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Vulcanologia

Il vulcanismo parte III: l'attività eruttiva

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att_erL’ attività eruttiva

I fenomeni con cui viene emessa materia magmatica all’esterno del pianeta sono mutevoli e spettacolari, forse tra i più impressionanti cui sia dato di assistere sulla superficie della Terra. Precedute e accompagnate da terremoti e tremori del suolo, da rombi, talora da maremoto, le eruzioni emettono violentemente dal cratere vulcanico enormi quantità di materie gassose, di vapor d’acqua e magma, sia sottoforma di frammenti (eruzioni esplosive), sia di colate compatte dette colate di lava (eruzioni effusive).

Mentre quest’ultime vengono emesse con maggiore o minore continuità e velocità, come a fiotti dalle aperture crateriche, i prodotti frammentari a loro volta presentano una grande varietà nei processi di emissione e di deposizione, in funzione dei quali si possono avere i cosiddetti prodotti da caduta, da flusso piroclastico o da surge.

Fattori che determinano i vari tipi di eruzione

I fattori fondamentali che controllano l’attività eruttiva sono la viscosità e la quantità di gas in esso disciolta. In alcune eruzioni l’esplosività è fortemente accresciuta dall’interazione del magma con acqua esterna, superficiale (mare, laghi, ghiacciai) o sotterranea. Al momento della formazione i magmi sono lontani dalla saturazione in volatili e questi sono quindi totalmente disciolti nel liquido. Nel corso dell’ascesa verso la superficie la pressione diminuisce per il ridotto carico delle rocce sovrastanti e il magma si avvicina progressivamente alle condizioni di saturazione (la solubilità dei volatili nel magma diminuisce al diminuire della pressione e quindi della profondità). Quando la loro pressione parziale uguaglia la pressione confinante, i gas si liberano dal magma formando bolle (essoluzione dei gas). Più è alto il contenuto in volatili disciolti, più elevata sarà la profondità di essoluzione (Fig. 1). Dapprima si avranno molte bolle piccole, poi le bolle cresceranno man mano che il magma risale, la pressione diminuisce, e cresce la quantità di gas liberato. Le bolle di gas, più leggere del liquido, tendono ad abbandonarlo e a risalire verso la superficie. La velocità di risalita (v) è governata dalla Legge di Stokes

Formula_1

che controlla l’efficacia della separazione (frazionamento) dei cristalli dal liquido nelle camere magmatiche. Le bolle risaliranno per gravità (g) tanto più velocemente quanto più grande sarà il loro raggio (r), e la differenza di densità tra liquido e gas (∆ρ) e quanto minore sarà la viscosità del magma (η).

Al crescere della quantità di bolle che non riescono a liberarsi, il rapporto di volume gas/liquido aumenta, il sistema si “gonfia”, diminuisce di densità e la velocità di risalita della schiuma aumenta. Se il magma esce in questa condizione (cioè come liquido continuo contenente bolle), si avrà l’emissione di colate laviche e l’eruzione sarà effusiva (Fig. 1). Nei magmi viscosi, che sono di regola più ricchi in gas (∆ρ), l’essoluzione comincia a maggiore profondità (Fig. 1), ma a causa dell’elevata viscosità, la maggior parte delle bolle non può abbandonare il sistema e il volume del gas cresce fino a non essere più compatibile con un sistema liquido continuo. Il magma allora si frammenta e si forma la miscela gas-particelle (liquide e solide) caratteristica delle eruzioni esplosive.

Figura_1

 

Figura 1 :  A sinistra: schema dell’essoluzione dei gas durante la risalita del magma. In profondità, a pressione elevata, i magmi sono lontani dalla curva di saturazione e il gas è disciolto nel liquido. Nella risalita, raggiunta la curva di saturazione, il gas si libera producendo bolle. La profondità alla quale inizia l’essoluzione dipende dal contenuto iniziale del gas nel magma. Il magma A, con un contenuto CA  di gas, comincerà a liberare gas alla profondità PA, più alta di quella PB del magma B che ha un contenuto inferiore di gas CB. A partire dal punto di essoluzione il magma in risalita segue la curva di saturazione mantenendo in soluzione quantità di gas decrescenti man mano che la pressione diminuisce e liberando quantità crescenti di gas. A destra: eruzioni effusive ed esplosive. Solo nelle eruzioni esplosive, caratterizzate da magmi più viscosi e ricchi in gas, si raggiunge la frammentazione del magma con transizione nel condotto da un continuo liquido con bolle di gas e una miscela di gas-particelle. (da “Terra pericolosa” – Barberi et al., 2006).

