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Didattica figure atmosferiche

L'Anticiclone Russo Siberiano

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russia_siberia( Questo articolo e’ in parte integrato da brani tratti dal web, adattati e rielaborati )

Con il nome di Anticiclone Russo-Siberiano si indica, in meteorologia e climatologia, una figura di alta pressione termica di natura artico-continentale, che si origina nella stagione invernale nella zona compresa tra Russia europea, Siberia e Mongolia.

La sua genesi è da ricercarsi nel fortissimo raffreddamento subito in inverno da queste terre, data la lontananza dai mari e la scarsissima insolazione (l'intera zona è situata a latitudini piuttosto settentrionali). Con l'arrivo della primavera le condizioni favorevoli alla sua persistenza vengono a mancare, provocando la sua dissoluzione e la sua sostituzione con figure di bassa pressione.

Questa figura anticiclonica
determina in maniera preponderante il tempo invernale in una vastissima area del continente eurasiatico.

Oltre alle zone direttamente interessate,
influisce costantemente su tutto l'estremo oriente asiatico (fino a latitudini molto basse) e, più raramente, sull'Europa (specialmente quella orientale) portando tempo molto freddo e generalmente secco.

Dove le masse d'aria fredda incontrano ostacoli si hanno invece abbondanti nevicate
.

I record mondiali di pressione e di temperature minime
si riscontrano nelle zone interessate da questa figura pressoria.

L'attuale
record pressorio fu osservato in Mongolia il 18 dicembre 2001, quando si toccarono i 1.085,6 hPa, mentre il primato del freddo è conteso fra le località jacute di Verchojansk e Ojmjakon, dove il termometro può sprofondare fino a temperature ben inferiori ai 60 °C sotto lo zero, anche se la reale entità dei record raggiunti è controversa.

L’Anticiclone Russo-Siberiano è la figura termica per antonomasia
.

Si genera in autunno (fra ottobre e novembre)
nelle steppe siberiane più interne del continente asiatico, dove già in quel periodo la temperatura durante il giorno rimane di molti gradi al di sotto dello zero.

Nel corso dell’autunno, infatti, la
durata sempre più breve delle ore di luce, accompagnata dall’effetto albedo per il suolo innevato, determina un calo termico continuo su tutta la Siberia.

L’aria fredda
ha quindi modo di stagnare giorno dopo giorno e, poiché molto densa, determina un incremento di pressione limitato ai primi metri dell’atmosfera. Gli studiosi parlano a tal proposito di freddo pellicolare.

Il
peso dell’aria fredda favorisce la nascita di questa figura così maestosa, duratura e stabile nella sua posizione, e la mantiene fino a primavera inoltrata, portando gelo secco agli abitanti della Siberia.

Come tutti gli anticicloni termici la sua struttura si sviluppa fra il suolo ed i 2-3 km di quota
, mentre più in alto è presente una struttura di bassa pressione o (più abitualmente) una "palude barica" (un’area molto vasta dove la pressione è livellata sugli stessi valori ovunque).

In alcune occasioni, a seconda del movimento delle depressioni atlantiche alle medie latitudini,
parte di quest’aria fredda può "traboccare" oltre gli Urali, portando alla formazione di una cellula anticiclonica termica fra la Scandinavia e la Russia Bianca.

Se oltretutto questo traboccamento avviene con violenza e rapidità,
la spinta verso ovest può essere talmente intensa da permettere all’aria gelida di arrivare fin verso il Mediterraneo.

In queste occasioni si genera il
vento denominato "Burian", che ci ha fatto visita per l’ultima volta il 26 dicembre 1996 quando le temperature sono crollate sotto lo zero anche nelle ore più calde un po’ su tutto il centro-nord Italia.

In quella occasione l’aria fredda arrivò addirittura a sfociare fin sull’Atlantico, dove bloccò le perturbazioni, le portò ad occludersi e le costrinse ad aggirare l’anticiclone che si era formato.


Da quel momento però il nostro
"Orso" (così viene chiamato dagli addetti ai lavori) non è più apparso sulla scena europea, e questo ha lasciato perplessi molti meteorologi, in quanto mediamente almeno una volta l’anno arrivava a far visita al Mediterraneo.

I motivi della sua latitanza non sono ancora stati individuati con precisione, ma chi studia il suo comportamento ha studiato alcuni fattori possibili, tutti a livello climatico ovviamente.


Ad esempio fra le varie cause ci potrebbe essere un
rallentamento della Corrente del Golfo, un’azione indiretta derivante da episodi molto intensi diEl Nino e così via.

Questi fenomeni infatti
agiscono direttamente sulla formazione e la disposizione delle depressioni atlantiche sullo scacchiere europeo, quindi indirettamente potrebbero anche portare ad una mancata formazione della cellula termica (figlia dell'anticiclone siberiano) ad ovest degli Urali.

A quale
tipo di Anticiclone facciamo riferimento quando parliamo dell'Anticiclone Russo Siberiano?

In climatologia se ne distinguono principalmente due categorie: gli
anticicloni termici e gli anticicloni dinamici.

L'Anticiclone Russo Siberiano
fa' parte della prima categoria e cioe' degli anticicloni termici.

Gli anticicloni termici, a loro volta, possono essere a ciclo giornaliero o a ciclo stagionale
.

