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Sismologia

Studio del Cetemps L'Aquila "smonta" Giuliani: RADON e SISMA, nessun collegamento!

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Studio del Cetemps L'Aquila "smonta" Giuliani: RADON e SISMA, nessun collegamento!... la parola alla Dott.ssa Natalia De Luca


De LucaQuattro ricercatori del dipartimento di Scienze fisiche e chimiche e del Centro di eccellenza Cetemps dell’Università dell’Aquila, Natalia De Luca, Giovanni Pitari, Eleonora Coppari e Piero Di Carlo smontano le teorie di Giampaolo Giuliani.

La Dott.ssa De Luca, insieme ai colleghi, ha pubblicato uno studio su una rivista scientifica specializzata, la Environmental Earth Sciences, con il titolo originale “Observations and box model analysis of radon-222 in the atmospheric surface layer at L’Aquila, Italy: March 2009 case study", ha smontato la teoria di Giampaolo Giuliani, noto alle cronache per aver "accertato" un ollegamento tra l'aumento di radon e il verificarsi di terremoti.

De Luca

La ricercatrice Natalia De Luca, da noi interpellata al fine di chiarire l'esito dello studio, ci ha così risposto: "Si tratta in sostanza di uno studio volto a verificare se nel periodo precendente il terremoto ci sia stato o meno un aumento considerevole del gas radon, confrontando i dati del 2009 con quelli del 2004. Lo studio dimostra che in prossimità della scossa del 6 aprile non c'è stato alcun aumento di tale gas e dunque smentisce chi aveva sostenuto il contrario. Ne approfitto per ricordare - continua la De Luca -  che Giuliani ha sempre dichiarato cose non supportate da alcun dato scientifico e non ha mai resi pubblici i risultati sottoponendoli alla comunità scientifica".

L’analisi è stata condotta inizialmente con un confronto dei dati grezzi di attività radioattiva del radon durante Marzo 2009 e Marzo 2004 (stesso mese dell’anno con condizioni meteorologiche confrontabili, ma nel secondo caso assenza di significativa attività sismica). Contrariamente alle voci di enormi aumenti dell’attività del radon annunciati all’epoca agli abitanti del comprensorio aquilano in modo non ufficiale (evidenze mai dimostrate e pubblicate su riviste scientifiche del campo), il lavoro pubblicato dai ricercatori dell’Università degli Studi de L’Aquila mostra che nessun aumento significativo della concentrazione di radon ebbe luogo a L’Aquila nel Marzo 2009 rispetto lo stesso periodo di un anno precedente, ma imperturbato dal punto di vista sismico. In aggiunta il confronto diretto Marzo 2009 - Marzo 2004 mostra in realtà una diminuzione media del 30% durante il 2009.

Il radon è un gas nobile radioattivo emesso dalla crosta terrestre e poi disperso in atmosfera, con tempo di decadimento di circa 5,5 giorni. La variabilità della concentrazione di questo gas nello strato superficiale dell’atmosfera dipende fondamentalmente da due fattori: (a) entità del flusso locale di gas radon dalla superficie terrestre; (b) condizioni di maggiore o minore stabilità atmosferica. Queste ultime sono tipicamente basse nelle ore diurne, a causa del riscaldamento della superficie per irraggiamento e conseguente sviluppo di moti convettivi turbolenti a piccola scala. Questi moti producono un efficace mescolamento verticale dell’aria nei bassi strati atmosferici a contatto con la superficie e ricchi di inquinanti di origine sia antropica (NOx, CO, VOC, PM) che naturale (per esempio radon). In conseguenza di tali moti gli inquinanti vengono dispersi in quota e la loro abbondanza in superficie è fortemente ridotta. Di notte, al contrario, l’atmosfera è normalmente molto più stabile e la concentrazione di radon più elevata (con valori massimi all’alba), tranne in notti con condizioni meteo perturbate. Il flusso dalla superficie può invece essere modulato dalla presenza di ghiaccio, neve o abbondanti precipitazioni che inibiscono parzialmente la fuoruscita del gas radon, che tende ad essere rimosso per decadimento radioattivo con una diminuzione netta della sua dispersione in atmosfera (Di Carlo et al., 2008, Environ. Geol.). Il flusso dalla superficie mostra pertanto in un determinato sito con determinate caratteristiche geologiche, un caratteristico andamento stagionale medio, con valori minimi in inverno e valori massimi in estate. In sintesi, si può quindi affermare che le tipiche oscillazioni diurne e stagionali del gas sono dovute alla combinazione dei due fattori sopra riportati (entità del flusso e condizioni di stabilità atmosferica), producendo in media accumuli massimi di radon nelle ore notturne e nella stagione estiva.

