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Deformazione,Magnitudo,e tempi di ricorrenza dei forti terremoti nel Nord Est Italiano

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Documentazione dell'accumulo di deformazione lungo il fronte meridionale delle Alpi Orientali

1 terremoti NordEstAttraverso misure di geodesia spaziale (GPS), il ricercatore Daniele Cheloni dell'INGV discute il possibile contributo della deformazione asismica, la magnitudo e i tempi di ricorrenza dei forti terremoti necessari per bilanciare la deformazione attiva osservata, con interessanti implicazioni in termini di pericolosità sismica.

Tale scontro tra placche tettoniche ha prodotto, negli ultimi 1000 anni, una serie di terremoti distruttivi (M>6) lungo il fronte meridionale delle Alpi Orientali (Figura 1).

2 terremoti NordEst

Figura 1: Schema sismotettonico dell'Italia nord-orientale. Le ellissi, con dimensione proporzionale alla magnitudo, indicano i terremoti più forti (M>6) riportati nel Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11, Rovida et al., 2011), mentre le stelle bianche mostrano la localizzazione del terremoto del Bosco del Cansiglio del 1936 (M 6.1) e della sequenza sismica del Friuli del 1976 (M 6.4); in bianco e rosso i meccanismi focali (beach-balls) relativi. Le linee rosse rappresentano invece le principali strutture tettoniche (faglie) attive. Infine, le frecce bianche indicano il movimento relativo della microplacca Adriatica rispetto alla placca Eurasiatica stabile, che avviene in senso antiorario (v. box in alto a sin.) con tassi di convergenza tra 1.5 e 2.0 mm/anno.

I risultati di questo studio mostrano che mediamente tutto il fronte meridionale delle Alpi Orientali risulta bloccato dalla superficie fino ad una profondità media di circa 10 km (Figura 2). Il confronto tra la distribuzione stimata di accoppiamento intersismico sulla faglia e la sismicità di fondo dell'area suggerisce come quest'ultima sia presumibilmente correlata con la terminazione in profondità (circa 10 km) della parte bloccata della faglia (Figura 2). Tra le aree che risultano maggiormente "bloccate" (che mostrano valori di circa il 100% di accoppiamento intersismico) vi sono la regione del Friuli, sede della sequenza sismica del 1976, l'area del terremoto del Bosco del Cansiglio del 1936 e l'area del Montello (la quale invece non presenta forti terremoti negli ultimi 1000 anni).

3 terremoti NordEst

Figura 2: Distribuzione stimata dell'accoppiamento sismico (interseismic coupling) e sismicità di fondo lungo il piano di faglia modellato per il fronte meridionale delle Alpi Orientali (a). Le box in basso racchiudono la sismicità proiettata lungo tre direzioni (b, c, d) perpendicolari alla direzione dalla faglia. Le sezioni mostrano gli epicentri della sismicità (pallini gialli e rossi) e la distribuzione in profondità dell'accoppiamento intersismico lungo il piano di faglia, secondo la scala cromatica da celeste (basso accoppiamento = basso accumulo di deformazione elastica) a viola (elevato accoppiamento = forte accumulo di deformazione elastica). Gli istogrammi rappresentano invece il tasso di sismicità normalizzato lungo le diverse sezioni.

Per valutare il potenziale sismogenetico di queste faglie attive, si è quindi fatto un confronto tra la quantità media di deformazione accumulata lungo il fronte e quella rilasciata dai forti terremoti negli ultimi 1000 anni. Da tale confronto si deduce come la sismicità storica rappresenti solamente un piccola frazione del tasso di deformazione accumulato: siamo in presenza quindi di un deficit significativo di rilascio di deformazione sismica in quest'area.

Per bilanciare tale deficit osservato, sono due le ipotesi proposte (o una loro combinazione): 1) la gran parte della deformazione osservata viene rilasciata in modo asismico (quindi senza terremoti); 2) la maggior parte della deformazione osservata può venire rilasciata con l'occorrenza di rari terremoti di magnitudo molto elevata (M>7, quindi di magnitudo superiore a quella comunemente attribuita a quest'area sulla base degli eventi sismici del passato, Mmax 6.7) con tempi di ricorrenza molto lunghi (> 1000 anni), ma non osservati nel catalogo dei terremoti storici. Ulteriori studi sono in corso per chiarire questo aspetto.

Per i dettagli allegati, ecco la fonte originale dell'INGV.

Paolo Lui mpi end

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