Didattica temporali
La carenza di "calore potenziale" sul medio Tirreno ha "inibito" la formazione di temporali su Roma?
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- Categoria: Didattica temporali
- Pubblicato 14 Maggio 2012
- Scritto da Luciano Serangeli
Fortunatamente facebook mantiene la memoria delle conversazioni e voglio partire proprio da due brevissimi post di ieri sul social network per provare a raccontare quanto sia difficile e sempre molto "provvisorio", tentare di capire e ancora più di prevedere, l'esatta area dove andranno a colpire eventuali fenomeni temporaleschi in avvicinamento alle zone dove viviamo.
Se ha senso ad esempio dire che i temporali colpiranno il Lazio o la Toscana o la Calabria, non ha nessun senso parlare di Roma, Firenze o Cosenza e cioè della porzione territoriale specifica dove si verificheranno con certezza i fenomeni.
Non c'è mai certezza in campo temporalesco a scala territoriale ridotta, altrimenti nessuna azienda agricola, piccola o grande che essa sia, pagherebbe i servizi tecnici di monitoraggio in tempo reale per gli avvisi di grandine via sms o via mail. Meditate.
Prendiamo coscienza tutti che di temporali si può parlare, ma sempre lasciando dei "se" e dei "ma" negli articoli, a salvaguardia del fatto che le celle temporalesche seguono ritmi di generazione e traiettorie di percorso difficilissimi da individuare.
Basta un non nulla a cambiare repentinamente le carte in tavola anche all'ultimo momento. Ne sanno qualcosa gli storm chaser ( cacciatori di tempeste ), costretti a inseguire i temporali sul terrirtorio con arsenali veri e propri di mezzi tecnici altamente tecnologici come ad esempio i radar mobili.
Ma veniamo al dunque. Ecco il post di facebook.
Simone Burian Morganti
- Luciano Serangeli ma i temporali arrivano pure a roma e vatican city?
18 ore fa
Luciano Serangeli
- Simone a me le carte non convincono ma per la maggior parte dei previsori pare di si..
18 ore fa
Per controllare la veridicità e la rispondenza di questa conversazione potete cliccare il seguente link:
https://www.facebook.com/groups/groupmet/443413452353694/
Perchè in quella conversazione affermo: -" le carte non mi convincono"?
Per una delle tante, anzi direi tantissime misurazioni che vengono immesse nei computer dei centri di calcolo, delegati ad elaborare e trasformare i dati fisico-matematici in previsioni.
Ed andiamole a vedere insieme queste misurazioni, avvalendoci delle mappe delle temperature superficiali marine del Mediterraneo e di quelle che misurano le anomalie di "calore potenziale", ovvero le cosiddette "Heat Content Anomaly" presenti nelle sue acque.
Ed eccole qui.
La seguente mappa del Mediterraneo, mostra come in prossimità delle coste del medio Tirreno ( Lazio e Campania ) vi sia un deficit in termini di contenuto di calore delle acque superficiali. Situazione che ho evidenziato con 2 frecce blu. Situazioni opposte sull'alto e sul basso Tirreno, evidenziate da frecce rosse.
Le misurazioni sono quelle della data odierna del 14 maggio 2012, ma non si discostano affatto da quelle di ieri.
Se ciò non bastasse, andiamo a controllare qual'era la situazione non del contenuto in calore delle acque superficiali marine, bensì le vere e proprie temperature delle acque stesse.
E ci accorgiamo di essere in deficit anche in questo specifico parametro di misura. La freccia blu sul medio Tirreno e le frecce rosse su alto e basso Tirreno, parlano con evidenza in tal senso.
Se a ciò che abbiamo appena visto, aggiungiamo che i venti e la raffica al suolo, prima e durante il transito del Fronte Freddo giungevano da nord e da nord-est, spostando in mare aperto tutto il contenuto di calore presente al suolo, accumulato nella giornata e nei giorni precedenti, quale temporale si sarebbe potuto formare sulla terraferma se al suolo era disponibile solo aria fredda e secca?
In mare aperto invece, il contrasto tra temperature superficiali marine sotto norma e l'arrivo dell'aria caldo-umida della terraferma, sospinta sin li dai venti al suolo di provenienza settentrionale, ha dato modo di dare luogo per contrasto termico ad una semplice condensazione del calore in arrivo, il quale ha dato vita a consistenti corpi nuvolosi in veloce spostamento, ma caratterizzati da nessun fenomeno precipitativo, proprio per la mancanza della giusta quantità di umidità e della giusta quantità di calore potenziale proveniente dalla superficie marina, necessarie entrambe per alimentare la perturbazione stessa.
Il tutto si è tramutato sul territorio laziale in prossimità del mare ( vedi anche Roma ), in uno sterile passaggio di nuvoloni minacciosi accompagnati da forti venti.
Ovvio che qualcuno potrebbe dire che in questo caso stiamo parlando di nowcasting, ovvero del monitoraggio in tempo reale, non inquadrabile prima del verificarsi delle effettive condizioni meteo, ed è vero.
Ma proprio perchè è vero, esso dimostra ulteriormente che i fenomeni temporaleschi sono prevedibili solo a stretto giro di tempo dal loro verificarsi effettivo. Una conferma in più a quanto vado spiegando in questo articolo.
Prima del nowcasting c'era però già bene evidente la condizione termica del Tirreno Centrale, che avrebbe dovuto indurre ad essere quantomeno cauti e ad inserire nelle proprie segnalazioni o nei propri articoli, la comunicazione ai lettori che non tutti i parametri classici atmosferici necessari alla genesi dei temporali tirrenici erano presenti.
Non va infatti dimenticato, che quando parliamo di temporali sul lato tirrenico della nostra Penisola e in maniera specifica quelli sull'Agro Romano, qualora di origine frontale, ovvero legati a un fronte depressionario in transito, essi necessitano di venti a livello del terreno racchiudibili in una fascia di provenienza che va dall'ovest fino al sud-est e non certo in una banda di provenienza dall'est fino al nord.
Quindi se anche i venti di superficie avessero ipoteticamente rispettato la provenienza da ovest, o sud-ovest, o sud, o sud-est, pescando direttamente dalla superficie marina, quali potenzialità di sviluppo avrebbero avuto delle celle temporalesche dovendo pescare energia in acque relativamente fredde e con un deficit in contenuto di calore potenziale?
Chiudo infine con l'ipotesi più estrema in alcuni casi paventata e cioè quella di temporali autorigeneranti, in continua genesi sul mare e in successivo movimento costante dal mare surriscaldato verso la terraferma.
Notoriamente, questo tipo di temporali assai potenti e distruttivi in termini di precipitazioni ( ricordiamo quelli con drammatiche conseguenze verificatisi in Liguria lo scorso autunno ), hanno bisogno per alimentarsi di superfici marine o lacustri in forte surplus termico e con quantità di calore potenziale sopra norma.
Se il Mare Tirreno, come abbiamo visto, era palesemente freddo e povero in contenuti di calore potenziale, da dove avrebbero dovuto trarre alimentazione tali temporali autorigeneranti? Viene persino inutile rispondere.
E con questo vorrei chiudere l'articolo, raccomandando a tutti coloro che si occupano di questa tipologia di argomenti meteorologici di usare l'indispensabile quanto obbligatoria cautela che essi richiedono.
Ai lettori invece vorrei ricordare che un atteggiamento prudente del previsore, non sta assolutamente a denotare incertezza da parte dello stesso, bensì indica serietà, correttezza e rispetto nei vostri confronti al riguardo dell'informazione che vi offre.
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