Eruzioni effusive

Il primo requisito fondamentale, necessario perché si abbia un’eruzione effusiva, è un contenuto in volatili essolti nel magma sufficientemente basso da evitare che la loro pressione sia in grado di determinarne la frammentazione esplosiva. Poiché, eccezion fatta per alcuni magmi basici e ultrabasici, il contenuto in volatili della maggior parte dei magmi sarebbe sufficiente a determinarne la frammentazione esplosiva, è necessario che il magma degassi prima di venire a giorno. Questo può avvenire o per allontanamento graduale dei volatili attraverso fumarole o sorgenti idrotermali, o rapidamente, attraverso episodiche esplosioni freatiche. Allo stesso modo, una o più fasi eruttive a carattere esplosivo, possono determinare l’allontanamento della maggior arte dei gas da una camera magmatica, consentendo la tranquilla effusione del magma ancora presente, sottoforma di colate laviche, nelle fasi terminali di un ciclo eruttivo.

I prodotti delle eruzioni effusive: le lave

Una colata lavica può essere caratterizzata da forme e dimensioni estremamente variabili, in funzione di alcuni parametri fondamentali:

  • Il tasso di emissione, ovvero il volume di magma emesso nell’ unità di tempo;
  • Le proprietà fisiche del magma (quali la viscosità e il valore del suo limite di plasticità (yield strenght) );
  • La pendenza del terreno su cui la colata si muove;
  • Lo sviluppo di canali e tunnel e la loro lunghezza.

Il tasso eruttivo è il fattore che maggiormente influenza l'estensione di una colata lavica. Questo accade in quanto le lave emesse con maggiore abbondanza percorreranno distanze maggiori di quelle emesse con bassa portata prima che il raffreddamento aumenti la loro viscosità, inibendone il movimento. I tassi eruttivi dei magmi basici variano di circa quattro ordini di grandezza (tra 0,5 e 5000 m3/sec); in particolare, le portate maggiori formano colate costituite, su grandi estensioni, da una singola unità di flusso (colate semplici), mentre le portate più basse portano alla formazione di colate costituite da piccole unità di flusso impilate l'una sull'altra (colate composite), in genere incapaci di percorrere grandi distanze rispetto al centro di emissione.

In generale le lave possono essere assimilate a fluidi di Bingham, e un simile comportamento può essere considerato il fattore principale che governa la forma delle colate. Un parametro che comunemente viene usato per descrivere la geometria di una colata lavica è il cosiddetto rapporto d'aspetto (V/H) dato dal rapporto tra lo spessore medio della colata V e la sua estensione orizzontale H, espressa come il diametro del cerchio la cui area è pari a quella coperta dalla colata (Fig. 2). Il rapporto d'aspetto di una colata dipende dal limite di plasticità del magma, considerato appunto come un fuido di Bingham. Affinché una sostanza di Bingham possa fluire lungo un pendio è necessario che essa raggiunga uno spessore sufficiente a far sì che lo sforzo di taglio alla base del flusso sia superiore al limite di plasticità.

Lo spessore critico (dc) che deve essere superato affinché la sostanza fluisca, è dato dalla relazione:

Formula_2

dove: σ0 è il limite di plasticità, a rappresenta la pendenza e il peso specifico (con g = accelerazione di gravità e ρ = densità).

Da questa relazione si evince che più elevato è il limite di plasticità, più spessa deve essere la colata; si direbbe inoltre, che viscosità e tasso eruttivo non giochino alcun ruolo nel determinare il rapporto d'aspetto di una colata, ma in realtà essi sono presenti significativamente in quanto entrambi hanno forte influenza sul valore del limite di plasticità: infatti esso dipende dalla viscosità, che a sua volta è funzione della temperatura che,a sua volta, a livello di gradiente di abbassamento, dipende dal tasso eruttivo.

