Didattica figure atmosferiche
Niña: gli effetti inibenti sull'inverno mediterraneo. Lo schema a zeta rovesciata
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- Categoria: Didattica figure atmosferiche
- Pubblicato 10 Marzo 2011
- Scritto da Luciano Serangeli
Dell'inverno 2010-2011 che sta volgendo al termine, ricorderemo statisticamente il preponderante dominio dell'Anticiclone delle Azzorre in sede mediterranea , che ha di fatto bloccato sia il Flusso Zonale Occidentale, che i Moti Retrogradi Orientali.
Eppure in maniera molto precoce gia’ dalla seconda parte di novembre, al Nord e in maniera ancora piu’ accentuata dopo la prima decade di Dicembre in tutto il Paese, l’Italia e’ stata interessata da un’intensa ondata di gelo, che ha portato dapprima temperature molto basse ovunque e poi la neve sino in pianura sia al settentrione che sulle regioni centrali.
Subito dopo, a partire dalla fine della seconda decade dello stesso mese e sino agli inizi di Marzo 2011, il clima del Mediterraneo e’ stato caratterizzato da forti ingerenze azzorriane, che hanno decretato la sostanziale fine anticipata delle caratteristiche meteorologiche tipiche della stagione fredda.
Come mai quindi, un inverno dagli esordi cosi’ taglienti e’ poi immediatamente e completamente scomparso dalla scena italiana e di tutta l’Europa occidentale in genere?
Per rispondere a questo interrogativo, poniamo la nostra attenzione su quella che‘ e’ stata la sua componente climatica di primo piano.
Ci riferiamo dunque al valore negativo dell’indice Enso (El Niño-Southern Oscillation ) e cioe’ alla cosiddetta Niña.
Quando parliamo di Enso sappiamo che stiamo parlando della periodica ( in media ogni 5 anni ) alternanza ( oscillazione ) di anomalie termiche positive o negative delle acque di superficie dell’Oceano Pacifico centro-orientale.
Tornando alla Niña , analizziamone insieme le due conseguenze principali sul clima del Mediterraneo e ancor piu’ nello specifico sulle caratteristiche della sua stagione invernale.
Punto 1- Ricordiamo in primo luogo come questo fenomeno e cioe’ la situazione dominante di anomalia termica negativa delle acque di superficie del Pacifico centro-orientale, porti ad una diminuzione della temperatura media nell’emisfero settentrionale, stante anche la contemporanea inclinazione invernale dell’asse terrestre, che lo espone a una minore radiazione solare.
Ne consegue come logica termica e conseguentemente barica, un rafforzamento della tenuta e della circolazione del Vortice Polare Artico, in quanto sovralimentato da un ulteriore apporto termico freddo, il quale arretrando dal normale posizionamento invernale alle medie latitudini, si compatta a latitudini marcatamente piu’ settentrionali.
Punto 2- In secondo luogo osserviamo nel Pacifico centro-orientale, ove si verifica il fenomeno della Niña, il naturale spostamento laterale, sia verso ovest ( predominante) che verso est ( minore ), di enormi masse di aria e di acque calda preesistenti, spinte nelle due direzioni dalla presenza in zona della vasta area di acque e aria piu’ fredde della norma.
Sappiamo come gia’ specificato sopra che in regime di Niña, la spinta maggiore di componenti calde sia aeree che marine avviene verso ovest e quindi verso l’Indonesia e l’India, apportando un innalzamento del livello delle superfici marine in prossimita’ delle coste dei Paesi interessati e fenomeni precipitativi molto intensi .
Tuttavia ci interesseremo al flusso minore spinto verso est, che e’ quello che ci interessa ai fini dell’argomento che stiamo trattando in questo articolo.
Difatti nonostante questo sia di gran lunga minore rispetto al flusso diretto verso ovest, le acque superficiali della Niña, piu’ fredde della norma, si inabissano per la loro maggior pesantezza, infilandosi al di sotto delle acque piu’ miti preesistenti, spingendo queste ultime ad allontanarsi verso le coste occidentali dell’America centrale e meridionale.
