Editoriali Sismologia
INGV CHOC:"Emilia, poteva andare molto peggio". Analizziamo il perchè
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- Pubblicato 30 Maggio 2012
- Scritto da Brando Trionfera
Che le recenti scosse di terremoto verificatesi durante l’intensa sequenza sismica che sta tuttora colpendo l’Emilia Romagna, siano state distruttive è noto a tutti. A documentarlo è il materiale multimediale che continua a girare sul web, mettendoci di fronte ad una catastrofe dovuta ancora una volta ai fenomeni naturali. Quello che sorprende però, è che Madre Natura ancora una volta sembra non aver sfoderato pienamente la sua forza e seppur sembri una contraddizione, lo stesso fu per l’Aquila nel 2009.
Quella volta infatti lo sciame sismico si spalmò in più mesi, prima e dopo la forte scossa del 6 Aprile. La serie di eventi infatti cominciò a gennaio e fino al giorno della grande scossa, la faglia sottostante al capoluogo d’Abruzzo liberò energia gradualmente fino a concentrarsi in quella tragica notte.
Qualora invece non ci fosse stata quel numero di scosse precedenti al sisma ( alcune toccarono Ml 4,8 ) , è molto probabile che il Mainshock dello sciame sarebbe stato molto più intenso in quanto l’energia accumulata non sarebbe stata liberata in parte nei giorni precedenti.
Il confronto con l’attuale sequenza Emiliana però, regge solo dal punto di vista prettamente materiale. In quanto nel medesimo caso la struttura di faglie posta in profondità alla Pianura Padana si è disgregata gradualmente liberando energia in una serie di eventi piuttosto intensi ma spalmati in un arco di tempo di 10 giorni. Qualora invece quest’ultima si fosse disgregata in un singolo istante di tempo, il sisma sarebbe stato notoriamente più forte, provocando con ogni probabilità ancora più danni di quelli registrati. Finale Emilia e Mirandola sarebbero probabilmente state rase al suolo.
E’ quanto riportato dall’INGV poco fa , in un comunicato straordinario emesso attraverso il loro portale sul web, che rileva quanto suddetto poc’anzi.
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