Figura_2

Figura 2 : Dimensioni e volumi di corpi lavici a differente composizione. Le linee tratteggiate che si dipartono dall'origine degli assi rappresentano diversi valori di V/H. Le linee punteggiate forniscono valori indicativi di volumi di corpi lavici a base circolare di dimensioni ricavabili dai valori degli assi. (Walker, 1973, modificato). (dal sito www.ov.ingv.it).

La pendenza della superficie di scorrimento influenza la forma di una colata nel senso che quanto più ripido è il pendio, tanto più stretta sarà la colata, ma, in generale, la pendenza potrà avere maggiore influenza sulle caratteristiche del flusso, influenzandone le strutture superficiali. In generale, le colate laviche più estese hanno composizione basaltica e sono state eruttate da grandi fratture, lunghe decine o centinaia di km, sia in ambiente continentale (basalti dei plateaux) che sottomarino (basalti dei fondi oceanici). Le lave basiche eruttate da vulcani centrali hanno, invece, volumi molto più ridotti (< 0,5 km³) e coprono aree molto minori. Sostanzialmente possono essere distinti due tipi morfologici estremi di lave basiche: lave di tipo pahoehoe e lave di tipo AA.

Lave pahoehoe

Le lave a corda e quelle a budella sono un tipo particolare di queste lave: esse si formano quando la lava ancora fluida scorre al di sotto di una sottile crosta ancora plastica che si raggrinza e si piega formando creste sottili. Le corde sono generalmente convesse verso valle, ma possono anche essere allineate parallelamente alla direzione del flusso, soprattutto in prossimità dei margini laterali della colata (Fig. 3).

Figura_3

Figura 3: A destra:colata pahoehoe; A sinistra: lava pahoehoe a corda. La lava fluida scorre al di sotto di una sottile crosta ancora plastica che si raggrinza. (da “Terra pericolosa”- Barberi et al., 2006).

Le colate basiche inoltre scorrono spesso all’interno di canali i cui argini sono formati dal raffreddamento dei margini della lava al contatto con l’aria. Talvolta i due argini si saldano e si forma un tubo o tunnel e la lava scorre allora dentro una galleria dove la dispersione del calore è quasi nulla. Alla fine del tunnel la lava emerge nuovamente in superficie, da quella che si chiama bocca effimera, a temperatura e viscosità inalterate. I tunnel possono essere lunghi, anche più di 10 km, e allora la colata percorre distanze molto maggiori (Fig. 4).

Figura_4

Figura 4 :  Tunnel di lava pahoehoe (dal sito www.ov.ingv.it).

Lave AA

Nelle colate di tipo AA il fronte, estremamente irregolare e frastagliato, durante il lento movimento in avanti diventa via via più acclive, fino a collassare producendo grandi quantità di materiale autobrecciato, che viene sospinto in avanti dal corpo della colata in un'azione simile a quella di un bulldozer. La parte autobrecciata della lava spesso viene sormontata dal corpo della colata, sicché una lava di tipo AA si presenta come un doppio strato di scorie (talora saldate) con interposto uno strato di lava massiva (Fig. 5).

Figura_5

Figura  5:   A destra: colata AA. A sinistra: fronte di colata AA. (da “Terra pericolosa” Barberi et al.,2006).

In generale, le lave di tipo pahoehoe e quelle di tipo AA possono essere viste come gli estremi di una gamma piuttosto vasta e continua di tipi morfologici e, spesso, è possibile osservare in un unico flusso il passaggio dal primo tipo al secondo (ma mai il contrario), per aumentata acclività del substrato (e quindi velocità di flusso) o per raffreddamento e, in definitiva, aumento della viscosità. In ambiente subacqueo la formazione delle lave a cuscino (pillow lavas) può essere considerata il processo eruttivo più tipico per magmi a composizione basica. Le lave a pillow sono probabilmente le rocce vulcaniche più abbondanti sulla terra. I pillows si formano quando la lava, calda e ancora fluida, entra in contatto con grandi quantità d'acqua. La struttura risulta dalla protrusione di lobi allungati attraverso spaccature che si producono nel carapace, precedentemente formatosi per il subitaneo raffreddamento, delle digitazioni del flusso. La lava fluida fuoriesce da tali spaccature come pasta dentifricia spremuta dal tubetto, formando strutture globulari ed ellissoidali che, a loro volta, si spaccano generando nuovi pillows.