Al di sopra di queste acque piu’ calde in spostamento verso est, sono presenti masse d’aria calda e secca, che fluiscono nell’Oceano Atlantico e nel loro ulteriore tragitto vanno a raggiungere le coste occidentali africane, in corrispondenza di quella che viene denominata Latitudine dei Cavalli ( 30 gradi di latitudine Nord ).
Qui’ in una vasta area, staziona storicamente e statisticamente la grande massa d’aria calda e stagnante per via della fortissima subsidenza ( sprofondamento-schiacciamento ), che alimenta termicamente alla base l’Anticiclone delle Azzorre.
Il nuovo apporto di energia calda proveniente dal Pacifico per via della Niña, porta un consistente surplus di energia termica in zona a disposizione dell’Anticiclone delle Azzorre, che dinamicamente si erge con forte vigore verso Nord.
A questo punto si potrebbe dedurre la formazione di un potente Anticiclone di Blocco in Oceano Atlantico a frenare il Flusso Zonale Occidentale ( da ovest verso est ), proponendo lungo il suo bordo orientale o sud-orientale la discesa di aria gelida polare con Moto Retrogrado ( da est verso ovest ) fino in area mediterranea.
Cio’ non e’ potuto accadere nell’inverno appena trascorso per i motivi addotti al punto 1 e cioe’ per la presenza di un Vortice Polare estremamente compatto e nient’affatto propenso quindi, a collassamenti dei suoi lobi gelidi verso latitudini meridionali.
Il risultato e’ invece stato che, il surplus termico caldo spinto dall’Anticiclone delle Azzorre ad alte latitudini e’ stato letteralmente spalmato verso est, lungo i meridiani, dalla rotazione ciclonica compatta del potente bordo meridionale del Vortice Polare ( getto polare ), ad invadere l'area mediterranea e l’intera Europa Occidentale e Centrale.
Tutta la complessa circolazione atmosferica esposta sin qui’ ed illustrata per facilitarne la comprensione nell’illustrazione a seguire, e’ stata da me denominata “effetto zeta capovolta” per una migliore memorizzazione del fenomeno atmosferico stesso.
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Veniamo ora a focalizzare l'attezione su un'altra porzione del territorio europeo.
Avendo monitorato costantemente in autunno-inverno l’Anticiclone Russo Siberiano, si e’ notato per tutto il periodo citato in inizio di articolo, che le sporadiche irruzioni fredde orientali a componente artico continentale, sono sempre state marginali e limitate alle regioni adriatiche e a quelle interne meridionali italiane, come evidenziato nell’illustrazione precedente.
Tali rari episodi si sono verificati nonostante gli Indici Climatici conseguenti alla continua stabilita’ atmosferica in area mediterranea fossero perennemente in campo positivo e quindi sfavorevoli a questi eventi meteorologici.
Il tutto e’ stato reso possibile dalla frequente posizione estremamente occidentale dell’Anticiclone Russo Siberiano, spesso posizionato molto ad Ovest degli Urali, in prossimita’ della Scandinavia Orientale e in grado quindi di raggiungere facilmente i Paesi baltici e quelli dell’Europa carpatico-balcanica prospicienti ai nostri territori adriatici, come da seconda illustrazione che segue, relativa alle recentissime condizioni bariche dell’1 Marzo 2011 in area euroasiatica.
In quei giorni della scorsa settimana, i territori romagnoli e successivamente le colline e i rilievi del meridione sono stati interessati da abbondanti nevicate.
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Nonostante cio’, il salto di qualita’, cioe’ quello che avrebbe consentito l’ingresso dell’aria gelida in pieno Mediterraneo, come accadde nell’inverno del 1956, anch’esso caratterizzato dalla Niña, non si e’ reso possibile per la mancanza di un tassello fondamentale che accompagno’ quell’inverno da leggenda.
Allora una QBO in fase negativa favori’ il Moto Retrogrado di un potentissimo Orso Russo sino nel cuore del Mediterraneo, mentre in questa stagione lo stesso Indice Climatico si e’ venuto a trovare in campo positivo, facendo prevalere la spinta zonale da Ovest su quella retrograda da Est.
E’ lontanissimo il 1956.. Chissa’ quando mai ci capitera’ di poter rivivere un inverno di quella portata storica.
Luciano Serangeli
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