Molti studi geofisici pubblicati su riviste del settore hanno discusso di possibili forti perturbazioni sporadiche del flusso di radon dalla superficie terrestre in coincidenza con eventi sismici (per azione meccanica di fratturazione delle rocce). Tuttavia la conclusione comune della maggior parte di questi studi è che tale effetto non è quantificabile in modo deterministico né sistematico (Cicerone et al., 2009, Tectonophysics): non è pertanto possibile arrivare ad alcuna legge deterministica che possa legare l’emissione di radon né a zone precise interessate da eventi sismici, né al periodo di tempo dell’attività stessa, né alla magnitudo degli eventi.

I ricercatori dell’Università de L’Aquila non hanno fermato il loro lavoro ad una mera registrazione delle misure grezze di radon (Marzo 2009 e 2004), ma hanno sviluppato un modello numerico di dispersione guidato dai principali parametri meteo misurati sul campo, al fine di discriminare i processi di rilascio di radon dalla superficie e la sua dispersione in atmosfera, legata a maggiori o minori condizioni di stabilità. Il modello numerico è stato validato con successo rispetto alle misure di radon registrate nel sito de L’Aquila dal 2004 al 2006. Tra gli altri parametri, il modello numerico fornisce una stima del flusso di gas radon dalla superficie terrestre nel sito di misura. Il confronto tra Marzo 2009 e 2004 mostra una riduzione del 17% del flusso stimato nel 2009. Nelle settimane immediatamente precedenti il terremoto del 6 Aprile 2009 furono registrati a L’Aquila diversi eventi sismici di magnitudo 2.5-4.0 con frequenza crescente, allarmando la popolazione, gli amministratori locali e la Protezione Civile Nazionale. La Commissione Grandi Rischi, formata da scienziati di elevata reputazione nazionale ed internazionale nel campo della sismologia e da esponenti della Protezione Civile Nazionale, rilasciò parallelamente una serie di informazioni cautelative sulla situazione in atto e rassicurazioni basate sull’evidenza che la sequenza di eventi sismici in corso non poteva in nessun modo produrre una previsione deterministica di un terremoto distruttivo. Tuttavia, allo stesso tempo, gli abitanti erano sistematicamente allarmati da sedicenti previsioni scientifiche basate su ipotetiche misure locali di radon (mai discusse e pubblicate su riviste scientifiche), che avrebbero dimostrato drammatici aumenti della concentrazione del gas rispetto ai valori normale nell’area aquilana.

Questa dichiarata evidenza era interpreta come un segnale precursore di attività sismica ed indicata come un allarme per un possibile prossimo evento distruttivo. Molti pensano che l’evidente contrasto tra le rassicurazioni ufficiali della Commissione (l’ultima in un documento scritto solo 7 giorni prima del terremoto) e questi frequenti allarmi non-ufficiali, basati su ipotetiche evidenze di grossi aumenti della concentrazione di radon, potrebbe aver avuto un effetto indiretto sulla sentenza di primo grado pronunciata il 22 Ottobre 2012 dal Tribunale de L’Aquila nei confronti dei componenti della Commissione Grandi Rischi. Il lavoro scientifico pubblicato dai ricercatori dell’Università de L’Aquila dimostra l’inesistenza di queste grosse perturbazioni nella concentrazione di radon nelle settimane precedenti il terremoto del 6 Aprile 2009, confermando il dubbio che all’epoca fossero stati usati dei dati non esistenti per produrre una (falsa) previsione, nel caso si fosse realizzata (come purtroppo avvenne) (Hall, 2011, Nature).
(Fonte: link.springer.com)

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Angelo Ruggieri

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