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Gli Aquilani rispondono al dott.Sgarbi. Ecco le lettere inviate questa mattina

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sgggNon termina la bufera su Sgarbi che ha cominciato ad imperversare sull’uomo d’arte da domenica sera. Come vi avevamo informato ieri in relazione alle sue parole, ovvero “i cittadini dell’Emilia si rialzeranno perché non sono come gli Abruzzesi che si piangono addosso”, si sono letteralmente scatenate delle polemiche senza fine delle quali vogliamo mettervi al corrente.

E’ Sonia, un’aquilana DOC, a scrivere una lettera lunghissima proprio verso il sig. Sgarbi, all’interno della quale viene specificato che le riflessioni che dovrebbe fare un intellettuale dovrebbero essere ben diverse da queste ed evitare che metta bocca su episodi che non lo riguardano così direttamente e che invece di dare un pensiero a chi oggi non c’è più a causa del sisma, si diverte ad attaccare un popolo martoriato lo scorso 6 aprile da un altrettanto movimento tellurico di rilevanza internazionale.

Anche Elisa un’altra aquilana, decide di scrivere una lettera diretta a Vittorio Sgarbi tanto lunga quanto toccante, che ci riporta un po’ ai giorni del violento sisma che colpì l’Aquila. Viene chiesto di “non permettersi mai più di parlare del popolo Abruzzese alla stampa nazionale”.

Di seguito riportiamo le due lettere inviate.

SONIA

Complimenti Sgarbi! Sono un’aquilana, che alle 4,03 del 20 maggio si è svegliata con il cuore in gola a Rimini, che ha compreso che di nuovo era accaduto qualcosa di terribile. Il mio primo pensiero: ancora morti, distruzione, esodi, dolore. E il suo primo pensiero, invece? Aggredire una popolazione, che ha dovuto già affrontare tutto questo.

Ma lei ha sentito il boato della terra che ruggisce sotto i suoi piedi? Le urla dai palazzi che diventano sempre più fioche fino a spegnersi, soffocate? Ha visto la polvere che si solleva da un’intera città insieme con l’odore di gas? E ha partecipato alle manifestazioni per gridare che gli impegni promessi dalla politica venissero mantenuti avendo, come risposta, anche manganellate? Ha passeggiato tra le macerie della sua città, in un’atmosfera spettrale, sospesa, con negli occhi e nel cuore le passeggiate di noi aquilani, i pub pieni di ragazzi, la sera, il vociare delle persone che risaliva il corso fino alla Fontana Luminosa, le piazzette con la fontana, la chiesa e il palazzo gentilizio che ci accoglievano nelle fresche serate estive? Niente più di tutto questo, e non per inerzia, Sgarbi.

L’inerzia degli aquilani: le signore ospitate negli alberghi della costa, che si sentivano di peso, che volevano sdebitarsi, prendevano le pezzoline e toglievano la polvere dai tavoli, anche dove non c’era.

Imprenditori, che prima avevano attività di prestigio, hanno riaperto in centro, tra le macerie, in mezzo a palazzi puntellati nel desiderio di non far morire la città, per amore della propria città.

Giovani che prima del sisma avevano stipulato un mutuo per aprire un bar in centro storico, adesso si arrangiano a fare le pulizie per una ditta.

L’elenco è interminabile.

Le prime riflessioni di un intellettuale dovrebbero essere costruttive, comprendere le diverse situazioni, senza stabilire un’inutile scala di valori sul dolore. Il nostro primo e unico pensiero, come italiani, deve essere per gli emiliani, che vanno sostenuti, aiutati, incoraggiati.

Devono essere soprattutto avvisati di tutte le trappole che si annideranno in un evento così drammaticamente complesso e totalizzante per la vita delle persone. Bella terra l’Emilia Romagna, grande cuore gli abitanti di questa terra, hanno un’innata forza nello spirito e nel corpo. Hanno creato un patrimonio artistico meraviglioso, che riflette la loro sensibilità, il loro sentire e il loro essere.

Ma lei è veramente ferrarese? L’identità di una popolazione non la fa la denominazione, ma la fanno il cuore, la testa, le parole e l’agire. Io sono con tutte quelle persone, donne e uomini, bambini e anziani che oggi non sanno quale sarà il loro domani.

ELISA

Sig. Sgarbi, capisco che ormai sollevare polveroni faccia parte del suo "core business". Altrimenti con molta probabilità nessuno si interesserebbe alla sua attività di grande critico d'arte. E capisco anche che la supponenza sia servita a creare il personaggio che, periodicamente, continua a sbandierare ai quattro venti, benché sia passato di moda, ahimé, come tutto ciò che prende vita nei media ufficiali.

Mi rendo anche conto che la sua conoscenza delle bellezze artistiche del nostro Paese sia a livelli molto elevati e accetto volentieri il suo bisogno impellente di criticare, spesso a ragione, quanto di turpe o indecente venga fatto/non fatto del nostro patrimonio culturale.

Ma una cosa non posso tollerare, che lei si permetta di fare affermazioni come quella rilasciata all'Androkonos:

"In Abruzzo stanno fermi a pensare che lo Stato sia inetto, senza reagire. Se il terremoto che ha colpito l'Emilia avesse fatto tremare il Molise, l'Abruzzo o altre regioni del Sud Italia, allora la tragedia sarebbe doppia. [...] A L'Aquila sono passati 3 anni ma è tutto esattamente come all'indomani del sisma. Stanno mani in mano, ad aspettare".

