Climatologia
I Media e il “Riscaldamento Globale”: le domande da porsi per sviluppare il giusto senso critico!
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- Categoria principale: Scienze Naturali
- Categoria: Climatologia
- Pubblicato 10 Settembre 2013
- Scritto da Marco Iannucci
Con quest'articolo premetto che non intendo sfornare numeri, statistiche e grafici in abbondanza, anche se la scienza si fa con i dati. Con questo articolo intendo fare solo una cosa: invitare i lettori a riflettere sempre usando il proprio cervello e non quello di altri facendo proprio l'ipse dixit tanto in voga in tempi che non dovrebbero più appartenerci.
In genere diffido da studi entusiastici che dimostrano questa o quella verità con dovizia di tabelle, grafici e affermazioni pirotecniche senza in realtà dire nulla che non sia una conclusione che si vuole dare già nell'esordio dell'articolo.
Il motivo principale di questo mio rifiuto è uno: chi garantisce sull'attendibilità dei dati? Negli ultimi anni infatti abbiamo osservato con sbigottimento come le opposte fazioni di serristi e negazionisti abbiano sfornato risultati diametralmente opposti e conclusioni completamente arbitrarie. Com'è possibile ottenere risultati così diversi? È molto semplice.
C'è studio e studio, e la maggiorparte di questi non vengono condotti correttamente, o sono basati su un numero di dati troppo limitato, o peggio arrivano a conclusioni forzate. Ipotizziamo di essere dei serristi e di voler catturare l'attenzione dei media per ottenere un finanziamento che ci consenta di proseguire la nostra attività di ricerca. La prima cosa che preme a uno studioso è dimostrare che la propria ricerca stia conducendo a dei risultati. Dunque lo studioso in malafede invece di partire da una serie di condizioni da valutare in modo neutrale applica il procedimento opposto.
Parte dal risultato da dimostrare e cerca solo e soltanto quei dati che possano avallarlo. Facendo un esempio molto banale di procedimento scorretto potremmo prendere tutti i dati di temperature registrate al suolo negli ultimi 50 anni nelle varie stazioni meteo più o meno affidabili che abbiano funzionato ininterrottamente per tanti anni. Perverremmo all'inconfutabile risultato di uno spaventoso riscaldamento in atto.
Potremmo lanciare un allarme mediatico di una certa importanza. Estendere al futuro in modo lineare, anzi meglio esponenziale tale riscaldamento e avere nel giro di nemmeno un secolo calotte polari completamente disciolte e altri stravolgimenti. L'errore grossolano sarebbe stato quello di prendere nello studio delle stazioni che magari in 50 anni di attività sono passate dall'essere ubicate in zone rurali all'essere completamente urbane, e quindi soggette all'isola di calore formata di grandi distese di cemento, asfalto, traffico automobilistico e calore generato dagli impianti di climatizzazione domestica.
Quanti studiosi, che devono dimostrare un certo risultato, mossi da interessi più o meno nobili, non manipolano dunque i dati, approfittando dell'ignoranza diffusa nel campo della climatologia? Allora quali sono i migliori strumenti per informarsi? Di chi fidarsi? Occorre fidarsi solo di sé stessi. Vagliare più fonti possibili.
Verificare di persona dove e come sono stati presi i dati di un certo studio. Tutte queste informazioni non le troviamo praticamente mai negli studi belli e fatti che ci pervengono da riviste, dal web, o peggio ancora dalla televisione, in cui si arriva all'esasperazione dell' esemplificazione mediatica.
Quando avrete di fronte a uno studio sul clima che cambia, magari apparentemente chiaro e privo di terminologie artificiosamente complesse per nascondere qualcosa (il che è già una rarità), corredato magari da tabelle, grafici e conclusioni, prima di darlo per buono dovrete porvi queste domande in sintesi:
1) Chi ha condotto lo studio? Cosa fa e per chi lavora?
2) Esistono studi simili condotti da altri e a quali risultati sono pervenuti?
3) Le fonti dei dati utilizzati per le misure sono indicate? ( ad esempio sono indicate quali stazioni meteo sono state usate)?
4) Le fonti dei dati indicati sono reperibili? Posso verificare di persona la bontà dei dati documentandomi alla fonte?
5) La modalità di raccolta delle misure è logicamente correlata con le conclusioni dello studioso? (ad esempio potrebbero esser state utilizzate stazioni urbane affette da isola di calore ed estesi i risultati a livello globale arrivando alla conclusione di un riscaldamento globale invece che locale).
Vi accorgerete che ponendovi tutte queste domande sarà quasi sempre impossibile dimostrare la veridicità di uno studio. La scienza ci insegna che una legge deve essere falsificabile. Se non possiamo indagare con metodo scientifico siamo nello stesso campo del paranormale. Quello che posso dirvi di certo è che l'evidenza della natura e del mondo in cui viviamo è la continua trasformazione, e scienze come la Paleoclimatologia, lo studio dei fossili animali e vegetali, ci indicano che il clima non solo cambia, ma è sempre cambiato senza stare fermo un attimo.
Sappiamo che specie si sono adattate e trasformate ed altre si sono estinte. Sappiamo che l'uomo è tra le poche specie che ha colonizzato quasi tutti gli ambienti climatici terrestri. Studiare il clima e le tendenze climatiche è meno semplice di come molti studiosi vorrebbero far credere perché davvero troppe sono le variabili e davvero troppe di queste variabili ci sfuggono.
Non possediamo dati capillari di temperatura di tutti gli strati atmosferici, oceanici e terrestri. Non possediamo la capacità di prevedere l'attività solare con esattezza matematica. Non possediamo una serie di dati certi che vada abbastanza indietro nel passato, essendo la climatologia una scienza giovane.
Siamo vulnerabili e il principio di precauzione deve spingerci ad essere cauti nel nostro rapporto con l'ambiente che ci circonda verificando sempre i possibili impatti. Ma non beviamoci tuttavia tutte le affermazioni che sentiamo dai media e i luoghi comuni sul clima senza vagliarle, poiché il clima è l'effetto di interazioni tra Terra, Acque, Atmosfera, Viventi, Universo.
Lo studio che è riuscito a spiegare i dettagli di queste relazioni ancora non è stato realizzato, e qualora qualcuno un giorno lo proponesse, ricordatevi delle 5 domande da porvi.
Marco Iannucci
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