a danno: «Mai prima d'ora, in frangenti simili — ha dichiarato un portavoce del Servizio giardini del Comune — si era avuto un disastro simile per il patrimonio arboreo di Roma ». Il sindaco ha chiamato l'assessore nel proprio gabinetto, per concordare il modo di salvare il salvabile. Trovandosi ammalato l'assessore, lo stesso sindaco ha impartito l'ordine di lanciare allo scoperto seicento degli ottocento dipendenti dal Servizio giardini per rimuovere i rami, i tronchi e gli alberi schiantati, e di conserva sono intervenute squadre di elettricisti a riparare i cavi della corrente ad alta tensione che a loro volta erano stati spezzati dalla caduta delle piante. Tutta l'Eur così era rimasta senza luce, e la mancanza di energia faceva arrestare le pompe di alimentazione dei serbatoi dell'Acea sospendendo il flusso dell'acqua.

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Anche le caldaie per il riscaldamento degli stabili ad una ad una si spegnevano per tutta la città, mentre i telefoni cessavano di funzionare: «La. prima causa del disservizio — rispondevano comunque i tecnici della Teti interpellati — è da ricercarsi nell'eccessivo carico di chiamate che hanno intasato la rete». Era un po' come dire: se volete telefonare bene, evitate di telefonare, e un senso analogo assumeva una comunicazione del Comando dei vigili nel momento peggiore del caos della città: «Non appena la neve cesserà di cadere faremo entrare in funzione otto apripista che aggiungeremo ai mezzi che il Comune di Roma sta allestendo per sgombrar» la neve». A Roma infatti non esistono spazzaneve, e si sta parlando questa sera di chiederne in prestito ai Comandi militari. Comunque i vigili hanno ricevuto nella giornata 5000 chiamate ed hanno compiuto 3500 interventi, scegliendo fra i più urgenti e squadre di soccorso sono del pari state organizzate dalla polizia a dispetto di varie difficoltà: ufficiali ed agenti hanno dovuto venire prelevati a domicilio dagli automezzi della Questura, e gli automezzi disponibili sono stati ridotti di numero dall'avvenuto crollo del tetto dell'autoparco della Questura, a Santo Stefano del Cocco, con conseguente seppellimento di un certo numero di camionette. La gravità dei problemi connessi alla caduta di trenta centimetri di neve in dodici ore è stata fortunatamente alleviata dal fatto che nella loro grande maggioranza i romani hanno oggi evitato di uscire di casa, o per lo meno di allontanarsi dal proprio quartiere. Davanti al caos nel quale sono caduti i servizi pubblici e alla paralisi che ne è stata la conseguenza per la vita cittadina, i romani si sono messi praticamente in vacanza. Chi ne aveva, ha indossato gli indumenti d'alta montagna, e, chi sapeva si è affibbiati gli sci ai piedi. Monte Mario sembrava Courmayeur o Cortina, e le sue vie più alte intitolate a due scrittori della bassa latinità, Cremuzio Cordo ed Anneo Floro, hanno funzionato come piste di slalom per tutta la giornata. Le scuole sono chiuse, naturalmente, e i ragazzi che scendono in slitta lungo i pendii dei colli fanno assegnamento su una lunga vacanza: dopodomani, giovedì, è già festa per l'anniversario della Conciliazione, e con l'aiuto di un altro po' di neve si potrebbe arrivare a fare un «ponte» che arrivi fino a lunedì.

La città è stata colta completamente impreparata

La città è stata colta completamente impreparata. Mentre la neve seppelliva Roma in municipio non si sapeva cosa fare. Fino a metà mattina il direttore e il vicedirettore della Nettezza Urbana non si sarebbero recati in ufficio - Alle 10 è cominciata una riunione d'emergenza presso il sindaco - I danni ammonterebbero a decine di miliardi: semidistrutto il patrimonio arboreo della Capitale. Roma, mercoledì sera. Dopo l'eccezionale nevicata, di ieri, la situazione a Roma appare stamane lievemente migliorata, il tempo si è rasserenato ed il termometro è sceso notevolmente. Oltre cinquemila operai sono stati mobilitati dal Comune per spalare la neve che ancora ricopre le strade del centro dove il passaggio delle macchine e degli autobus già aveva provveduto a creare un varco. La situazione permane drammatica invece alla periferia dove la neve, gelandosi, rende impossibile il traffico. Le comunicazioni con molti centri della provincia sono interrotte a causa della impraticabilità delle strade. Anche stamani nelle scuole, negli uffici, nelle officine, nei cantieri si registra un forte numero di assenze dovute ai tronchi e ai rami caduti. « Mai prima d'ora — affermano i tecnici del Comune — si era avuta una rovina simile ». Il direttore del servizio giardini è stato convocato dal sindaco per studiare insieme le misure più urgenti per salvare il salvabile del patrimonio arboreo della città. I tecnici dell'Atac stanno frattanto riparando i danni riportati dalla rete aerea che ieri avevano costretto a sospendere il traffico dei tram e dei fìlobus. Per tutta la giornata infatti solo un numero limitato di autobus muniti di catene avevano potuto entrare in servizio. Anche stamani tuttavia la situazione nel settore dei trasporti urbani è ben lungi dall'essere normale.