Infine, magmi a composizione più evoluta o “intermedia” (da andesitica a dacitica) danno luogo a colate caratterizzate da modesti volumi, alto rapporto d'aspetto,fronti ripidi e lunghezza in genere modesta. La loro superficie è tipicamente a blocchi separati l'uno dall'altro, con facce piane o lievemente arcuate che formano tra loro angoli diedri. Queste lave, caratterizzate da un elevato limite di plasticità, hanno scarsissima capacità di movimento,a causa dell’elevata viscosità del magma che ne impedisce il flusso, e tendono ad impilarsi al di sopra del centro di emissione, formando strutture tozze che prendono il nome di duomi vulcanici (di cui se ne parlerà in seguito); talvolta poi, il magma non raggiunge la superficie ma si arresta a bassissima profondità, deformando il terreno senza perforarlo formando quindi i cosiddetti criptoduomi o duomi intrusivi.

Eruzioni esplosive

Le eruzioni vulcaniche esplosive sono caratterizzate dall'immissione in atmosfera di un getto di gas, gocce di magma e particelle solide ad alta pressione, velocità e temperatura. Tale miscela è originata dalla "frammentazione" del magma liquido, associata alla decompressione rapida dei gas contenuti nel fluido  magmatico durante la risalita nel condotto vulcanico, dalla camera  magmatica in superficie. In condizioni ideali il magma si frammenta al momento in cui le bolle nella miscela occupano approssimativamente il 75% del volume. A partire da questo livello di frammentazione (Fig. 1), la miscela gas-particelle accelera fino a raggiungere i valori massimi all’uscita del condotto. Tale velocità è funzione della pressione di gas al livello di frammentazione che è a sua volta controllata dalla quantità e dalla natura dei volatili.

In particolare, se la frammentazione del magma è dovuta alla sola espansione esplosiva dei volatili contenuti nel magma, l'eruzione è detta magmatica. Se la frammentazione avviene con il contributo di acqua di origine esterna (acqua di falda o superficiale) che, venendo a contatto con il magma vaporizza espandendosi in maniera esplosiva, l'eruzione viene detta freatomagmatica. Nel caso in cui si abbia una esplosione dovuta alla sola vaporizzazione di acqua di falda, senza che in superficie vengano eruttati frammenti del magma che innesca l'esplosione, allora l'eruzione è definita freatica.

Classificazione delle eruzioni esplosive

L’attività vulcanica esplosiva può avere una scala temporale molto variabile. Lo stile di attività e il tipo di prodotti emessi possono cambiare nel giro di minuti, di giorni o di mesi nel corso dell’eruzione, in funzione di cambiamenti che possono riguardare la composizione del magma, la sua viscosità, la quantità di volatili, l’allargamento della bocca, l’ingresso di acqua nel condotto. Col termine di fase eruttiva si intende il perdurare più o meno lungo di uno stile eruttivo omogeneo ed essenzialmente continuo, seppure di intensità variabile. Vi sono eruzioni caratterizzate da una singola fase eruttiva, ma, per lo più, le eruzioni esplosive comprendono più fasi, siano esse ripetitive e intervallate da brevi periodi di stasi, oppure mutevoli per stile, energia e durata. Un’eruzione può quindi essere definita come l’insieme, cronologicamente ben definito, di più fasi eruttive. Quindi, in base al susseguirsi delle varie fasi eruttive e in base alla viscosità del magma possiamo così schematizzare, molto in generale, i vari tipi di eruzioni esplosive:

  • Attività effusiva dominante (magma fluidi e contenuto in acqua variabile)

         -   Eruzioni di tipo hawaiano

  • Attività effusiva prevalente ( magma meno fluido)

         -   Eruzioni di tipo stromboliano

  • Attività mista effusiva-esplosiva (magma viscoso e contenuto in volatili elevato)

         -  Eruzioni di tipo vulcanico

         -  Eruzioni pliniane e sub pliniane.

