L'angolo del direttore
Differenze tra “divinazione sciamanica” e “valore consultivo” della meteorologia a lungo termine
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- Categoria: L'angolo del direttore
- Pubblicato 15 Aprile 2013
- Scritto da Luciano Serangeli
- Che ha la funzione e la facoltà di consigliare, di esprimere pareri, ma non di deliberare o decidere.
In queste poche parole che definiscono il "concetto di consultivo", c'è racchiusa tutta la saggezza e la prudenza con la quale corre l'obbligo per chicchessia, di avvicinarsi con atteggiamento prudente e ragionato a qualsivoglia tipo di scienza o interesse di varia natura, avendo chiaro che ciò che ci viene presentato non deve essere valutato come "inconfutabile", bensì come "ipotesi" elaborata in base alle "attuali conoscenze in materia".
In qualsiasi scienza, l'evoluzione continua delle conoscenze ha modificato, a volte anche sostanzialmente, quelli che fino a pochi anni prima erano dati come principi accertati e indiscutibili: i cosiddetti paradigmi.
Troppo spesso invece o per meglio dire praticamente sempre, non si ha coscienza da parte di chi si interessa a pubblicazioni relative alla meteorologia a lungo termine, che le stesse andrebbero "consultate" e valutate come ipotesi da confermare o eventualmente smentire nel futuro e non assunte come "verità assoluta" di tipo fideistico o come una "divinazione sciamanica".
Il compito classico dello sciamano è quello di viaggiare nella "realtà non ordinaria" per poter ottenere le risposte alle proprie domande e a quelle degli altri, "oltre i limiti del tempo-spazio".
Lo sciamano è un divinatore, ovvero vede passato e futuro.
D'altronde, come non mi stancherò mai di dire, la meteorologia è a tutt'oggi ancora una scienza sempre discutibile, alla quale nessun valore principale si può dare se non di natura "statistica e consuntiva".
Essa indaga cioè fatti già accaduti e catalogati ( archivi meteo-climatici ) e che proprio per questo hanno valore di "consuntivo". In base ad essi poi tenta di avere anche un compito "preventivo" riguardo agli accadimenti futuri, riscuotendo in quest'ultimo caso assai scarsi successi, ad eccezione del breve termine.
Ecco perchè andando oltre e inoltrandosi nel medio e lungo termine, se non si ha l'accortezza di dare puro e semplice valore "consultivo" a ciò che si osserva, si incorre nel rischio concreto di avvicinare le elaborazioni meteorologiche alle preveggenze tipiche delle divinazioni sciamaniche.
E' ampiamente documentato come quelli che dovrebbero essere gli "indicatori" di specifiche situazioni atmosferiche future, sono ancora tutti ampiamente oggetto di studi continui, mentre di molti di essi sono largamente sconosciuti i precisi meccanismi e le cause generanti.
Faccio ovviamente riferimento agli innumerevoli indici climatici cui si vorrebbero dare rigidi schemi evolutivi, oltre che alle dinamiche dell'alta Stratosfera, anch'essa assai poco coerente in molte occasioni sulle reali conseguenze apportate alla tenuta del Vortice Polare Troposferico.
Sovente infatti, a identici valori degli indici climatici, corrispondono situazioni atmosferiche diametralmente opposte o comunque molto distanti da quelle recitate nei princìpi guida degli stessi.
Montagne di pubblicazioni scientifiche, ove peraltro gli stessi autori dichiarano onestamente tutti i loro dubbi ancora irrisolti, costituiscono ad oggi un primo incerto passo di conoscenza frequentemente smentito dai fatti atmosferici reali.
A voler testimoniare gli esempi cronologicamente più recenti, basti pensare alla situazione termica verificatasi in alta Stratosfera nello scorso gennaio e a quella attualmente in atto, entrambe documentate dalle mappe di monitoraggio del NAM ( North Annular Mode - leggi qui la didattica ).