Beh, non le do torto riguardo il fatto che a L'Aquila dopo tre anni di progressi ne sono stati fatti pochissimi e non significativi. Non le do torto neanche sulle tante differenze tra il Sud e il Nord Italia e sulla capacità degli emiliani di organizzarsi di gran lunga meglio di molti altri italiani. Ma, sig. Sgarbi, non si permetta mai più di insinuare che la colpa della mancata ricostruzione sia da imputare a noi aquilani (e non abruzzesi, finiamola con questa storia dell'Abruzzo, il terremoto ha fatto danni reali e sconvolgenti nel capoluogo, a L'Aquila, e non ovunque nella regione!). Non si permetta mai più di dichiarare che noi non abbiamo reagito, o non a sufficienza, e che non facciamo altro che aspettare. Sa cosa aspettiamo però? Che il Ministro Barca, dopo la sua bella ed ordinata relazione, si faccia vivo con dei fatti, come, ad esempio, potrebbe essere una revisione della normativa post terremoto del 2009, evidentemente poco chiara ed attuabile.

Sa perché la nostra tragedia può definirsi quantomeno "doppia"? Perché nel terremoto aquilano sono morte 309 persone e grazie al cielo non di più, perché ovviamente nel cuore della notte scuole ed edifici pubblici erano deserti. E sa perché il nostro Stato può definirsi inetto? Perché il caro Governo italiano, all'indomani del sisma, pensò bene di terrorizzare la popolazione aquilana con un'immagine distorta dei container, provvedendo, quindi, alla realizzazione di C.A.S.E. - alias new town - che hanno le sembianze di enormi cimiteri circondati dal deserto. Che necessitano di una manutenzione dal costo spropositato (per non parlare dei costi di realizzazione) e che presentano già gravi problemi strutturali a poco più di due anni dalla loro costruzione. Case prefabbricate con piastre antisismiche che sarebbero dovute diventare dei campus per gli universitari (che in tre anni sono diminuiti paurosamente), nel momento in cui la ricostruzione delle vere abitazioni avesse preso piede. Bene, che mossa intelligente, che acume, che lungimiranza! Peccato che nel frattempo non si è pensato agli universitari presenti né tantomeno alle tempistiche della ricostruzione in una città come L'Aquila.

Ma ci sarebbe troppo da scrivere e raccontare, sa Sgarbi? Dovrei fare un elenco infinito che descriva l'inettitudine di chi ci ha governato e di chi ci governa ora. E' stato scelto, ad esempio, un commissario per la ricostruzione non aquilano, che non vive a L'Aquila, di appartenenza politica opposta a quella del nostro sindaco. Mossa intelligente, anche questa. Hanno reso le procedure per la consegna e approvazione di progetti di rocostruzione farraginosa e inefficiente. Hanno sbolognato sulla costa migliaia di persone senza pensare a soluzioni alternative. Alcune delle quali, soprattutto anziane, ancora lì in attesa di morire.

E poi hanno detto: "Ecco fatto, ora procedete pure voi". Ma, sig. Sgarbi, il popolo delle carriole, le associazioni per le vittime, i gruppi di giovani impegnati nella ricostruzione sociale e materiale della città non ce la fanno più a combattere contro muri di gomma.

Lei non sa nulla, non si permetta più di dar fiato ancora alla sua pungente favella riguardo L'Aquila, o meglio, gli aquilani.

Forse lei non sa quanto abbiamo reagito ed in che modo, non sa quanto è stato fatto dal punto di vista sociale, solo grazie agli aquilani. Non sa quanta fatica costi vivere ancora lì. Eppure gli aquilani ci sono e lottano ogni giorno perché la città e la vita possano riprendere il loro corso. Stiamo con le mani in mano ad aspettare secondo lei??? Interessante osservazione. Così come sono interessanti i commenti di chi continua a ripetermi "Ah, sei aquilana? Brutta storia... Beh, però non pensate al centro, si sa che per gli edifici storici ci vorrà molto tempo". Il centro????? Ma quale centro!!! L'Aquila non è solo centro storico, L'Aquila sono nuclei abitativi moderni totalmente sventrati, L'Aquila sono quartieri e frazioni fantasma, L'Aquila è distruzione di attività commerciali, L'Aquila non è più una città vivibile.

Eppure lei - e gente come lei che pensa di conoscere - si permette di parlare. E giudicare.

Sig. Sgarbi, se lei è così intelligente capirà che non è opportuno fare confronti tra drammi e calamità naturali. Non è il caso di fare una pagella delle ricostruzioni. Non è furbo paragonare alcuni paesi di provincia con la sesta città d'arte europea. Non è il caso di stigmatizzare le differenze tra Nord e Sud per premiare chi è più bravo a superare le tragedie.

Sig. Sgarbi, mi perdoni se rido di lei, del resto non posso fare altro se proprio lei, che passa il tempo a viaggiare con una "pensione" vertiginosa, si permette di tacciare noi di nullafacenza e inerzia.

Ma sì, continui pure a criticare a vanvera, non ha nient'altro da fare. Ah, se trovasse qualche ora libera, venga pure a L'Aquila a darci una mano, o a farci vedere come si agisce.

Avevo espresso già il mio parere contrario alle dichiarazioni di Sgarbi, io sto con gli aquilani e vicino a tutte quelle persone che purtroppo vivono un dramma come un forte terremoto, senza distinzioni razziali di nessun tipo.

Vincenzo Ficco mpi end

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