Eruzioni hawaiane e stromboliane

Queste eruzioni eiettano scorie e brandelli di magma relativamente fluido e sono spesso accompagnate dalla effusione di colate. Le eruzioni possono avvenire in un condotto centrale o da una fessura e portano spesso alla costruzione di coni di scorie, sciolte o saldate intorno alla bocca, con una distribuzione dei prodotti di caduta su superfici modeste. L’attività stromboliana può essere persistente e caratterizzare per decenni o secoli lo stesso centro eruttivo (come è appunto il caso dello Stromboli), ma in genere i coni stromboliani si formano nel corso di singole eruzioni di poche settimane o pochi mesi. L’attività tipica produce esplosioni discrete separate da brevi pause di durata variabile (da meno di un secondo a diverse ore), generate dallo scoppio di grosse bolle di gas che frantumano la superficie del magma. Per la realizzazione di queste condizioni è necessaria una moderata viscosità del magma che consenta la formazione di grosse bolle e la loro salita relativamente rapida. Se le esplosioni sono frequenti, ciascuna comporta la frammentazione e l’eiezione della pellicola di magma che costituiva l’involucro esterno della bolla, e il materiale emesso è costituito da lapilli e scorie. Se, tra un’esplosione e l’altra, vi è tempo sufficiente perché sulla superficie del magma possa formarsi una crosta degassata, allora l’esplosione della bolla (più violenta) porterà alla frammentazione anche di questa crosta (scorie e blocchi lavici più densi). L’energia dell’esplosione è legata alla sovrapressione di gas interna alla bolla (condizionata dalle dimensioni e dalle proprietà fisiche del magma) e la velocità iniziali di spinta del gas avranno valori massimi intorno ai 200 m/s, ma sono in genere inferiori, diminuiscono rapidamente e si azzerano ad altezze tra poche decine e 100-200 metri (Fig. 6).

Figura_6

Figura 6 :   Schema dell’attività stromboliana ( da  “Terra pericolosa”- Barberi et al., 2006)

L’attività hawaiana invece si manifesta con fontane di lava incandescente dovute allo zampillare più o meno continuo di magma dalla bocca, con la frammentazione del magma che si realizza nelle porzioni terminali del condotto. L’altezza delle fontane è generalmente inferiore ai 200 metri con velocità iniziali di qualche decina di m/s. i prodotti tipici sono grossi brandelli lavici molto fluidi che cadono intorno alla bocca dando spesso origine a coni di scorie saldati (Fig. 7).

Figura_7

Figura 7 :   Eruzioni hawaiane. A sinistra: i brandelli di lava rimangono fluidi fino all’impatto col suolo. A destra: fontana di lava alta circa 12 metri da una bocca del Puu Oo (Kilauea). (da “Terra pericolosa” – Barberi et al., 2006).

Eruzioni vulcaniane

Il termine vulcaniano fu coniato da Giuseppe Mercalli per descrivere l’eruzione verificatasi a Vulcano tra il 3 agosto 1888 e il 17 maggio 1890.

Queste eruzioni hanno magnitudo modesta o moderata e sono caratterizzate da una sequenza di eventi complessi di breve durata (secondi o minuti), con emissione di magma molto viscoso. Le esplosioni tipiche degli eventi vulcaniani producono eiezioni di blocchi lavici e bombe, violente onde d’urto atmosferiche e, spesso, surges piroclastici. Le esplosioni vulcaniane avvengono per la rapida decompressione fino alla violenta liberazione di un accumulo di gas (magmatici o di interazione con acqua) al di sotto di un “tappo rigido” di lava viscosa.