La prima situazione, corrispondente a un imponente Stratwarming e che ha fatto registrare il 17 di gennaio 2013 il ragguardevole valore negativo di -4.4 del NAM alla quota stratosferica di 10 hPa ( vedi illustrazione sottostante), avrebbe dovuto comportare "da manuale" imponenti scambi termici meridiani, con irruzioni di aria artica sino alle latitudini temperate, causate dalla destabilizzazione estrema del Vortice Polare Troposferico.
Nonostante la prolungata permanenza per ben 20 giorni ( dal 6 al 25 di gennaio ) del valore del NAM sotto la soglia critica dei -3.0, abbiamo assistito a incursioni artiche, peraltro protrattesi sino ad inizio aprile, ma unicamente a latitudini alte o medio alte, in quest'ultimo caso rappresentate dalle prolungate situazioni di emergenza di Polonia, Germania, Benelux e Isole Britanniche, dove la neve ha cessato di martoriare quei territori solo da pochi giorni.
Nel caso specifico del Mediterraneo e dell'Italia e quindi delle latitudini temperate, non abbiamo invece registrato alcuna irruzione artica da scambi termici meridiani.
Il nostro Paese ha difatti sperimentato un inverno straordinariamente in linea con la fama di essere "mite e piovoso", regalando numerose e a volte abbondanti nevicate in pianura esclusivamente alle regioni settentrionali, ove tuttavia esse hanno avuto luogo in condizioni termiche sempre assai prossime allo zero. Per l'appunto nemmeno al Nord si sono avute irruzioni fredde retrograde o meridiane, aventi come caratteristica temperature marcatamente sotto lo zero.
Ciò è stato possibile in quanto, come ben evidenziato dal cerchio azzurro nell'illustrazione, gli effetti dello Stratwarming non si sono propagati in maniera veloce e decisa sotto la quota dei 200 hPa, preservando così in parte la tenuta della struttura del Vortice Polare Troposferico, che non è mai stato scalzato del tutto dalle sue quote di appartenenza alle alte latitudini.
Di stampo opposto, ma pur sempre "incongruente rispetto alla norma didattica", è ciò che sembrerebbe ( e ribadisco sembrerebbe ) verificarsi attualmente in alta Stratosfera e che potete osservare nell'illustrazione sottostante.
Benchè il valore del NAM abbia raggiunto e superato dal 12 marzo 2013 e quindi da un mese, la soglia di stabilità di +1.5 alla quota stratosferica di 10 hPa, in "letteratura" corrispondente a un episodio di "Stratcooling" ( forte raffreddamento della Stratosfera ) che prepara la strada a una forte tenuta del Vortice Polare Troposferico, relegandolo stabilmente in sede artica e favorendo per contrapposizione avvezioni caldo umide che dalle zone subtropicali si portano prepotentemente verso nord, i maggiori centri di calcolo mondiale stanno emettendo previsioni stagionali inaspettate, in quanto improntate a un possibile debutto fresco e piovoso del primo mese meteorologicamente estivo, ovvero il mese di giugno.
Sempre secondo i suddetti calcoli, che possiamo vedere riportati nella diapositiva a seguire, ottenuta dal sito del Consorzio LAMMA e che potete consultare direttamente a questo indirizzo http://www.lamma.rete.toscana.it/meteo/previsioni-stagionali, fatta eccezione per aprile secondo il NCAR (National Center for Atmospheric Research) e per la seconda parte di maggio secondo CFS/NCEP (National Centers for Environmental Prediction), il trimestre preso in considerazione appare generalmente improntato a termiche per lo più in media o sotto media e precipitazioni in media o sopra la media.
Se così fosse o se così sarà, avremo un'ulteriore prova statistica di quanto detto ad inizio articolo.
Mai fidarsi dunque degli assunti assoluti in meteorologia e indagare il lungo termine con spirito semplicemente consultivo.
"Consultare" e prendere atto delle indicazioni di massima senza mai lasciarsi tentare dal credere ciecamente alle previsioni prospettate oltre i 5/7 giorni.
Sarebbe come voler leggere presagi mistici tra 4 ossa shakerate e sparse in terra da uno sciamano.
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