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L'angolo del direttore

Irruzione fredda artico-continentale con traiettoria settentrionale: effetti sul'Italia

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Irruzione fredda artico-continentale con traiettoria settentrionale: quali conseguenze e dove sull'Italia.

irruz sett eff itPer potere meglio comprendere questo articolo, vi consiglio la lettura del testo didattico sull'irruzione fredda artico-continentale con traiettoria settentrionale.

Vediamo ora nello specifico gli effetti precipitativi, zona per zona, che questo tipo di irruzione fredda apporta sul territorio italiano. Al di sotto della mappa grafica troverete le spiegazioni.

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Partiamo da un'occhiata d'insieme per entrare poi nello specifico.

Nella parte alta dell’illustrazione è evidenziato il flusso settentrionale freddo proveniente dalla Russia europea e che ha avuto la sua genesi in territorio siberiano (traiettorie azzurre). Nella parte bassa, il flusso mite atlantico (traiettorie gialle).

Consideriamo innanzitutto che stiamo prendendo in esame la situazione nella quale, aria medio atlantica di tipo mite, transitando dal bacino del Mediterraneo, affluisce sulla nostra Penisola a causa del cedimento della parte mediana dell’anticiclone di blocco atlantico, determinato quest'ultimo, dalla potente spinta verso ovest, in pieno oceano, dell’irruzione fredda proveniente dall'Est del continente euroasiatico.

­­­Riferendoci a quanto appena detto, sono due i fattori primari, entrambi di natura termica, che sono alla base dello sviluppo della principale figura barica apportatrice di maltempo esteso sull'intero Stivale.

- Aria mite, proveniente dall'Oceano Atlantico, classificata in meteorologia come marittima polare calda (mPW-maritime polar warm), che muove da ovest verso est (flusso zonale) nel Mediterraneo.

 - Aria fredda, proveniente dalla Siberia, classificata in meteorologia come continentale artica fredda (cAK-continental artic cold), dagli addetti comunemente definita artico-continentale, che procede da est verso ovest (moto retrogrado) sull'Europa Settentrionale.

L'aria fredda presente a nord delle Alpi, transitando attraverso il varco naturale costituito dalla Valle del Rodano, affluisce nel Mediterraneo e procedendo verso sud si scontra con l'aria temperata di origine atlantica, attivando per risposta, lungo la linea di confluenza delle due masse d'aria a contrapposta componente termica, un flusso meridiano caldo, ovvero il richiamo di aria molto temperata lungo i meridiani, che dall'entroterra africano, procede per risposta in senso inverso, ovvero da sud verso nord, rispetto all'aria fredda in arrivo dall'Europa da cui è stata scalzata.

Dai due flussi opposti, a ovest quello freddo che procede da nord verso sud e ad est quello caldo che muove da sud verso nord, si attiva il moto antiorario delle correnti in quota, che danno vita alla vorticità ciclonica da cui è generata l'area di Bassa Pressione sul Mar Tirreno.

Dalla zona di Bassa Pressione, evidenziata nell'illustrazione con la B tra la Sardegna e la Corsica, si diparte quella che viene definita curva ciclonica ascendente orientale o ramo ascendente orientale, che nelle perturbazioni rappresenta la zona della depressione caratterizzata dai maggiori fenomeni precipitativi.

A prevalere sul lato tirrenico è l'opera di mitigazione termica, apportata alle coste sopra vento da parte dei venti meridionali attivi sul ramo ascendente orientale della perturbazione. Qui, sia in quota che al suolo, le correnti provengono dai quadranti meridionali.

Tali correnti miti hanno modo di transitare anche sul lato adriatico, sempre ad opera del ramo ascendente della perturbazione. Ciò è reso possibile dalla scarsa elevazione di parte dell'Appennino Meridionale, che agevola il passaggio del flusso temperato dalla costa occidentale a quella orientale del Paese.

Lo stesso flusso temperato in quota, proseguendo il suo cammino verso nord, arriva ad impattare l'aria fredda presente sull'area balcanica e a sospingerla, grazie alla rotazione ciclonica antioraria, in direzione della Pianura Padana e del Mar Adriatico, attraverso la Porta della Bora.

A chiudere il cerchio della circolazione antioraria che caratterizza le basse pressioni, è la curva ciclonica occidentale discendente già menzionata in precedenza, ovvero il flusso freddo in uscita dalla Valle del Rodano.

Ma passiamo ora ad analizzare la tipologia precipitativa sulle varie zone del nostro Paese e quali siano i condizionamenti orografici alla propagazione dei fenomeni su alcuni territori.

Per rendere la cosa più agevole, pubblicherò nuovamente sul lato destro della pagina la mappa grafica dei fenomeni che vi invito a cliccare per una visione ottimale.

In questo contesto generale di maltempo diffuso, possiamo distinguere due zone climatiche con fenomeni meteorologici assai differenti: il lato orientale adriatico e quello occidentale tirrenico della Penisola.

Partiamo dal primo.

irruz sett eff itIl flusso temperato, veicolato sul Mar Adriatico da una delle curve cicloniche ascendenti orientali, innesca contrasti termici netti con quello freddo penetrato sullo stesso bacino dalla Porta della Bora, dando vita a una forte instabilità atmosferica.

I corpi nuvolosi, generati dal campo depressionario formatosi in alto Adriatico (vedi illustrazione) per il contrasto tra le miti temperature delle acque marine di superficie e il flusso freddo settentrionale in quota, portano nevicate sino al piano sull'intero Nordest, dal Friuli Venezia Giulia, passando per il Veneto, sino alle coste romagnole.

Lo stesso vortice di bassa pressione spinge impulsi di aria instabile anche verso est, all'interno della Pianura Padana.