Eruzioni pliniane e subpliniane

Le eruzioni esplosive magmatiche caratterizzate da tassi eruttivi molto elevati cui si associano altissime colonne eruttive sostenute, da cui cadono imponenti quantità di frammenti piroclastici su centinaia o migliaia di km² sono dette pliniane. Il nome deriva da Plinio il Giovane che, in due lettere a Tacito, descrisse la morte dello zio Plinio il Vecchio (autore della famosa Naturalis Historia), comandante della flotta romana di Miseno durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei e le altre città circumvesuviane. Il tasso eruttivo delle eruzioni pliniane (intensità) varia da  a 10 kg/s; ugualmente di tre ordini di grandezza, da  a  tonnellate, varia la massa totale emessa (magnitudo). Nelle eruzioni pliniane, intensità e magnitudo sono positivamente correlate: ciò è dovuto al progressivo incremento del tasso eruttivo indotto dal progressivo aumento del diametro del condotto eroso dalla miscela in rapida risalita. I depositi di molte eruzioni pliniane mostrano la transizione da caduta a flusso, che è in genere attribuita al collasso (parziale o totale, finale o ricorrente) della colonna eruttiva. Esso può avvenire per aumento del tasso eruttivo oppure per la diminuzione della quantità di gas liberati. Al primo motivo è dovuta la messa in posto delle grandi colate piroclastiche delle eruzioni pliniane con tasso eruttivo superiore a 2  kg/s, mentre le oscillazioni del contenuto in volatili possono essere responsabili dei collassi connessi alle eruzioni pliniane di intensità e magnitudo minore (Fig. 8).

Figura_8

Figura 8A: la massa di materiale emesso (“magnitudo”) nel corso delle eruzioni pliniane mostra una correlazione positiva con il tasso eruttivo (“intensità”). La linea indica la relazione tra tasso eruttivo e massa emessa per un allargamento costante della bocca di 5 cm/min; B: variazione nel tempo del tasso eruttivo e della massa emessa con un raggio iniziale del condotto di 30 m. Col passare del tempo, in seguito all’erosione operata dalla miscela gas-particelle, il raggio si allarga con un tasso costante di 5 cm/min (Carey e Sigurdsson, 1989); C: una colonna pliniana convettiva (sostenuta), può collassare per aumento del tasso eruttivo dovuto all’allargamento della bocca (percorso 1: eruzione di grande magnitudo) o per impoverimento in volatili essolti della miscela convettiva con conseguente diminuzione della velocità di uscita (percorso 2: eruzioni pliniane di magnitudo medio bassa) (Wilson et al., 1978) (da “Terra pericolosa” – Barberi et al., 2006).

L’interazione esplosiva magma-acqua

Se durante un’eruzione il magma viene a contatto con l’acqua esterna, ad esempio perché la bocca eruttiva si apre sul fondo del mare o di un lago o il condotto eruttivo incontra un acquifero sotterraneo la cui pressione idrostatica è superiore a quella dei gas nel condotto, può avvenire una violenta interazione esplosiva con emissioni di nubi di vapore e frammenti di magma che aumenta significativamente la pericolosità dell’eruzione. il contatto con la massa caldissima produce la vaporizzazione istantanea ed esplosiva dell’acqua. Il processo è particolarmente efficace se il magma che entra in contatto con l’acqua è già primariamente frammentato, perché l’enorme superficie di contatto aumenta l’efficienza del trasferimento del calore necessario alla vaporizzazione dell’acqua. La violenta espansione del vapore frammenta ulteriormente il magma, pertanto queste eruzioni sono caratterizzate dall’emissione di materiale molto fine e sono dette idromagmatiche o freatomagmatiche a seconda se l’interazione è rispettivamente con acqua superficiale o profonda. Così , magmi che in condizioni “normali” avrebbero dato esplosioni hawaiane e stromboliane, interagendo con acqua superficiale (mare, lago), producono colonne di vapore e di cenere, ovvero le eruzioni surtseyane (dall’isola formatasi nel 1963 nel mare d’Islanda.) . In questi tipi di eruzioni l’accumulo delle ceneri intorno alla bocca porta alla formazione di coni e di anelli di cenere (tuff cones e tuff rings).

Nelle eruzioni pliniane l’interazione magma-acqua produce una fase violentemente esplosiva, detta freatopliniana, che avviene in genere verso la fine delle eruzioni quando la pressione dei gas magmatici nel condotto si riduce. La produzione di enormi quantitativi di vapore e la forte frammentazione del magma fanno sì che i depositi di queste eruzioni abbiano il massimo indice di frammentazione e un’enorme dispersione.

Nunzia Cristiano {jacomment on}

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