In quest’ultima categoria rientra
l’anticiclone Euro–Asiatico, la cui propaggine, che di tanto in tanto viene “a farci visita“, è da noi conosciuta come "Orso Russo".

La sua comparsa sulle carte meteorologiche relative al continente Europeo è evidenziata dalla comparsa di
un cuneo di alta pressione che pare sfondare il muro costituito dalla catena dei monti Urali, generalmente in corrispondenza del 50° parallelo Nord.

Una volta consolidato, l’anticiclone Siberiano può rimanere stazionario
sull’Asia oppure guadagnare terreno verso l’Europa, se il mite flusso oceanico (atlantico) non è molto intenso.

La
configurazione barica a cuneo fa sì che le perturbazioni inserite nel flusso delle correnti occidentali, una volta giunte sull’Europa Centrale vengano deviate verso latitudini molto elevate (Scandinavia) oppure siano costrette a entrare nel Mediterraneo occidentale portando ad un’accentuata ciclogenicità (diffuso maltempo con piogge e nevicate estese e persistenti).

E qui' sotto la meteo cronaca.


17°C sotto zero a Bologna, 13°C sotto zero a Pescara
.

Ecco di cosa è capace l’ orso quando si affaccia sull’Europa. I dati sopra citati si riferiscono al
gennaio 1979 quando una vera e propria invasione di aria gelida asiatica ha sconfinato sul Vecchio Continente, facendolo piombare nel gelo.

Nel dicembre 1963
avvenne qualcosa di analogo sebbene non si trattasse di un anticiclone termico bensì ibrido: tra il 13 e il 17 dicembre caddero ben 58 cm di neve a Bologna e l'accumulo totale mensile fu di 101 cm.

Nel successivo gennaio ad
Anzola dell’Emilia (BO) si toccarono i -16.4°C con 31 giorni di gelo e ben 12 di ghiaccio.

La media delle temperature minime fu di -7.9°C, la media delle temperature massime di +1.2°C, valori consoni alla Polonia più che alla mite Italia.


Quanto avvenne nel
febbraio del 1956 è ormai scritto a carattere indelebile nella storia della meteorologia. Anche in quel caso il contributo dell'alta pressione termica sulla Russia fu determinante.

Ricordiamo i -22°C di Torino, -14.6°C a Trieste, -6°C a Genova, +1.2°C a Palermo.


Il 10 febbraio caddero 28 cm di neve a Torino e tra l'11 e il 12 febbraio accumuli di 40 cm sull’Emilia Romagna. La dama bianca avvolse anche la capitale con uno spessore di 10 cm circa.


L'evento più significativo, tuttavia, resta quello del
febbraio 1929: si pattina a Londra, sul Tamigi ghiacciato, sul Golfo di Sebenico, in Croazia, ghiaccio' il mare.

L'Italia venne  invasa dalla morsa del gelo e dalla neve da Nord a Sud come non è mai più accaduto.

Oltre
70 cm di neve a Udine con una temperatura minima di -24°C; a Venezia neve incessante per diversi giorni con temperature che toccarono i -12°C e la Laguna ghiaccio' completamente.

La neve ricopri' la mite
Sarzana (SP) con uno spessore di 30 cm.

Rimini
fu letteralmente sepolta da 120 cm di neve, fatto eccezionale che ha ispirato anche il maestro del cinema Federico Fellini nel film Amarcord.

L'ultimo vero “orso”
che ha interessato l'Italia risale al febbraio 1991 al gennaio 1993 e al dicembre 1996 con effetti molto piu' limitati rispetto a quelli gia' citati.

Negli ultimi anni
questa figura barica è assolutamente latitante in Europa e, in alcuni inverni, fatica a strutturarsi persino sulla Siberia orientale, il luogo dal clima più continentale dell'intero emisfero boreale.

Le cause sono molteplici
e ancora da definire nella loro interezza. Certamente non tanto per l'incremento termico avvenuto a partire dagli anni '80 quanto per una mutata dinamica atmosferica.

In primo luogo
negli ultimi anni precedenti al 2008, il Vortice Polare ha subito una forte contrazione ed è stato relegato a latitudini sempre più settentrionali. In questo modo l'aria freddissima in quota non riusciva più a penetrare in maniera decisa sulla Siberia inibendo anche il raffreddamento al suolo.

Anche quando
l’orso arrivava a impossessarsi della Siberia, difficilmente riusciva a valicare gli Urali, poiché il mite flusso occidentale oceanico, relegato a latitudini molto più settentrionali del solito e che interessavano anche quelle zone, lo contrastava fortemente rispetto ai decenni precedenti

Le correnti occidentali più calde e maggiormente dinamiche, impedivano all'aria fredda di avanzare ulteriormente verso ponente.


Va inoltre considerato che spesse volte
l'Anticiclone delle Azzorre tendeva a distendersi lungo i paralleli sull'Oceano Atlantico, determinando ampie zone depressionarie sul Mare del Nord e sulla penisola Scandinava che instaurano forti correnti occidentali in grado di respingere l'aria fredda molto a levante.

Da un paio di anni stiamo assistendo a un’inversione di tendenza di questo fenomeno e alla ricomparsa degli anticicloni di blocco in Atlantico, che ostacolando la propagazione delle correnti oceaniche verso est, favoriscono la normale propagazione verso ovest dell’Orso Siberiano, accreditato fortemente di nuove stagioni da protagonista.

Luciano Serangeli

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