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La rottura estiva del Ferragosto 2010: autorigenerante esplosivo sull'Argentario! Racconto di una "caccia"
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- Pubblicato 16 Agosto 2012
A rigor di cronaca, anche in vista di un periodo meteorologicamente molto stabile e poco adatto per la stesura di articoli di cronaca temporalesca, avrei gradito pubblicare un piccolo editoriale relativo all'incredibile rottura estiva di Ferragosto 2010 sull'Italia centro-settentrionale.
Ricorderò per sempre cosa ho provato quel pomeriggio, e desidero esporvelo in alcune righe, anche se sono passati 2 anni e due giorni dall'evento.
In mattinata a Roma si susseguono forti tuoni alternati a rovesci di pioggia di buona intensità, con un paio di episodi grandinigeni poco rilevanti. L'accumulo in gran parte della città è compreso tra i 5 e i 12 mm (ha picchiato meglio nelle zone a Sud ed Ovest, anche se il cielo era molto compatto e praticamente in fotografabile), ma dopo le ore 12/12:;30 il cielo si apre velocemente, lasciando intravedere solo qualche nube da strascico, i famosi stratocumuli post-frontali, filacciosi e ancora lievemente minacciosi.
Dopo il transito del fronte freddo in quota, con i primi contrasti termici, arriva sulla Capitale il fronte freddo al suolo: transita la -18°C a 500 hPa e la +9C a 850 hPa, valori piuttosto rilevanti per il periodo, anche se l'asse della saccatura appare lievemente sfavorevole alla formazione di grossi temporali sulla città. Si forma però un minimo con rotazione ciclonica nella tarda mattinata ad Est dell'Argentario, e questo contribuisce anche ad aumentare il richiamo caldo-umido da Sud.
Dopo le ore 15 le temperature crollano drasticamente con il cielo sereno: nonostante ha piovuto fino alle 12, la temperatura aveva toccato i +30.5°C, con un dew point di +22.0°C e un umidità maggiore del 45%, poi velocemente calato fino a toccare il 20%. Alle 15:30 fanno +24.8°C e tira un forte vento da NNW, con raffiche fin sui 65-70 km/h. Ma la cosa spettacolare sta nell'osservazione da satellite: un enorme cella temporalesca, di origine avvettiva-marittima, si è formata sull'Argentario, mostrando overshoting top, flanking line e deviazione di circa 15° verso destra rispetto alla level guide (vento dominante in quota).
La cella è ancora di dimensioni non mastodontiche, quindi decido in gran fretta di partire alla volta di Ansedonia o Montalto di Castro (mi fermerò in quest'ultima località). Nel giro di un ora e dieci minuti sono al confine con la Toscana e assisto a uno spettacolo incommensurabile, anche se i forti rovesci di pioggia e grandine giungono troppo presto, tagliandoci nettamente ogni possibilità di proseguire verso Nord, e costringendoci a riprendere la Via Aurelia. I lampi incrociati si susseguono uno dietro l'altro, regalando brividi ed emozioni, mentre un downburst umido si scatena su di noi (rischiamo l'acquaplaning)
Prima io ed altri due appassionati di meteorologia avevamo visto il lato posteriore della cella, con una sospetta wall cloud, e soprattutto l'immane presenza della lunghissima flanking line che arriva dal mare: proprio da questa linea di congesti prende corpo il downburst, che scarica ad occhio almeno 25 mm. Ricorderò per sempre il cielo nerissimo, con la sospetta wall a destra e la base dei cumuli ancora non sporcata da precipitazioni di alcun tipo, e poi le "virghe" che scendono velocemente controluce.
RADAR Monte Midia ore 17 del 14 agosto 2010.
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