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Gli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino sono stati riaperti al traffico stamattina. Da un primo e necessariamente sommario calcolo, i danni provocati dalla eccezionale nevicata di ieri ammonterebbero ad alcune decine di miliardi. Devastato è stato il patrimonio arboreo della città. In tutti i viali alberati, nei parchi pubblici, nei giardini delle ville centinaia e centinaia di alberi, anche di grosso fusto, si sono spezzati sotto il peso della neve che gravava sui rami. In molti casi lo schiantarsi improvviso degli alberi ha provocato panico, incidenti e danni alle macchine in sosta ai margini delle strade. Villa Borghese è stata chiusa al traffico per permettere agli operai del Comune di sgomberare i viali. Anche le comunicazioni telefoniche hanno subito notevoli intralci e molte linee sono rimaste a lungo interrotte. Così è avvenuto per la illuminazione di molte zone della città rimaste prive di luce in seguito alla rottura dei cavi. Un centinaio di persone, vittime di cadute o di incidenti automobilistici, sono dovute ricorrere alle cure dei vari pronto-soccorso cittadini. I vigili del fuoco hanno ricevuto nel corso della giornata oltre cinquemila chiamate. Tutti questi dati possono da soli fornire una idea di ciò che è accaduto ieri nella capitale a causa dei quaranta centimetri di neve caduta in dodici ore consecutive. Pur se la nevicata è stata così eccezionale da battere ogni record da cent'anni a questa parte, essa ha colto del tutto impreparati i vari servizi comunali. Basti pensare, che per tutta la giornata solo qualche sparuta squadra. di spalatori ha fatto la sua comparsa. Data la gravità della situazione ieri sera erano persino entrati in azione reparti di boys scouts muniti di pale. Anche le deficienze che si sono dovute lamentare nel settore degli approvvigionamenti ha contribuito ad accrescere il disagio della popolazione.

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Un'autocolonna di soccorsi si è dovuta muovere da Roma per raggiungere nei pressi di Civitavecchia la « Città dei ragazzi » rimasta senza viveri e senza luce La centrale del latte ha potuto distribuire solo un quantitativo assai modesto di latte rispetto al normale fabbisogno. I mercati erano sforniti specialmente di verdura sebbene ai mercati generali ve ne fosse in quantità sufficiente. La posta non è stata distribuita, i rifiuti non sono stati ritirati dalle case, pochissimi tassì, le scuole tutte chiuse per mancanza di insegnanti e di allievi. Una normale prudenza, data la temperatura dei giorni scorsi, avrebbe dovuto consigliare agli uffici tecnici del Comune di predisporre per tempo un dettagliato piano di emergenza da attuare immediatamente in caso di abbondanti nevicate. Lo stesso Comune ha riconosciuto in un suo comunicalo che l'abbondante nevicata ha «inevitabilmente provocato una serie di disservizi che i competenti uffici tecnici hanno cercato di fronteggiare con sollecitudine ». Il Comune sostiene che « sin dalle prime ore del mattino sono state predisposte dai competenti servizi misure intese a consentire, sia pure parzialmente, lo svolgimento della circolazione cittadina ». Chi abbia impartito gli ordini ai «competenti servizi » non si sa: sembra, infatti, che il direttore e il vice direttore della nettezza urbana non si siano recati in ufficio prima delle 9 e che soltanto alle 10 si sia svolta, sotto la presidenza del sindaco, una riunione fra amministratori e tecnici per fare il punto sulla situazione e studiare gli interventi di emergenza. Ma anche, tali interventi hanno prodotto ben scarsi risultati. E che le autorità comunali non abbiano affrontato con la necessaria decisione la drammatica situazione lo dimostra il fatto che non è stato neppure chiesto l'intervento dei mezzi dell'esercito. Stamani a piazza Alfonso Capecelatro, alla borgata di Primavalle, oltre cinquecento disoccupati hanno inscenato una manifestazione di protesta per non essere stati assunti dal Comune per spalare la neve rimasta per le strade. Il Comune aveva offerto loro 3500 lire ciascuno per otto ore di spalatura, ma la cifra non è stata accettata e per protesta i disoccupati hanno ostruito la sede stradale impedendo il passaggio degli autobus e delle macchine. Mentre la polizia controlla la situazione una delegazione dei disoccupati sta trattando con le autorità comunali.

Luciano Serangeli mpi end

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