Spesso però, a causa del moto delle perturbazioni associate al minimo barico, che muove da nordest verso sudovest e che tende a scivolare lungo le coste adriatiche, ad essere maggiormente interessate dai fenomeni nevosi, risultano essere, come detto in precedenza, la Romagna in primo luogo e parte dell'Emilia orientale.

Le restanti zone padane, pur se interessate da temperature molto basse, risentono di una scarsa probabilità di precipitazioni nevose a causa della mancanza di copertura nuvolosa, essendo esse molto distanti dal minimo barico situato sul Mare Adriatico.

tirreno adriatico stauClicca ed espandiUna particolare menzione, la meritano le regioni del medio versante Adriatico, ovvero Marche, Abruzzo e Molise.

Qui, una volta giunto il minimo barico presente in precedenza sull'Adriatico Settentrionale, le formazioni nuvolose sospinte dall'aria fredda proveniente da nordest, si addossano alle alte vette del versante orientale dell'Appennino senza poterlo valicare, a causa di quello che con termine tedesco viene detto effetto Stau, equivalente in italiano a effetto Stop.

In queste condizioni, le basse temperature presenti al suolo, associate all'estesa e permanente nuvolosità, danno luogo a frequenti e intensi fenomeni nevosi, con accumuli spesso molto elevati nell'interno e neve che arriva non di rado sin sulle coste.

L'Umbria, anche se non situata sul versante adriatico, risulta spesso coinvolta da intense nevicate, grazie all'aria fredda di provenienza nordorientale e ai corpi nuvolosi, in grado di oltrepassare le vette non elevatissime delle vicine Marche, per approdare sulla regione.

Completamente diverso il discorso, rispetto a quello adriatico, per quanto riguarda il versante tirrenico.

genova tramontana scuraClicca ed espandiPartiamo dalla particolarità rappresentata da alcune zone della Liguria, tra cui la provincia di Genova e quella di Savona, che risentono degli effetti dell'aria fredda proveniente dalla Val Padana attraverso i bassi valichi appenninici come quello dei Giovi, quello del Turchino, e il Colle di Cadibona. Il vento che attiva questo travaso di aria fredda tra Piemonte e Liguria, se in un contesto nuvoloso e quindi favorevole alla neve, è conosciuto col nome di tramontana scura.

A causa di questa particolare morfologia del territorio e del vento freddo che essa è in grado di attivare in particolari condizioni, come quella che stiamo prendendo in esame, su questi territori tirrenici possiamo assistere a precipitazioni nevose sin sulla costa.

L'alta Toscana orientale, anche se più sporadicamente a causa della diretta esposizione alle correnti temperate meridionali, può essere anch'essa coinvolta da nevicate prossime al piano, quando i fenomeni nevosi sui crinali di confine con Marche e Romagna sono particolarmente intensi.

tirreno adriatico stauClicca ed espandiIl medio Tirreno e nella fattispecie la pianura romana, risentono di due fattori mitiganti. Il primo è dato dall'esposizione totale alle correnti miti provenienti dall'Africa, mentre il secondo è costituito dalla protezione appenninica orientale (alle spalle dell'Agro Romano) e da quella preappenninica, sia settentrionale che meridionale, che ne fanno una conca impenetrabile.

Scendendo verso il Tirreno Meridionale, la protezione del versante tirrenico da parte dell'Appennino va scemando, visto il progressivo abbassarsi della dorsale montuosa.

Rimane ugualmente protetta, anche se in minor misura rispetto a Roma, la zona di Napoli.

Spesso visitata dalla neve è invece la provincia di Salerno, proprio a causa della scarsa elevazione delle sue cime appenniniche, che non riescono a proteggerla in maniera adeguata, dai freddi venti orientali di grecale provenienti dal versante Adriatico.

In questo caso, come anche in quello riferito a Napoli, stiamo ovviamente prendendo in esame il contesto in cui il vortice ciclonico freddo, partito dall'alto Adriatico, abbia raggiunto il medio-basso Adriatico.

Spingendoci ancora più a sud, oltre all'esposizione ai venti miti africani entra in gioco la latitudine e le probabilità di vedere la neve al piano diventano praticamente nulle.

neve murge materaClicca ed espandiCaso a parte costituiscono dal lato orientale della Penisola il Salento e la Basilicata, non protetti dalla dorsale appenninica ed esposti per questo direttamente ai gelidi venti di Grecale provenienti dalla Penisola Balcanica, che non incontrano impedimenti orografici al loro passaggio. Ciò e spesso causa di nevicate lungo il poco elevato Altopiano delle Murge e della propagazione di freddo e nuvolosità verso Matera e Potenza. Anche in questo caso parliamo di uno scenario possibile solo con il vortice ciclonico freddo posizionata sul medio-basso Adriatico.

Ultima particolarità meteo climatica è data da Sardegna e Corsica.

Le due isole, a differenza del lato occidentale del medio Tirreno, non risentono della copertura orografica da parte dell'Appennino. Difatti, l'aria fredda, che saltando le vette dell'Appennino non interessa direttamente le zone immediatamente sottovento in territorio tirrenico, va a ricadere in pieno Tirreno, propagandosi verso ovest e generando per contrasto termico con l'aria mite africana di richiamo, corpi nuvolosi a se stanti. Questi ultimi sono in gradi di apportare precipitazioni nevose sui versanti esposti e cioè quelli orientali di Corsica e Sardegna.

Nel prossimo articolo illustrerò altre tipologie di irruzione fredda che interessano o possono interessare statisticamente il nostro Paese.

Luciano Serangeli mpi end

Luciano Serangeli

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